Perché il mio ragazzo non studia?

Inviata da Eleonora · 21 lug 2014 Orientamento scolastico

Salve,
mi rivolgo a voi perché mi trovo in una situazione da cui non so come uscire. Il mio ragazzo frequenta un corso di laurea triennale in scienze motorie (scelto da lui e in nessun modo imposto). Questo è il sesto anno di iscrizione, ciò significa che è fuori corso di ben tre anni. Lo studio è l'ultimo dei suoi interessi e preoccupazioni, infatti lavora in una palestra tre giorni a settimana e allena una squadra di calcio di bambini due volte a settimana. Tutto questo non gli precluderebbe il tempo per lo studio in quanto, se volesse, avrebbe le mattine e il primo pomeriggio liberi. Il fatto è che la sera sta fuori fino alle due del mattino per poi alzarsi a mezzogiorno. Ogni volta che provo anche solo ad iniziare il discorso università finiamo per litigare perché lui mi dice che lo sto "pressando".
Dall'inizio della nostra storia conosco la sua famiglia perciò vedo ogni giorno l'atteggiamento dei genitori nei suoi confronti. Sua madre lo riprende in continuazione sia per il discorso studio, ma soprattutto perché fuma tanto. Quello che vedo io, però, è una lamentela continua di sua madre che ormai gli scivola addosso. Infatti quando lei attacca con le frecciatine e le occhiatacce al figlio, lui guarda altrove e fa finta di non sentire. Suo padre, invece, quando sente la madre riprendere il figlio, si accoda e ripete quello che lei dice fino a quando lei stessa non lo zittisce.
È una situazione complicata da spiegare, ma ho cercato di essere quanto più dettagliata possibile. Quello che vorrei fare è parlare con la madre del mio ragazzo. Le vorrei dire che solo lei può decidere di chiudere la porta di casa dopo una certa ora e lasciarlo fuori se torna tardi, oppure svegliarlo alla mattina presto per studiare. E soprattutto solo lei può decidere di tagliargli i viveri e lasciare che sia lui a provvedere a se stesso con i soldi che guadagna al lavoro, dato che è abituato a spenderli tutti in sigarette e benzina ( e anche in alcune scommesse di calcio). Credo che solo agendo sulle cose che lui ritiene importanti si riesca a dargli una scossa. Il problema è che non trovo le parole per dire tutto ciò senza sembrare di volermi intromettere nell'educazione del figlio, che ormai dovrebbe essere un percorso finito ( lui ha 25anni).
Senza voler fare un paragone in termini di migliore/peggiore educazione, penso ai miei genitori. Io mi sono laureata nei tre anni precisi ed in questo arco di tempo ho sentito la pressione continua dei miei genitori, che tante volte mi facevano cadere l'autostima a zero ma che in questo modo mi hanno spronata. Aggiungo anche che io stessa ho sempre avuto un forte e talvolta opprimente senso del dovere, probabilmente perché venendo da una famiglia umile di operai come la mia, so il sacrificio che è costata l'università ai miei. Cosa che non succede al mio ragazzo, che proviene da una famiglia benestante.
Infine, vorrei chiedere il vostro aiuto per sapere come posso fare a ribaltare l'ordine delle sue priorità, a fargli capire che non si può vivere alla giornata e senza un obiettivo nella vita. Vorrei tanto fargli capire che prendo molto sul serio l'idea di un futuro insieme e che già adesso io metto da parte per poter realizzare un giorno i miei progetti.
Lo amo tanto, come adoro la sua famiglia, che mi ha accolta come fossi una figlia.
Mi scuso per essere stata così prolissa, spero possiate aiutarmi.
Infinite grazie

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Miglior risposta 11 SET 2014

Cara Eleonora, la situazione che ci presenti è abbastanza semplice vista da fuori.
I genitori abbaiano molto, ma concretamente non intervengono e di questo il tuo ragazzo riesce ad approfittare senza alcun problema.
Punto università: tu gli hai mai proposto di togliere del tutto l'iscrizione? Se non vuole dare gli esami, per quale motivo dovrebbe rimanere iscritto, buttando al contempo del denaro?
Punto genitori: stai molto attenta a non entrare in dinamiche che potrebbero risultare pericolose, come quella di sostituirti alla madre nel processo educativo del figlio. Cerca di stare il più possibile esterna alla cosa, ma valuta anche di avere un confronto con la madre di lui, non tanto per darle dei suggerimenti, ma per capire che visione ha della situazione.
Di sicuro il fatto che tu abbia uno spiccato senso del dovere, ti ha concesso di ottenere risultati in poco tempo, ma non commettere l'errore, mai, di paragonare le due situazioni: due famiglie diverse, due mondi diversi e due persone diverse.
Ultima domanda da parte mia: tu hai mai provato a chiedergli cosa gli piace fare? Oltre a fumare e a divertirsi beninteso.
Intanto buona serata e siamo a disposizione qualora tu voglia chiederci altro.

AllenaMente Società Cooperativa Sociale Psicologo a Vicenza

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