Buon pomeriggio.
Quando un terapeuta inizia un percorso di sedute con un nuovo paziente, si potrebbe sentire infastidito nel sentir parlare il paziente come se si fosse già auto-analizzato? (o auto-diagnosticato un disturbo)
Mi spiego meglio con un esempio: mettiamo caso che il paziente ha la consapevolezza di soffrire di un disturbo di ansia e di depressione pur non avendo mai fatto un percorso terapeutico in passato; alla domanda del terapeuta su quale siano i problemi, gli risponde di soffrire di ansia e di possibile depressione.
Il terapeuta lo troverebbe offensivo? Preferirebbe sentir raccontare dal paziente quali sintomi percepisce, piuttosto che il nome definitivo del disturbo? Lo troverebbe azzardato, come paziente? Inappropriato?
Può sembrare una domanda priva di senso ma per me ha importanza, a causa di brutte esperienze passate dove mi son sentita guardare come una squilibrata poichè lamentavo di avere un problema di cui già conoscevo il nome. La sensazione di disagio che ho provato mi ha segnata così tanto che ora ho il terrore di parlare dei miei disagi con un professionista, per paura di essere giudicata male o di essere incompresa.
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30 AGO 2019
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Gentile Silvia,
un bravo terapeuta non è infastidito dalle convinzioni vere o false del paziente essendo dotato di buona tolleranza che del resto è necessaria alla costruzione del rapporto di fiducia e alleanza terapeutica.
Ovviamente, con gradualità cercherà di ottenere che il paziente modifichi certi suoi postulati disfunzionali e dovrà impegnarsi molto quando gli capita qualche paziente "impermeabile" che magari parla molto e ascolta poco.
Pertanto, lei può tranquillamente contattare qualche altro professionista più attento ed empatico nei confronti dei pazienti.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno)..
29 AGO 2019
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Silvia, nessun terapeuta troverebbe offensivo ciò che lei ha da comunicare per il semplice fatto che ogni cosa detta è utile per creare quel rapporto di fiducia necessario ad una buona alleanza terapeutica. Successivamente sarà compito del terapeuta farla sentire accolta e compresa. Ci saranno approfondimenti che creeranno una linea terapeutica in modo da aumentare esponenzialmente la sua ripresa.
29 AGO 2019
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Cara Silvia,
Non penso che nessun bravo terapeuta la giudichi o si senta infastidito dal fatto che lei dichiari di avere un determinato disturbo (anche se autodiagnosticato), in realtà non è raro che i clienti arrivino già con una autodiagnosi. Però, molto sicuramente il terapeuta non si fermerà a questo e li chiederà di approfondire su come è arrivata alla conclusione di avere tali disturbi, quindi ai sintomi, tutto ciò per aiutarla a confermare o disconfermare tali affermazioni, per capire meglio la sua situazione e per trovare un modo in cui lei possa gestire al meglio la sua condizione e il suo disagio.
Per ulteriori domande non dubiti a contattarmi.
Un cordiale saluto
Dott.ssa P.Dorado, psicologa di famiglia e di coppia (Como)
29 AGO 2019
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
La risposta è no, lo psicologo non si sentirà infastidito dal fatto che lei gli avrà dato degli elementi di autodiagnosi. Non tema il giudizio, il nostro lavoro è aiutare anche grazie agli spunti del paziente, senza nessun giudizio o critica. A disposizione. Dott.ssa Masserdotti Giulia