Cosa si deve fare per "convincere" una moglie con diagnosi datata di soggetto bipolare che rifiuta ogni cura e addirittura un colloquio insieme per mediare le situazioni di conflitto per ogni inezia a intraprendere un percorso di cura. Perché ho già contattato il 118 una volta e la psichiatra ha smentito la diagnosi precedente, dicendomi che dal colloquio non evidenziava i tratti di una persona bipolare.
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10 GEN 2023
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Buongiorno,
Grazie per quello che ha scritto qui , che di sicuro le sta causando sofferenza.
Non conosco sua moglie e quindi non posso dirle nulla in merito a nessuna diagnosi sulla sua metà .
Posso dirle però , che noi possiamo fare molto per noi stessi , e possismo cambiare noi stessi e il modo in cui reagiamo agli altri ogni giorno .
Il desiderio di cambiare gli altri , è comprensibile , ma la prima cosa è riuscire a comprendere noi stessi .
Ogni problema ci conduce ad una soluzione e ad una nuova forma .
28 GEN 2023
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Buona sera
Grazie innanzitutto per aver condiviso qualcosa di così delicato qui con noi.
Non conoscendo sua moglie ne i sintomi che presenta, non si può fare diagnosi in questo momento.
Bisognerebbe fare dei passi indietro e capire, in che contesto, in quale momento e da chi sua moglie ha ricevuto questa diagnosi. Quando compaiono i primi sintomi?
Successivamente, in merito all'aiuto che vuole dare a sua moglie, la richiesta di quest'ultima qual é? E soprattutto per quali aspetti vuole aiutarla, che sintomi riporta?
Un anamnesi è la cosa fondamentale dal quale partire per capire di che tipo di aiuta necessita sia lei che la moglie, per il quale possiamo essere utile qui noi oggi.
10 GEN 2023
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Buonasera e grazie per averci parlato della sua situazione. Penso che la diagnosi dell'ultima psichiatra, indipendentemente dalla correttezza, non sia così rilevante ai fini di giustificare un trattamento psicologico. La sofferenza è sofferenza e, in quanto tale, non necessita che le venga dato un nome perché debba essere presa un considerazione. Temo che l'unica cosa che possa fare sia di spiegare nuovamente a sua moglie l'importanza di intraprendere un percorso, per il bene di entrambi. Ovviamente potrebbe essere utile anche per lei, che mi pare di capire si stia trovando in situazione complessa, ritagliarsi uno spazio di ascolto in cui dare sfogo al suo sentire e, magari, dare un esempio pratico alla sua compagna. Sperando di esserle stato utile, la saluto. Dott. Andrea Brumana
10 GEN 2023
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Buongiorno,
Dal suo racconto parrebbe proprio che sua moglie una scelta l’abbia già presa, quella di non farsi aiutare. Seppur dolorosa, resta pur sempre una scelta. Ora forse valuterei un percorso dove lei rifletta un po’ sui suoi vissuti per prendere la sua di scelta, che dipenda dal suo volere senza convincere qualcuno a fare qualcosa che non vuole fare. Anche lei ha le sue fatiche che meritano ascolto
Se avesse bisogno, resto a disposizione
Dottoressa Autelli
10 GEN 2023
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Gentilissimo,
"convincere una persona" a farsi aiutare è sempre una questione spinosa.
Anche assumendo la possibilità di convincere qualcuno a intraprendere un percorso di cura, la mancanza di motivazione della persona in questione, potrebbe rendere l'intervento poco efficace.
Quello che posso suggerirle è di prendere in considerazione di rivolgersi in prima persona a un/a professionista, in grado di aiutarla su due fronti:
- valutare insieme la situazione in modo da riflettere su come sia meglio muoversi,
- avere un proprio spazio in cui condividere le fatiche che stare vicino a una persona che sta male può comportare.
In generale, quello che può essere utile in situazioni come questa - a prescindere dall'effettiva diagnosi di sua moglie - è porsi in maniera accogliente e aperta al dialogo, senza però rinunciare a sé stessi e al perseguimento del proprio benessere.
10 GEN 2023
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Buongiorno. Credo che sua moglie legga le sue richieste come: "mio marito mi dice che litighiamo perché sono malata". Di conseguenza ogni tentativo di mediazione dei conflitti viene percepita come un attacco alla propria integrità ed esclude a priori ogni corresponsabilità da parte sua. In pratica sua moglie in quanto malata avrebbe sempre torto.
In un percorso di coppia entrambi i componenti sono alla pari e devono mettersi in discussione. E' pertanto necessario mettere tra parentesi la diagnosi ed approcciare un'eventuale terapia come se la diagnosi non ci fosse. Solo in questo modo si possono aggirare le difese di sua moglie. Starà alla sensibilità della terapista di coppia rilevare le caratteristiche di ognuno proponendo, anche attraverso una batteria di test, una valutazione complessiva di entrambi i partner.
Un altro approccio può essere quello andare lei da un psicologo per ricevere supporto psicologico e indicazioni su come gestire un rapporto di coppia con una persona che delle problematiche.
10 GEN 2023
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Buongiorno
Comprendo la sua difficoltà, nel rapportarsi con sua moglie.
Le consiglio di parlare con il suo medico generico.
Oppure, provare con un collega che venga a casa
E riesca a relazionarsi con la signora.
Le ricordo che la signora deve.dare il consenso
Per fare la terapia.
Dott.ssa Patrizia Carboni
Psicologa Psivoterapeuta
Roma
10 GEN 2023
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Buongiorno,
Il campo della diagnosi in psichiatria è sempre il porto delle nebbie di ogni consultazione. Spesso le diagnosi possono cambiare da psicologo a psicologo o da psichiatra a psichiatra o da psicologo a psichiatra. Spesso poi, anzi più di quanto non crediamo, la diagnosi cambia nel tempo, così come l’individuo. Questo perché la diagnosi è un guardare attraverso, come dice l’etimologia, e quindi impegna anche l’osservatore e non solo l’osservato. Tuttavia un disturbo del tono dell’umore è rilevabile e riconoscibile e si associa ad altro in co-morbilità. Nel suo caso, il 118 può essere opportuno se ci sono manifestazioni di crisi evidente in cui sua moglie mette in pericolo sè o gli altri, ma a volte la crisi resta sotto traccia ovvero l’individuo è sub-critico e il medico del 118 può non considerare i segni di una possibile acuzie. In tal caso può prendere lei appuntamento con il CSM ( centro di salute mentale) di zona, oppure con la Casa della Salute, se è presente nella sua città, dove si potrebbe decidere una visita domiciliare. Se la signora non vuole venire, intanto si presenta lei per comunicare la questione e il dottore prenderà iniziativa con qualche consiglio adeguato alla situazione.
Dott. Pietro Salemme
10 GEN 2023
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Gentile Roby, è difficile convincere una persona ad iniziare un percorso di cura, specie quando si può sentire la causa dei dissidi di coppia. Se lei ritiene utile un percorso di coppia può dire a sua moglie che lo vuole fare per sè stesso, per riuscire ad avere una comunicazione migliore all'interno della relazione. In questo modo ne lei ne sua moglie ricoprirete un ruolo negativo.
Resto a disposizione, anche online.
Un caro saluto, dott.ssa Sara Manzoni.