Studio medicina e sono seguita da un analista. Ho scelto di iniziare la terapia perchè non riuscivo a controllare il pianto anche al solo pensiero di immagini belle o tristi che fossero.
Dal secondo anno di università ho iniziato a trovare difficoltà e disinteresse nello studio. Non consideravo nemmeno di lasciare, avendo paura di deludere gli altri.
A oggi ho capito che devo pensare solo per il mio bene, ma non ho ancora fatto mia questa convinzione. Per capirci ancora rimane una cosa che "la psicologa mi ha detto di pensare".
Ho confessato ai miei vicini l'incertezza del mio futuro, ma questo non mi ha chiarito le idee. A oggi non so se mi piace quello per cui sto studiando e alla domanda "allora cosa vuoi fare?" non c'è risposta. Non so se il disinteresse è verso la materia o dettato da uno stato d'animo provato.
Il mio carattere è sempre stato incline a lasciare che le circostanze decidessero per me e a cercare una spiegazione a quanto mi capita in colpe altrui, cosa che ho capito si e no da una settimana. Questo non mi aiuta, perché mi da modo di incolparmi di una sorta di pigrizia nel prendermi le mie responsabilità ed essere parte attiva nella mia vita. Per essere concreta lotto con me stessa per studiare, bloccata da uno stato d'animo che sicuramente ha del "patologico" e viene da una senso di tristezza assoluta e irreparabile che non so come scacciare, ma che è anche misto a una svogliatezza e un disinteresse che mi portano solo al disprezzo di me stessa, perché sono da me ricondotti alla semplice difficoltà che qualsiasi studente ogni giorno supera (e non senza fatica), mentre io non riesco a farlo.
In conclusione si tratta solo di ascoltare quella voce che mi dice "cresci che non è così difficile" o di andarci cauta per evitare di aggravare quei momenti di tristezza senza rimedio, che sembrano passare solo con il tempo e la speranza che il giorno dopo ci si alzi col piede giusto? Questi momenti sono quelli che mi frenano e mi impediscono di chiedere di più a me stessa. Sono terrorizzata da quel senso di disperazione ingiustificata.
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6 OTT 2015
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Gentile Maria,
lei si trova in quella fase dell'età in cui è facile mettere in discussione scelte importanti. Mi sembra di capire che in questo momento ha uno stato d'animo che non le permette di crescere, anche questo può essere riconducibile alla sua età. E' già in analisi e si sta facendo aiutare, continui a parlare di queste problematiche con il suo analista, ci vorrà tempo ma il suo stato mi fa pensare anche ad uno stato di paura per la sua crescita personale, un conflitto importante che probabilmente non facilita la sua crescita; non è molto chiaro il suo umore depressivo. Ci lavori tanto e ne parli con il suo analista, ci vuole tempo per capire e per sbloccarsi è probabilmente un lavoro che ha a che fare con la sua identità.
Marialba Albisinni. psicologa, psicoterapeuta- San cesareo (RM)
6 OTT 2015
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Ciao Maria,
Da come scrivi la sensazione che subito balza agli occhi è quanto forte è il giudizio su te stessa e il timore di fare la "cosa giusta". La sensazione è che forse dovresti usare questo momento per metterti in ascolto di te stessa :"perché sei così triste? Perché non Sei convinta sia la scelta giusta ? Perché hai la sensazione che siano gli altri a scegliere per te ?" Sospendendo per un attimo il giudizio, l'auto critica e la fretta di trovare una soluzione, emergerà quello che davvero provi e questa sarà la chiave per scoprire chi sei e, alla fine, cosa davvero vuoi tu.
30 SET 2015
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Salve,
se sei in terapia, ti sarà stato chiesto perché hai scelto 'medicina'.
Personalmente, ritengo fondamentale partire dall'aspetto motivazionale e dopo aver fatto chiarezza, proseguire con l'affrontare il tuo stato depressivo.
Resto a disposizione per ulteriori comunicazioni.
Dott.ssa Carla Panno
psicologa-psicoterapeuta
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Grazie per la tua valutazione!
30 SET 2015
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Salve Maria,
alla tua domanda mi viene da dirti subito che, dato che sei in psicoterapia, quantomeno ti sarà stato chiesto quale tipo di motivazione ti ha spinto a scegliere la facoltà di Medicina. A me è sufficiente sapere questo, per poi proseguire al fine di prendere in considerazione la tua fase chiaramente depressiva. Se ti va, resto a disposizione.
Dott.ssa Carla Panno
psicologa-psicoterapeuta
29 SET 2015
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Buongiorno Maria, intanto ha preso la decisione di andare da uno psicoterapeuta (si accerti, però, che sia o uno Psicologo o un Medico che abbiano fatto una specializzazione almeno quadriennale o, per i Medici, Psichiatrica, dopo la laurea, altrimenti non può esercitare come Psicoterapeuta, ma come "altro", non so bene cosa. Purtroppo per qualcuno, la legge dice questo...). Detto ciò, dalle sue parole emerge, almeno per me, molta confusione, oltre che depressione sintomatologica più che di stato (ovvero caratteriale). Rispetto allo studio, se cambiare o rimanere, si dia del tempo e, con lo Psicoterapeuta cercate di capire un po meglio il suo funzionamento. Questo dovrebbe darle delle risorse per potersi schiarire meglio, spero, le sue idee. Non abbia fretta, la terapia ha i suoi tempi che dipendono da mille fattori, uno fra tutti il suo impegno e motivazione a capire a 360 gradi se stessa e come interagisce con il mondo.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti,
Psicologo/Psicoterapeuta Costruttivista Postrazionalista-Roma
29 SET 2015
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Gentile Maria,
non sempre càpita di fare una scelta di studi con grande convinzione, magari perchè già al liceo non c'è ancora una idea chiara di quello che si vorrà fare.
D'altra parte, in qualunque corso di studi universitario è possibile ad un certo punto trovare ostacoli e/o difficoltà impreviste e non per questo la prima idea che viene in mente è quella di abbandonare gli studi, tanto più che non si ha, come nel tuo caso, una decisione alternativa maturata in un secondo momento.
Fasi temporanee di calo e/o di scoraggiamento sono frequenti in molti studenti ma, a mio parere, è opportuno reagire andando avanti anche perchè fermarsi e ritrovarsi senza idee e progetti alternativi sarebbe un colpo ancora più duro per la propria autostima.
Penso anche che, mentre ti lamenti perchè non sai se ti piace quello che stai studiando, se tu ti fermassi non credo che smetteresti di lamentarti, anzi forse sarebbe peggio!
Non dici da quanto tempo stai facendo psicoterapia e la tua psicologa ti ha detto solo di pensarci.
Ho l'impressione che questa Collega non stia condividendo fattivamente con te il peso di questa decisione nè sembra che ti sta aiutando granchè per farti elaborare questa inspiegabile tristezza esistenziale.
Se tu dovessi rimanere in questo stato ancora per parecchio tempo ti suggerisco di rivolgerti ad altro psicoterapeuta magari di indirizzo fenomenologico-esistenziale.
Cordiali saluti.
Dr Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).