Mio figlio non pensa al futuro

Inviata da Lorenzo · 1 ago 2016 Orientamento scolastico

Buongiorno,
volevo un parere su una situazione famigliare completamente in stallo e dalla quale sembra non ci si riesca ad allontanare.
Si tratta di mio figlio di 19 anni, che ha appena terminato il primo anno di Ingegneria con risultati non brillantissimi. Nel corso dell’anno ha tentato più volte molti esami prima di riuscire a superarli (con voti non altissimi), e ora ne rimangono alcuni (già provati e non andati a buon fine) alla sessione di settembre.
Il problema è che il ragazzo sembra apatico, studia in modo saltuario continuando a interrompere la concentrazione per controllare Facebook e e Whatsapp o passare tempo a guardare video di cosiddetti Youtubers. Durante il semestre non ha riguardato regolarmente le lezioni, trovandosi a una settimana dall’esame a dover studiare da zero cose di cui non aveva nemmeno idea.
Non ha sviluppato un metodo di studio, e ogni volta che deve affrontare qualche esercizio o concetto che non capisce immediatamente, invece di insistere fino a raggiungerne la comprensione, lascia perdere. Questo è il campanello d’allarme più serio, perché sembra da tanti atteggiamenti che sia il suo approccio nei confronti della vita in generale, e così è molto preoccupante.
Sono anni che io e mio marito combattiamo con questo atteggiamento, e abbiamo provato diverse strategie per fargli capire che deve mettersi in riga e che lo studio è sacrificio, richiede tempo. Gli abbiamo spiegato che è il suo lavoro e che quindi deve impegnarsi, perché la scelta è stata sua, e che ora sta ponendo le basi per il futuro. Gli abbiamo spiegato che nella società di oggi, soprattutto in Italia, la competizione è feroce e bisogna fare del proprio meglio. Gli abbiamo detto che deve cambiare il suo approccio, abbiamo provato a minacciarlo di tenerlo a casa dall’università se le cose non cambiano, ma sembra che tutto questo non abbia sortito alcun effetto.

Non riusciamo a venirne a capo, perché in famiglia siamo tutte persone dedite al proprio lavoro, anche se non è il lavoro dei nostri sogni, e abbiamo sempre cercato di trasmettere l’importanza dell’impegno e del sacrificio. Nostro figlio più grande ha interiorizzato questi valori, e si è sempre impegnato molto in tutto quello che fa (ora sta facendo un dottorato di ricerca), per cui non riusciamo a capire come l’altro ragazzo sia impermeabile a tutto questo.

A tutto ciò si unisce il fatto che ormai il ragazzo ha sviluppato un’arroganza spiccata che per lui non è tale però. Lui dice che non conosce ancora la chiave su come affrontare l’università, ma al tempo stesso afferma che non è detto che nemmeno noi la conosciamo e quindi per partito preso non accetta i nostri suggerimenti (e quelli del fratello, che ha fatto l’università e quindi ha sicuramente più credenziali di me e mio marito per dispensare suggerimenti). Questa non è arroganza sentendo lui, ma io credo che lo sia: se la tua strategia non porta i risultati sperati e dall’esterno ti arrivano suggerimenti, prova ad adottarli per vedere se le cose cambiano; se non lo fai e continui sulla tua strada, allora sei arrogante. Inoltre, lui dice che io e suo padre non capiamo niente, come se le nostre parole fossero immani sciocchezze prive di fondamento.

Il discorso è che i nostri suggerimenti sono quelli canonici di studiare giorno per giorno e che comunque è necessario spendere ore sui libri per ottenere risultati e prepararsi al futuro, e ovviamente tutto questo richiede dedizione e fatica, perché sottrae tempo alle altre attività che tutti preferirebbero fare. La sua frase è stata "preferisco fare altre cose a studiare", e su questo siamo tutti d’accordo (mio marito preferirebbe sicuramente giocare a tennis piuttosto che stare in cantiere sotto il sole); è comunque estremamente preoccupante che un ragazzo di 19 anni risponda in questo modo. L’impressione è che lui creda di essere più furbo degli altri, e che creda fermamente di essere in grado di trovare un metodo di studio che gli permetta di ottenere risultati senza fare fatica.

Lo abbiamo lasciato in pace per permettergli di maturare col tempo in modo autonomo, ma non è evidentemente successo, quindi stiamo cercando di prendere in mano la situazione, sperando di avere ancora margini per correggere questo suo atteggiamento (anche perché comunque l’università con tutto quello che ci orbita attorno è una spesa).

Abbiamo provato a non dirgli niente, ha provato il fratello a parlargli più volte, lo abbiamo minacciato, lo abbiamo punito, proveremo a farlo lavorare in cantiere col padre perché si renda conto (il ragazzo ha gia’ detto che non vuole andare e che vuole fare vacanza), ma siamo sempre in questa situazione di stallo e l’aria a casa è pesante, perché noi siamo preoccupati e irritati da questo suo approccio nei confronti dello studio (e della vita in genere), e lui è insofferente verso di noi, quasi ai ferri corti. Ci tengo a ribadire che la nostra è una famiglia normale, io e mio marito non abbiamo potuto studiare e abbiamo raggiunto un po’ di solidità lavorando molto e risparmiando, rinunciando a molte cose. I figli sono però sempre stati messi nelle condizioni migliori possibili per studiare e fare la vita che dei ragazzi si meritano.

Il ragazzo esce la sera senza problemi, si sposta col motorino, gli è stata pure comprata una macchina perché fosse indipendente (macchina che poi è stata sfasciata dopo pochi mesi dopo essere uscito di strada da un tornante, in circostanze ancora da chiarire per certo)…diciamo pure che il ragazzo ha magari avuto anche il superfluo. Tutto questo è stato fatto forse per aiutarlo a superare dei problemi (ora superati) di sostanziale ritardo nella crescita adolescenziale, che a 15-16 anni possono causare enormi complessi (l’endocrinologo ha suggerito a suo tempo un trattamento che abbiamo seguito per accelerare il processo), ma ora questo non può più essere un alibi.

Non sappiamo veramente più che pesci pigliare: noi abbiamo ancora la speranza che le cose cambino, ma non è corretto nei nostri confronti aspettare che questo accada naturalmente a questo punto (è anni che combattiamo con questo atteggiamento e attendiamo invano)…non siamo disposti a dare ancora tempo al ragazzo, visto che non è servito dargliene finora.

Potrebbe essere un’idea far parlare il ragazzo con uno specialista per capire il motivo di questo atteggiamento e se alla base ci sia qualche disagio del quale non riusciamo a renderci conto?

Grazie per la collaborazione,
Lorenza

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Miglior risposta 2 AGO 2016

Gentile Lorenza,
comprendo il vostro desiderio, come genitori, di offrire a vostro figlio tutte le possibilitá e i suggerimenti che ritenete migliori, affinché abbia le migliori prospettive nella vita. Ma siamo proprio sicuri che il futuro che voi desiderate per lui sia anche ció che lui desidera? Mi permetto di farle una domanda: ha considerato la possibilitá che vostro figlio possa intraprendere una vita diversa e un futuro diverso da ció che avete immaginato per lui?
Personalmente ritengo che il compito di un buon genitore sia quello di offrire ai figli la possibilitá e il sostegno per realizzarsi nella vita a seconda delle sue inclinazioni, desideri, attitudini e passioni. A me pare che questo ragazzo abbia in mente per sé al momento una vita diversa. Non è detto che non studierá, forse lo fará con i suoi tempi, dedicandosi sia allo studio sia agli amici o forse ha in mente per sé una strada diversa dagli studi e dal lavoro al cantiere, o ancora magari non ha in mente neppure lui il da farsi e ci sta pensando, ma vuole farlo da solo. Dategli tempo e provate a lasciargli i suoi spazi per decidere autonomamente cosa fare del suo futuro. Punizioni e minacce non sono molto utili, anzi non fanno altro che aumentare le tensioni in casa. Mostratevi aperti ad accettare altre sue proposte alternative alla vita che avete pensato per lui. A volte essere genitori significa anche accettare che un figlio possa prendere strade diverse da quelle che abbiamo immaginato per lui. Altre volte essere genitori puó significare lasciargli del tempo per decidere da solo cosa fare della sua vita. Ponendovi voi per primi con atteggiamento diverso e maggiormente comprensivo nei suoi confronti, otterrete con maggior probabilitá un cambiamento in positivo anche da lui e il clima in casa probabilmente migliorerá.
Un ultimo suggerimento: evitate di fare paragoni con il figlio maggiore. A volte il secondo figlio sceglie una strada diversa dal fratello maggiore proprio per evitare di essere una sua fotocopia, desiderando costruire un'identitá diversa che sia solo sua.
Infine menzionate un ritardo nella crescita che ha causa anche fisiologiche, confermate anche dall'endocrinologo, se ho capito bene: anche se ora per voi questo non puó piú essere considerato un alibi, non è detto che per lui la questione non rappresenti ancora un problema. Parlate con lui di questo aspetto e di cosa ha significato per lui aver diagnosticato quel problema. Se ne sentite la necessitá, valutate voi stessi di intraprendere un percorso con uno psicologo della vostra zona per parlare di queste problematiche oppure chiedete a vostro figlio se desidera andare lui da uno psicologo, se ritiene di avere delle questioni da risolvere. In ogni caso la scelta di andare dallo psicologo dovrebbe essere sua e non imposta da voi.
Auguro a voi ed ai vostri figli tutto il meglio.

Cordiali saluti,

dott.ssa Elisa Canossa, psicologa psicoterapeuta

Dott.ssa Elisa Canossa Psicologo a Sustinente

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4 AGO 2016

Sig. Lorenzo,
le caratteristiche caratteriali di Suo figlio sono molto comuni nei secondogeniti, e come Lei ha compreso, comprendono tutta una serie di convinzioni e comportamenti disadattivi che vanno ben oltre il solo studio (convinzione di essere speciale, di essere furbo in un mondo di stupidi, di meritare più degli altri facendo molto meno di loro, arroganza, presunzione, tendenza a fare paragoni e disprezzo).
Cerchi "disturbo narcisistico di personalita'", anche se suo figlio non avesse il problema nel suo intero, ci troverà molto della sua personalità. Purtroppo, proprio la convinzione di queste persone di essere speciali, superiori, gli impedisce di rendersi conto di avere un problema e di chiedere o accettare aiuto. Può solo sperare che con gli anni se ne renda conto e si sforzi di cambiare ma, al momento, purtroppo denaro e tempo speso per i suoi studi ritengo sia sprecato.
Comprendo la sua amarezza, un figlio con questo carattere è un problema serio, ma oramai il carattere è fatto, c'è poco che Lei possa fare.
Coraggio

Anonimo-157342 Psicologo a Montebelluna

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2 AGO 2016

Buonasera Lorenza,
ho letto più volte la sua storia e mi sembra di percepire tanta frustrazione e confusione.
Lei fornisce tante informazioni che, tuttavia, dovrebbero essere approfondite molto di più, proprio perché fanno riferimento a molti aspetti importanti. I comportamenti e gli atteggiamenti di suo figlio, infatti, potrebbero essere legati a tanti fattori. Sicuramente è possibile che alla base di tutto ci sia qualche disagio di suo figlio, come ad esempio una scarsa consapevolezza di sé e delle proprie caratteristiche, insicurezze personali, difficoltà a parlarvi di determinate cose, ansie e paure, problematiche specifiche dello studio, etc. Insomma, le ipotesi sono veramente tante e per questo vi consiglio di rivolgervi ad uno psicologo per comprendere meglio la situazione ed individuare le soluzioni adeguate. Dal mio punto di vista, piuttosto che mandare suo figlio da solo, sarebbe più opportuno andare tutti insieme ad un primo incontro e poi valutare come procedere.

Dott.ssa Erica Tinelli Psicologo a Orte

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