Mia sorella si taglia ma non vuole andare dallo psicologo

Inviata da Chiara De luca · 18 ott 2021

Salve, ho una sorella di 18 anni e io ne ho 25. Da circa 2 anni che ho scoperto che mia sorella pratica autolesionismo, ma si rifiuta di andare dallo psicologo. Un anno fa io e Mia madre l’abbiamo convinta, ma dopo 2 sedute non è più voluta andare.. la psicologa le aveva detto di voler fare una seduta con noi (la sua famiglia) ma lei non voleva. Io non so come comportarmi in queste situazioni. Pensavo che da quando si è fidanzata (cioè da un anno) avesse smesso. Oggi ha detto di stare male e leggendo le sue chat ho scoperto che si è tagliata e che pensa al suicidio. Questa cosa mi fa stare molto male, sono preoccupata e mi sento impotente. Cosa posso fare? Come posso convincerla? La mia situazione familiare è la seguente, mia sorella dice che nessuno si accorge che lei sta male ma non è così perché ce ne accorgiamo ma non sappiamo come comportarci. Quando mia madre le chiede qual è il problema lei risponde che non vuole parlarne con lei. Mio padre è molto assente, si interessa poco e credo che lei ne risenta molto. È sempre stato così, è buono ma non sa come comportarsi. Io lo stesso, non so cosa dirle, mi sento molto in difficoltà ma ci soffro

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Miglior risposta 20 OTT 2021

Salve Chiara,
è apprezzabile il suo interesse e preoccupazione per sua sorella. Considerando quello che lei racconta a proposito della esperienza della sua sorella con la psicologa, mi è sembrato chiaro dalla sua reazione, che lei voleva avere uno spazio privato, confidenziale, dove poter parlare di sé. La presenza della madre e altri familiari per lei non era accettabile e lei ha smesso la terapia. Non sappiamo i dettagli e di come la questione è stata trattata con la psicologa, ma già questo fatto mi sembra puntare all’essenziale. La sorella ha 18 anni e molti adolescenti sentono il bisogno di avere un tale spazio privato e non sono disposti a condividere con i genitori e la famiglia la propria intimità. Per aiutarla è importante riconoscere e rispettare questo bisogno. Lei potrebbe conversare con la sorella, parlare dell’importanza della confidenzialità e proporle di fare un’altra esperienza terapeutica, che questa volta avrebbe la garanzia di essere confidenziale. Certo, il suo autolesionismo e l’aver parlato di suicidio genera preoccupazione e ansia in lei e nella famiglia. Ma non vedrei un altro modo di provare ad aiutarla dato che uno spazio privato e sicuro di condivisione con uno terapeuta adatto è a mio parere il punto di partenza essenziale per la sua sorella.
Mi rendo disponibile anche online per una consulenza o qualsiasi informazione sia necessaria. Buona giornata.

Dr. Gilberto G. Villela Psicologo a Roma

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24 OTT 2021

Buongiorno Chiara,

l'interesse sia tuo che di tutta la tua famiglia dimostra una grande affettività nei confronti di tua sorella; non è sola e, anche se ora dice di non volerne parlare, ha ripetute conferme di poterlo invece fare in qualsiasi momento vorrà e questo è un rinforzo grande.
Con i gesti autolesivi la persona in genere "pensa" che il dolore fisico sia l'unico modo per rendere visibile quello emotivo; così ovviamente non è e sono la parola e la condivisione verbale gli strumenti invece per renderlo "visibile", tollerabile e curabile.

Il fatto che il primo contatto con una psicologa non sia proseguito in una terapia non implica che un successivo invece non dia continuità e risultati; provate magari a proporle un percorso con uno psicologo che effettui colloqui online o telefonici. In questo caso sarebbe uno spazio tutto suo, da gestire dalla sua stanza, senza sentirsi costretta ad uscire e, quantomeno inizialmente, senza che debbano essere coinvolti i genitori.
Potrebbe essere un aggancio ed un modo per iniziare le sedute per poi passare con calma a colloqui in presenza.

Rimango a disposizione.
Un grande pensiero.
Dr.ssa Danila Cerrato

Dott.ssa Danila Cerrato Psicologo a Torino

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24 OTT 2021

Gentile Chiara,
Mi ha colpito molto la sua sensibilità e il voler aiutare Sua sorella e questo è ammirevole.
La cosa fondamentale da tenere in considerazione in questa situazione è che purtroppo la volontà del soggetto è inestimabile e rappresenta il desiderio del soggetto stesso e che quindi il nostro controllo può andare solo oltre il confine della nostra pelle ma, al di fuori di questo confine, la libera scelta passa all’altro. Noi purtroppo non possiamo intervenire nel lavoro dell’altro. È l’altro che deve sentire il desiderio di modificare la sua situazione.
Nella patologia si stabilisce qualcosa che va oltre la volontà in qualche modo che porta ad abbandonare il proprio principio di piacere, la propria soddisfazione.
Se Sua sorella non si sente pronta a seguire un percorso terapeutico, potrebbe non essere utile forzarla. Potrebbe essere utile invece, a coloro della famiglia che lo desiderano, intraprendere un percorso psicologico familiare per lavorare sulla riscoperta delle risorse che custodite a livello individuale e come gruppo-famiglia. Questo potrebbe rivelarsi uno stimolo al cambiamento anche per sua sorella nel cogliere l’iniziativa delle persone da cui riferisce di non sentirsi vista.
Il nostro nuovo centro clinico di Torino offre la possibilità di usufruire di consulenze online.
Resto disponibile per eventuali chiarimenti.
Un cordiale saluto,
G. Dott. Gramaglia.

Gramaglia Dr. Giancarlo Psicologo a Torino

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21 OTT 2021

Salve Chiara, mi dispiace molto per la situazione ed il disagio espresso poiché comprendo quanta sofferenza possiate passare in questo momento, sia lei che sua sorella. Se sua sorella arriva a pensare e dire queste cose evidentemente è perché nasconde molta sofferenza, sarebbe opportuno cercare di capire da dove è questa derivi.il fatto che comunque abbia deciso di andare, seppur per poco, da una psicologa rimanda all’idea che in qualche modo lei voglia provare a risolvere questa situazione: sarebbe opportuno cercare di riprovare Nuovamente a parlare con lei mettendo in luce quelli che possono essere i vantaggi derivanti da una terapia, se la prima volta è andata male non è detto che anche la seconda lo sia anzi aver provato permette di avere un’esperienza in più che possa portare a dei miglioramenti per il futuro.
credo che è un percorso di terapia cognitivo comportamentale possa essere utile a sua sorella per cercare di esplorare cause, origini e fattori di mantenimento dei suoi sintomi e trovare strategie utili per fronteggiare momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Anonimo-181068 Psicologo a Roma

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20 OTT 2021

Buongiorno Chiara. Affinchè ci sia un buon aggancio in terapia e una buona riuscita della stessa, il primo fattore è la spinta a cambiare che l’individuo sente dentro. Quando questa è assente il percorso si fa più tortuoso, sebbene sia comunque possibile costruire questo aspetto con il tempo. Ciò che voi come famiglia potete fare è parlarne in toni non costrittivi con sua sorella, proponendole la terapia come opportunità di cambiamento e miglioramento della qualità di vita e come opzione in grado di andare a lenire la sofferenza che ha dentro e che in questo momento riesce a comunicare solo con i tagli sul corpo. Con un percorso mirato potrebbe infatti riuscire ad esplorare le origini del suo malessere e arrivare a rielaborarle, così da riuscire a trovare anche metodi alternativi per affrontare situazioni critiche anche in futuro.
Se voleste un consulto più approfondito e un supporto per affrontare questa situazione, mi rendo disponibile anche online per un confronto anche con voi.
Cordialmente,
dott. Alfonso Panella.

Dr. Alfonso Panella Psicologo a Busto Arsizio

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19 OTT 2021

Carissima Chiara, posso solo immaginare come ti senti ma tu non puoi fare molto. è una decisione di tua sorella, soltanto lei può decidere quando iniziare a farsi aiutare. tuttavia potresti nel frattempo fare tu un percorso che ti aiuti ad affrontare meglio questa situazione.
Resto a disposizione
Dott.ssa Rosella D'Avola

Dott.ssa Rosella D'Avola Psicologo a Cardano al Campo

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19 OTT 2021

Gentile Chiara,
la richiesta della psicologa era giusta ma prematura perchè avanzata prima di costruire un buon aggancio e una buona alleanza con la paziente.
Può dire a sua sorella che è dispiaciuta e preoccupata per lei e disposta a condividere il suo dolore se lei lo vorrà.
Allo stesso tempo, data la gravità della situazione, le suggerirei di mantenere i contatti con uno psicologo e provare a spiegare a suo padre il disagio vissuto da sua sorella chiedendogli di starle più vicino emotivamente per verificare se la situazione migliora.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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19 OTT 2021

Cara Chiara, capisco quanto questa situazione ti faccia preoccupare, il senso di impotenza causato da una persona cara che si fa del male è doloroso e paralizzante. Una ragazza di quest'età che gestisce le sue crisi emotive tagliandosi, cerca di chiedere aiuto e rendere concreto il suo dolore ma, a 18 anni la conflittualità e l'opposizione verso le figure genitoriali spesso non permettono di cogliere i tentativi di supporto che si offrono. Parla ancora con lei, avvicinati come amica e non solo come sorella, potresti dirle che sei disposta a iniziare un percorso insieme a lei, per capire insieme cosa le genera questo malessere. Le terapie online in questi casi aiutano.
Spero di aver risposta alla tua richiesta.
Resto disponibile per qualsiasi altro chiarimento.
Un caro saluto.
Dott.ssa Guercioni Clarissa

Dott.ssa Clarissa Guercioni Psicologo a San Benedetto del Tronto

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19 OTT 2021

Cara Chiara,
Seguo con attenzione la tua preoccupazione.
Mi dispiace che ti senti impotente.
In realtà stai facendo molto per tua sorella, le sei di supporto emotivo.
Ti consiglierei di crearti uno spazio tuo personale di ascolto e supporto per gestire al meglio questa situazione.
Resto a disposizione anche online se vorrai.
Per aiutarla devi aiutarti.
Cordiali saluti.

Dott.ssa Margherita Romeo

Dott.ssa Margherita Romeo Psicologo a Roma

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19 OTT 2021

Ciao Chiara, hai fatto bene a scrivere su questo portale e a chiedere aiuto. Comprendo la tua preoccupazione riguardo ai comportamenti autolesivi di tua sorella, la tua sofferenza e il senso di impotenza che provi. L'autolesionismo potrebbe essere il modo attraverso il quale tua sorella cerca di gestire e regolare emozioni intense di rabbia, di angoscia ma anche un potente mezzo attraverso il quale poter focalizzare l'attenzione di vostro padre su di sè, un modo per cercare di sentirsi vista da lui. Sarebbe opportuno comprendere anche come lei stia vivendo la relazione col fidanzato. Inoltre, visto che ha interrotto il precedente percorso di terapia proprio quando la psicologa le ha chiesto di portare in seduta tutta la famiglia, si potrebbe pensare di fare un intervento, inizialmente, solo con tua sorella per poi, quando lei se la sentirà, allargare il setting all'intera famiglia.
Resto a tua completa disposizione per qualsiasi dubbio
Dott.ssa Francesca Araneo

Francesca Araneo Psicologo a Pescara

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