Lutto e sensi di colpa?

Inviata da Giulia · 28 giu 2016 Elaborazione del lutto

Salve. Ieri io e il mio compagno abbiamo dovuto sopprimere la nostra cagnolina.
La cagnolina aveva la bellezza di 18 anni, era sua (lui ha 32 anni e ce l'ha da quando ne aveva 14), dopo che siamo andati a vivere insieme tre anni fa, l'ha portata a vivere con noi. Partiamo dal presupposto che io ho sempre avuto tanti gatti ma mai un cane, e all'inizio (quasi tre anni fa) era anche un po' un peso per me. Ero contenta di averla a casa con noi ma comportava delle responsabilità a cui non ero abituata (la casa era sempre piena di peli e io ci tenevo che fosse pulita, era la nostra prima casa insieme, solo nostra, inoltre quella di mia madre era sempre stata piena di peli di gatto, non volevo che lo fosse anche la nostra... Poi doverla portare fuori due volte al giorno, cose così..) e non essendo affezionata a lei un po' mi pesavano. Poi col tempo ovviamente mi sono legata sempre di più a lei, e ormai era diventata parte della famiglia. Lei e lui erano la mia famiglia, nell'ultimo anno questo legame è cresciuto molto. Purtroppo però da Pasqua la cagnetta ha iniziato ad avere delle crisi epilettiche, ha dovuto fare molti esami e ci dissero che probabilmente era dovuto a un tumore al cervello, ma non potevamo accertarcene perché era troppo vecchia per reggere l'anestesia. Da Pasqua fino a l'altro giorno abbiamo dovuto starle molto dietro dandole medicine rutti i giorni, ma non era un problema per noi, assolutamente. Anzi. Era bello prendersi cura di lei, sapere che stavamo facendo il possibile per farla stare bene, e lei stava bene! Dopo le crisi avute a Pasqua non ne ha più avute, piano piano si era ripresa e fino a l'altro ieri era bella attiva, scodinzolava, faceva le feste, giocava, dava baci. Eravamo troppo contenti, non potevamo credere che stesse così bene. Ma il mio compagno sapeva che era tutto tempo regalato, ormai erano anni che si preparava psicologicamente alla sua morte. Io invece no, pensavo che sarebbe stata ancora con noi.
L'altra notte ha avuto altre crisi, l'abbiamo riportata in clinica e l'hanno tenuta lì tutta la notte e il giorno dopo. Vedevo il mio compagno molto preoccupato, soffriva, come se avesse capito che stavolta era l'ultima. Io invece facevo le mie cose come nulla fosse, andavo a lezione, a lavorare, gli dicevo "vedrai che fra qualche giorno starà meglio".... Quando siamo andati a prenderla per riportarla a casa abbiamo capito che era la fine. Non era più lo stesso cane. Urlava, sbavava, era dissociata, non capiva dov'era né chi eravamo noi, totalmente cieca, non stava in piedi. La dottoressa ci ha detto di riportarla a casa per stare gli ultimi momenti con lei.
Qui inizia il mio problema: nel viaggio di ritorno in macchina ancora non pensavamo sarebbe morta, pensavamo di tenerla qualche giorno e vedere come stava, e in quel momento il mio compagno dice questa frase "Non può vivere così", e io ho avuto un pensiero bruttissimo: ho pensato che se avessimo dovuto sopprimerla o se fosse morta, avremmo avuto la casa pulita (perché erano mesi che non usciva più a fare i bisogni, faceva cacca e pipì in casa), e che avremmo potuto andare in vacanza non avendo più il problema di starle dietro. È stato un pensiero che mi è venuto così, un attimo, credo perché non avevo ancora realizzato il tutto.
Arriviamo a casa e mettiamo la cagnetta in cuccia. È in uno stato pietoso, come vi ho descritto prima. Lì il mio ragazzo mi fa capire che non può vivere così è che bisognava farla sopprimere. Io scoppio a piangere e non riesco a fermarmi, facevo fatica a realizzare, non capivo niente, non ero preparata, non ero pronta al pensiero che di lì a poche ore non ci sarebbe più stata. Ero disperata, non riuscivo a smettere di piangere. In quel momento cominciavo a rendermi conto che perderla sarebbe stato tremendo, e non mi sento pronta per dirle addio, per vederla addormentarsi definitivamente...Il mio compagno chiama la clinica in lacrime e la veterinaria gli dice che era la decisione giusta, che lei era d'accordo, che ce l'aveva ridata solo per farcela salutare. Decidiamo di riportarla subito in clinica per farla addormentare. Stiamo ancora un po' con lei, a coccolarla, a parlare della cosa, a piangere, e poi adiamo. In viaggio in macchina è stato una tortura per me, perché sono stata travolta dai sensi di colpa per i pensieri che avevo avuto. Quelli sulla casa, sulla vacanza, e non solo, mentre andavamo in clinica per farla sopprimere io stavo già pensando a cosa avrei scritto alle persone, cosa avrei detto, come se fosse una cosa per attirare l'attenzione e la compassione degli altri. Perchè a me capitava anche prima di fare questi pensieri: spesso penso alle persone più care che ho (mia madre e il mio compagno) e immagino di perderle, e mi immagino situazioni in cui io soffro terribilmente (perchè io SO PER CERTO che morirei se li perdessi) e gli altri mi consolano, non so come dire..è come se mi piacesse l'idea di attirare l'attenzione e la compassione degli altri, di fare la vittima. Questo non significa che non soffrirei, sarei a pezzi, non potrei più vivere, ma ho questi brutti pensieri. E li ho avuti in quel momento per la cagnetta, pensavo che di lì a poco avrei scritto alle persone vicine a me che era morta. Ma vi giuro su ciò che ho di più caro, che non sono una persona insensibile, che io stavo davvero male, non volevo che morisse. Quei pensieri mi hanno fatto sentire orribile, ho fatto tutto il viaggio e anche il dopo, in clinica, a cercare di trovare delle giustificazioni a tali pensieri, a sentirmi in colpa. Invece di godermi gli ultimi momenti con la cagnolina in braccio, pensavo a quanto fossi schifosa a pensare certe cose. Arrivati in clinica hanno fatto tutta la procedura con noi lì, abbiamo assistito a tutto. L'abbiamo coccolata fino alla fine, e io ero disperata. Non riuscivo a realizzare al 100% quello che stava succedendo, ma ero disperata.
Tuttavia il momento peggiore è arrivato ieri sera tornando a casa, e stanotte e oggi. Quando guardo la cuccia, le ciotole, il collarino. Ogni cosa mi ricorda lei, ogni cosa mi fa realizzare sempre di più che non c'è più, che non è solo via per un po' di tempo e poi tornerà, non tornerà più, non sarà poi a casa con noi, non la potrò più coccolare, farle il bagnetto, giocare con lei...amarla. Io l'amavo, me ne rendo conto ora più che mai, non avrei mai pensato a un dolore del genere. Ho perso parte di me, parte di noi. Ora tutto cambierà, ogni cosa che faccio mi fa stare male, mi manca terribilmente, sto piangendo anche mentre scrivo. Giuro su Dio che non ho mai provato un dolore del genere per la perdita di qualcuno, nemmeno quando è morta mia nonna (con la quale, ahimè, non avevo un bel rapporto, non siamo mai state legate). Questo per dire che la cagnolina era davvero un menbro della famiglia, e questo per me/per noi è un lutto vero e proprio.
E non mi perdonerò mai per quei pensieri, ma perché gli ho avuti?! Come ho potuto in un momento del genere avere quei pensieri? È davvero possibile che una parte di me, anche piccola, volesse che morisse per avere la casa pulita, per andare in vacanza? Non riesco ad accettare il pensiero che una piccola parte di me la volesse fare finita, ve lo giuro, solo a pensarci mi vorrei uccidere. Non potrei vivere con questa consapevolezza, che io mentre la portavo a far sopprimere c'era una micro parte di me che lo voleva davvero. Io vi giuro che ADESSO rinuncerei a TUTTO per riaverla indietro. Sarei disposta a vivere rintanata in casa, senza fare mai una vacanza, pulendo i suoi bisogni tutto il giorno, dandole tutte le cure di cui ha bisogno, farei questo e molto di più pur di riaverla con noi. Allora perché ho avuto quei pensieri? Ora soffro terribilmente perché sento che non posso rimediare, non la posso abbracciare e chiederle scusa per quello che ho pensato, come avrei fatto se fosse qui. E soprattutto, devo stare vicina al mio compagno perché per lui è molto più dura, l'ha avuta accanto a se per tutta la sua vita praticamente. Ma io non mi sento degna di stargli vicino.
È un lutto come potrebbe esserlo quello per una persona cara, anzi di più, abbiamo perso una parte di noi, lei faceva parte di tutto quello che facevamo, era NOI. Non so come altro descriverlo. Non riesco a immaginare come sarà senza di lei, non riesco ad accettarlo. Ma soprattutto non riesco a perdonarmi per quei pensieri. Non ci riesco, e non ci riuscirò mai perché lei non tornerà mai più e io non potrò più abbracciarla. Mai più. Come ho potuto pensare a quelle cose?
La rivorrei indietro più di ogni altra cosa al mondo, darei tutto, darei parte di me, qualsiasi cosa. Qualsiasi, ve lo giuro. Quindi credo e voglio sperare che quei pensieri fossero irrazionali e dovuti al fatto che io non mi potevo rendere conto, in quel momento, di cosa stesse succedendo e di cosa significasse perderla per sempre. Infatti, quando l'ho realizzato, mi si è spezzato il cuore e darei tutto quello che ho per riaverla. Però, adesso mi sta salendo questo atroce dubbio, che io abbia accettato di farla addormentare perchè una èarte (magari inconsia) di me la volesse fare finita. Non credo sia così, non mi sentivo così in quel momento, è un dubbio che mi è venuto oggi. Ditemi che sono tutti pensieri irrazionali, vi prego, altrimenti mi sentirei come se l'avessi uccisa io, e non riuscirò a vivere con questo pensiero. E' stato il mio comgano a volerla sopprimere, io l'ho assecondato perchè mi diceva (insieme alla veterinaria) che ormai non c'era altro da fare, non poteva vivere così, e allora io ho accettato. Quindi credo che questi pensieri siano solo cattiverie che sto facendo a me stessa...

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Miglior risposta 28 GIU 2016

Gentile Giulia,
il suo dolore è comprensibile e condivisibile e per questo motivo la sua mail mi ha molto rattristato.
Tuttavia è assolutamente fuori luogo e sbagliato che lei si faccia dei sensi di colpa e, peggio ancora, se li porti con sè nel tempo.
Lei non è responsabile della malattia della cagnolina che ha avuto comunque una vita lunga e fortunata ed è umano che in qualche momento di stress lei abbia potuto anche desiderare che non ci fosse ma questo non fa di lei una cattiva persona.
Inoltre, ogni lutto di qualsiasi tipo, va elaborato e non è pensabile che il dolore di una perdita debba annientare i familiari superstiti.
E' auspicabile che in questo periodo il suo compagno, più preparato di lei a questo triste evento, le stia molto vicino in modo da facilitare la sua elaborazione per questo lutto.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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28 GIU 2016

Cara Giulia,
il suo dolore é comprensibile e condivisibile alla luce del posto che questa cagnolina occupava nella vostra famiglia. Mi unisco quindi alla collega nel rammaricarmi per questa perdita.
Occuparsi di una persona o di un animale puó essere molto faticoso nonostante lo si faccia con affetto e trasporto. Amare un animale e prendersi cura di lui comporta delle rinunce e dei vincoli (i peli in casa, le vacanze, le uscite giornaliere, ecc...), certo in cambio si ha molto altro ed é per questo che chi ha un animale accetta di buon grado queste piccole rinunce (altrimenti non avrebbe proprio senso, le pare?). Ció non toglie che questi rimangano dei vincoli ed é umano sentirli come tali... funziona un po' cosí anche per i genitori: pur amando i propri figli immensamente capita a tutti di bramare una notte di sonno senza interruzioni o un po' di tempo solo per sé senza impegni e responsabilità. Questo non fa di loro dei "cattivi genitori" cosí come aver avuto quei pensieri non fa di lei una "cattiva padroncina". Siamo fin troppo abituati a pensare che l'amore comporti sempre ed esclusivamente sentimenti e pensieri "positivi"... il tutto é molto piú articolato di cosí.
Si prenda quindi del tempo per elaborare questo lutto.
Un caro saluto.
Rimango a disposizione.

Annalisa Anni
Psicologa Padova

Alternativamente Psicologo a Padova

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28 GIU 2016

Gentile Giulia, innanzitutto le esprimo il mio dispiacere per la perdita della vostra cagnolina.
Lei si sta colpevolizzando per alcuni pensieri che sono in tutto e per tutto umani: Capita spesso, nelle situazioni più disparate, che ci vengano in mente cose assolutamente normali, che poi noi giudichiamo inammissibili. I pensieri non corrispondono ad uno stato di realtà, per farle un esempio si potrebbe pensare di far del male al vicino di casa dopo una lite senza per questo mettere poi in atto il pensiero. Se cediamo alla paura di ciò che ci passa per la testa diventiamo schiavi di fenomeni, i pensieri appunti, a volte automatici.
Si prenda il tempo per piangere la cagnolina e tenga presente che l'animale ha avuto negli ultimi giorni tutto l'amore possibile, è per questo è stata fortunata. Molto.
Un grande saluto
Dott.ssa Annalisa Caretti

Studio Dott.ssa Annalisa Caretti Psicologo a Verbania

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