Lutto e relazioni?
Buonasera, scrivo questa cosa perché è da un po' di tempo che mi affligge. Due mesi dopo aver intrapreso la relazione con una ragazza, sua madre viene a mancare dopo una lunga malattia. Sapevo della sua malattia. In un certo senso iniziavo a prepararmi a quello che poteva succedere ma non pensavo potesse arrivare così presto. Quest'evento ha totalmente stravolto le nostre vite (ovviamente più la sua). I primi mesi sono stati davvero duri: era sempre irascibile ma la giustificavo sapendo quello che stesse passando. Nonostante io facessi di tutto per farla star bene mi accusava di non ascoltarla e di non capirla. È vero, io non potevo capire cosa stesse passando perché non mi è capitata una cosa del genere ma non vuol dire che non l'ascoltassi o che le facessi mancare il mio supporto. Io volevo solo farle passare un po' di tempo in maniera serena quando stavamo insieme. Cercava rassicurazioni ma mi aggrediva. Ogni volta che mi rimproverava di non ascoltarla io mi sentivo in colpa nonostante sapessi che non era vero. Diceva che ero critico, che la mettessi in difficoltà quando non è stato mai vero. Ci vedevamo poco e la sfera sessuale è stata quasi inesistente. Questa cosa mi creava enorme disagio. Vedevamo la sessualità in maniera differente: per me è un aspetto fondamentale in una relazione, per lei invece non così importante. Nonostante le due visioni differenti non sapevo come affrontare il discorso con lei perché sicuramente avremmo finito per litigare. Anche per le altre cose non mi parlava, creava un muro e non sapevo come comportarmi. Anche quando "insistevo" di farla parlare dei suoi dolori lei non diceva niente. A questo punto anche da parte mia la comunicazione diventava scarsa. Tutta questa situazione mi ha completamente inibito. Sentivo sempre di non fare abbastanza. Io volevo solo che stesse bene. Volevo rivederla sorridere perché ha il sorriso più bello del mondo. A gennaio di quest'anno ci fu una profonda crisi e decidemmo di lasciarci. Ma sempre nello stesso giorno mi scrive che non vuole recidere il legame che ci univa. Mi ha assicurato che avrebbe iniziato un percorso di terapia. Ero stordito ma anche felice. La terapia avrebbe fatto bene a lei a anche a noi come coppia. Ma sfortunatamente ha sempre procrastinato e subito dopo aver fatto pace abbiamo una nuova crisi per gli stessi motivi ("non mi ascolti, non mi capisci"). A fine febbraio abbiamo una nuova discussione sulla sessualità. Io sono restio a parlarle all'inizio ma poi gliel'ho detto. Da allora, a detta sua, ha perso la fiducia in me perché non le ho parlato subito. Non abbiamo nemmeno il tempo per cercare di risolvere la questione che inizia la quarantena. Un mese e mezzo dopo l'inizio della quarantena (fine aprile, noi ci siamo messi insieme a fine luglio 2019, la madre morta a fine settembre), dopo numerosissimi litigi ci lasciamo definitivamente. Nonostante le mie richieste per riprovarci lei non ne vuole più sapere, dice che non mi ama più. Resta solo tanta nostalgia, la rabbia e un quesito: la relazione sarebbe finita lo stesso o tutto è diventato più pesante a causa del lutto e poi della quarantena? Io sono dell'idea che avevamo le nostre differenze ma niente che non si potesse risanare se avessimo avuto un po' più di tranquillità. C'è stata una forte passione all'inizio ma è stato tutto stravolto. Non abbiamo potuto espletare tutta la potenzialità della nostra relazione. E sono 4 mesi dalla fine e penso sempre a lei. Non so cosa fare. Io vorrei riprovarci ma lei non vuole sapere. Vorrei richiamarla tra qualche mese ma questo mi farebbe vivere con questo pensiero fisso nella testa e mi negherei qualunque possibile nuova esperienza.
Mi scuso per la lunghezza e grazie per la disponibilità.
Fabio