Ipotesi nuovo disturbo e rifiuto a comunicare sintomi chiaramente
Salve,
lo psichiatra del CIM presso cui mi sono recato una volta ritiene che io non abbia il disturbo che mi è stato diagnosticato ma un altro su cui ha però dei dubbi. Mi ha fissato una seconda visita in cui arrivare alla formulazione della diagnosi. Io non voglio comunicare in una seconda visita dei sintomi perché si arrivi ad una seconda diagnosi e non voglio seguire più psicologi o psichiatri. Sono libero di non farlo?
Chiederei di oltrepassare l'aspetto relativo al buon senso di una persona di collaborare con questi professionisti nel suo interesse e nell'interesse della collettività ma di favorire una visione incentrata sulle libertà personali.
Non ho eventi legati a pericolosità sociale o eventi per cui i miei famigliari possano additarmi responsabilità per una mala conduzione dei rapporti della vita famigliare.
Lo psichiatra attuale del CIM ritiene che io non abbia il disturbo precedente e che ne abbia uno nuovo a cui vuole arrivare.
Ho capito che la prassi è che un nuovo disturbo sostituisce uno vecchio, questo però se la persona ne permette la diagnosi.
Io, in quanto persona responsabile del proprio corso di vita e avente una visione autonoma sulla cosa, esprimendo così una libertà che non può essere attentata, invece non voglio permettere attraverso l'espressione di sintomi o la comunicazione che si arrivi a una nuova diagnosi in una nuova visita.
Il primo disturbo verrà cancellato? Se no, perché? Dovrebbe essere cancellato ma in pratica si aspetta la nuova diagnosi per sostituirlo?
Se una persona che non ha eventi significativi di responsabilità rispetto all'armonia con la collettività si vuole sottrarre a questo patto fra la persona e l'organizzazione dello Stato e della società liberamente dal momento in cui dall'ASP si ritiene che non abbia il disturbo precedentemente diagnosticato la sua domanda di cancellazione del primo disturbo senza diagnosi di uno nuovo per carenza di chiarezza nell'espressione dei sintomi e nella comunicazione del sé, più profondo e più superficiale, può essere accolta lasciando sì che si sviluppino le conseguenze delle dichiarazione dello psichiatra e della mia scelta dall'interno dell'amministrazione sanitaria senza altri accertamenti e azioni giudiziarie (non è detto che una persona dia il consenso ad accertamenti per sottoporsi a perizie psichiatriche essendosi già pronunciato un medico ASP riguardo all'errore del precedente disturbo, cosa che io ritengo sufficiente per procedere all'eliminazione dello stesso dall'interno).