Insoddisfazione verso me stessa e la mia carriera universitaria

Inviata da Dafne · 30 ott 2020

Buongiorno, sono una studentessa di quasi 23 anni al secondo anno di magistrale e ultimamente sono sempre meno soddisfatta di me stessa, del mio percorso universitario.
Parte tutto 5 anni fa quando ho iniziato la triennale, con molte difficoltà, non riuscivo a passare gli esami e, per quanto i miei genitori non mi facessero pesare la cosa né facessero paragoni con la mia brillante sorella, ho sofferto molto psicologicamente, tanto da avere attacchi di panico e di pianto quando mi mettevo a studiare. Con tanta forza di volontà e rinunce, ho recuperato tutti gli esami e mi sono laureata in tempo in triennale a dicembre; nel mentre a settembre ho iniziato la magistrale per non rimanere indietro. Adesso, un anno dopo, sono quasi in pari se non per un esame bocciato e rimasto indietro. Purtroppo però, dopo aver affrontato una crisi pensando di aver sbagliato percorso, visto che mi sarebbe piaciuta anche un'altra strada, e ritrovata la motivazione mi ritrovo, a lavoro e studio settimanale conclusi anche con largo anticipo, a domandarmi perché sono sempre insoddisfatta di me stessa. Ho la media del 27 ma vorrei 30, ho solo un esame indietro ma vorrei averlo superato brillantemente, a 23 anni sono verso la fine della mia carriera eppure...eppure, non sono felice.
I miei genitori sono fieri di me, mia sorella lo è, il mio ragazzo dice sempre di ammirarmi, i miei amici mi prendono come esempio...però non è sempre andata così: alle medie e alle superiori andavo molto male a scuola.
Non capisco se ho delle cose da elaborare del passato o se sono io che pretendo veramente troppo da me stessa.

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Miglior risposta 2 NOV 2020

Cara Dafne,
l’insoddisfazione di cui parli è certamente una condizione prostrante e mina la tua serenità.
Un sentimento che, probabilmente è pervasivo e sempre pronto ad emergere guastando anche i momenti di successo.
Dal tuo racconto, si evincono anche altri elementi che ti caratterizzano: si tratta della caparbietà, che usi nel perseverare i tuoi obiettivi e nella tua oggettiva capacità di ottenere dei buoni risultati.
E’ facilmente comprensibile e, del resto, te ne rendi ben conto, che le citate caratteristiche, sono talmente reali da poter essere notate da osservatori esterni.
Sarebbe certamente semplicistico pensare che tu stia pretendendo troppo da te stessa, o che ci siano questioni in te irrisolte (certamente ci saranno, ma difficilmente in misura superiore alla media).
C’è solamente una persona, tra quelle da te citate (genitori, fidanzato, tua sorella) che non osserva adeguatamente ciò che avviene: te stessa.
Anziché cercare spiegazioni di sorta (possibili traumi, tendenza al confronto, competizione con la sorella, ecc….) nel tuo caso, l’intervento più “semplice” ed importante che potresti fare è di concederti di essere quello che sei. Mi riferisco ad un “concedersi” nel senso più ampio del termine, “accettare” una certa condizione, porta in sé un senso di equilibrio, una base sulla quale costruire.
Il tuo atteggiamento è di ostacolo nel farti godere quelle ottime conquiste che sono già in tuo possesso e ti “spinge” ad una stenuante ricerca. Molto banalmente, va vista anche la parte “mezza piena del bicchiere”, per il semplice fatto che c’è e va riconosciuta. Tutto ciò è ottenibile. Parti dal “metterti comoda”, il resto verrà durante il percorso, il tuo “problema” non è inerente la competenza.

Marconcini Andrea Psicologo a Casaleone

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4 NOV 2020

Gentile Dafne,
penso che le due ipotesi che lei ha citato alla fine del suo post non si escludono ma sono collegate nel senso che probabilmente lei pretende troppo da se stessa perchè ha delle cose da elaborare del passato.
Infatti lei ha ricordato che alle medie e alle superiori andava molto male a scuola ed ha patito il confronto che lei stessa faceva con sua sorella specie all'inizio del percorso universitario quando non riusciva a passare gli esami ed aveva attacchi di ansia.
Indubbiamente la sua qualità migliore sembra essere la perseveranza nel raggiungere gli obbiettivi che si prefigge ma per ritrovare la serenità deve anche accettare i propri limiti ed apprezzare ciò che ha fatto e che riesce as fare sulla base di un adeguato livello di autostima che può raggiungere tramite un percorso di psicoterapia preferibilmente cognitivo-comportamentale.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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2 NOV 2020

Cara Dafne
il bisogno di sentirsi accettati, talvolta, può portare a fare scelte che in realtà non si desiderano veramente.
Ora ha quasi raggiunto il traguardo della specialistica. Non le conviene abbandonare.
Finisca il percorso intrapreso, e contestualmente cerchi di fare luce su ciò che le piace veramente, senza pensare a quello che rende felice gli altri.
PENSI SOLO A CIO' CHE VERAMENTE LE PIACEREBBE FARE.
NON È MAI TROPPO TARDI PER CAPIRE CHE È ARRIVATO IL SUO TEMPO.
BUONA FORTUNA
D.ssa Catia Del Monte

Dott.ssa Catia Del Monte Psicologo a Roma

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2 NOV 2020

Gentile Dafne,
se usassimo la metafora del percorso universitario come un videogioco, confrontare come vanno gli altri potrebbe farci distrarre dal nostro schermo, dal nostro gioco. A volte si tratta di focalizzarci sul superare noi stessi, andando avanti schema per schema. Hemingway disse una volta che "Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a qualcun altro. La vera nobiltà sta nell'essere superiore a chi eravamo ieri". La sua nobiltà sta nell'essersi sfidata, e nonostante andasse male alle medie e alle superiori, ha continuato a superarsi.
Ci potrebbe essere una sfumatura di positivo nell'essere non pienamente soddisfatti, nel momento in cui ci sprona a superarci ulteriormente. Potrebbe aggiungere tra le sue competenze anche quella di apprezzare un po' di più i suoi risultati. Forse gli apprezzamenti degli altri non le fanno effetto perché sono raccontati con le parole e il modo di vedere il mondo di altri interlocutori: non sono parole sue. Allora provi se vuole a prendere un pezzo di carta e allenare questa sua competenza trovando qualche motivo di soddisfazione detto con parole sue, dal suo punto di vista.
Le faccio tanti auguri.
dott. Giovanni Iacoviello

Dott. Giovanni Iacoviello Psicologo a Bergamo

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2 NOV 2020

Buongiorno. Sembra che, più che da ricercare nel passato, la motivazione della Sua insoddisfazione sia da ricercare nel presente e nel futuro. Nel presente perchè sembra che Lei incontri il mondo, e in particolare ciò che per Lei è significativo (università), tramite 1) standard (altri, "brillante sorella", e voti, "vorrei 30") che deve soddisfare pena la sensazione di "Non adeguatezza"; e 2) idee tutto/niente (se da piccola non era brava a scuola, come può essere un esempio oggi per gli amici?). E futuro, perchè evidentemente Lei ha un progetto che non è particolarmente identitario. Un percorso di psicoterapia metterebbe a tema il tutto e sarebbe utile per la risoluzione della sensazione spiacevole. Valuti la possibilità di cominciarne uno. Cordialmente. DP

Dott. Daniel Michael Portolani Psicologo a Brescia

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1 NOV 2020

Buongiorno Dafne,
è importante e utile che lei si ponga questa domanda: perchè non sono felice? La parte di sè sempre insoddisfatta ed esigente, mai contenta e pronta a fare paragoni che la svalutano, ha una ragione di essere. Probabilmente le è servita in passato e solo ora lei scopre quanto sia controproducente, che prezzo alto la obblighi a pagare. C'è forse dentro di lei un bisogno che urla forte... Mi colpisce l'aggettivo che utilizza per descrivere sua sorella: brillante. E' per consentirle di brillare che lei oscura la sua luce?
Se ne ha l'opportunità, potrebbe esserle di aiuto un lavoro di conoscenza di sè, che le consenta di divenire più consapevole degli ostacoli che si frappongono tra lei e la possibilità di essere felice.
Buona fortuna
Dott.ssa Franca Vocaturi

Franca Vocaturi Psicologo a Torino

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31 OTT 2020

Cara Dafne6
lei ha dolorosamente sperimentato che nessuno di noi è una sfera granitica, che appare identica, da qualsiasi parte la si osservi.
Infatti ognuno di noi, se paragonato, ad una figura geometrica tridimensionale apparirebbe come una figura irregolare dotata di numerose e appuntite sfaccettature, che altro non sono il riflesso del nostro mondo interno nel quale parti diverse e spesso contraddittorie coesistono e tentano di farsi sentire.
Dall’esterno i suoi comportamenti sono degni di grande ammirazione, che lei peraltro, riceve dalla sua cerchia familiare e amicale.
Effettivamente lei ha raggiunto grandi risultati sul piano scolastico e in particolare quello universitario.
Ma ciò di cui può essere fiera sono i sacrifici che la sua carriere scolastica, ma direi la sua vita, le sono costati.
Eppure apprezzare le sue capacità di determinazione e resilienza, non le è utile per attenuare il disagio, perché il disagio proviene da parti di sé insoddisfatte e inascoltate la stanno ‘chiamando’. Attraverso il disagio le segnalano che vorrebbero essere prese in considerazione.
Per lei è un’occasione di riflettere sulla sua vita e sulle decisioni legate ad alcune scelte, come ad esempio quella lavorativa.
Potrebbe considerare di dare voce a queste sue parti dialogando con loro nel corso di un percorso terapeutico.
In questo modo le sarà possibile raggiungere quel benessere interiore indispensabile per effettuare scelte in linea con la sua vera natura.
Le auguro buoni pensieri e buone scelte.
Giordana Milani

Dott.ssa Milani Giordana Psicologo a Biella

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31 OTT 2020

Cara Dafne,
nel leggerla l’ho immaginata continuamente in corsa. Come se avesse intrapreso una gara di corsa ad ostacoli e fosse prima, ma, anziché riuscire a godere della posizione e del traguardo raggiunti con fatica, si distrae nel guardare sempre avanti o sempre indietro: o verso gli ostacoli che ancora le mancano, rimproverandosi di non averli ancora raggiunti, o verso quelli superati, rimproverandosi per averne toccati e fatti oscillare alcuni. Mi chiedo di fatto contro chi stia gareggiando: sua sorella? Una parte di se stessa? O forse c’è dell’altro. Il rischio di non avere bene a mente chi sia il nostro “concorrente” è che ci si ritrovi a correre sempre, senza tregua, per la paura di venir superati o di rimanere indietro. Forse un aiuto psicologico potrebbe servirle per mettere bene a fuoco i suoi bisogni e le sue aspettative, sia su di sé che su gli altri. E per riuscire, perché no, a concedersi un attimo di fermarsi ed ammirare il paesaggio che ha raggiunto.

Buona fortuna,
Dott.ssa Caterina Berti

Dott.ssa Caterina Berti Psicologo a Torino

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31 OTT 2020

Cara Dafne, mi sembra di capire che ritiene che tutti intorno a lei credono nelle sue capacità , ma lei? Lo ritiene come gli altri ?Alcune esperienze precoci possono aver contribuito a creare in lei un’immagine di se’ più debole di quanto non lo sia in realtà . Penso ad esempio al confronto con sua sorella , che lei definisce brillante , anche se nessuno volontariamente le ha fatto pesare la cosa. Un problema di performance insomma, la cui risposta si e’ tradotta per un periodo della sua vita con ansia e attacchi di panico . Direi quindi che nel suo caso andrei a capire insieme ad un professionista quali sono stati gli eventi che le hanno fatto credere di non essere abbastanza .
Buon percorso

Dott.ssa Fabiana Capobianco Psicologo a Treviso

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31 OTT 2020

Ciao Dafne6, ti rispondo sulla base di quello che hai scritto perché si dovrebbe approfondire meglio cosa c'è dietro questa insoddisfazione. Nn essere mai contenta sembra una tua difficoltà a goderti quello che hai, un metterti sempre alla prova e ad alzare sempre le aspettative. Un gran fatica, non pensi? Un percorso personale ti aiuterebbe a viverti le cose che fai sopratutto quelle belle perché ad oggi non lo stai facendo, quando poi la tua psiche è stanca si crea il blocco che si esprime con l'attacco di panico.
Con un Terapeuta devi imparare a conoscere il tuo funzionamento interno solo così potrai gestirlo.
Buona vita carissima Dafne6.
Dr.ssa Romina Bove Psicoterapeuta EMDR ( Modena)

Bove Romina Psicologo a Modena

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30 OTT 2020

Cara Dafne, pare proprio che l'unica a non essere fiera di se sia proprio Lei. Possiamo essere i primi veri e propri nemici di noi stessi. Questo può essere collegato al fatto che si paragoni costantemente a Sua sorella; sente, forse, di valere di meno (perchè?). Sembra che abbia costruito un'immagine di sé negativa. Certo, a causa delle Sue esperienze passate. Sarebbe utile per Lei approfondire il perché di questa insoddisfazione, per lavorare sul modificarla in soddisfazione, e per migliorare l'immagine che ha di se stessa, affinché possa vivere serenamente i Suoi traguardi e la Sua realizzazione, non paragonandosi ad altri. Si affidi ad un percorso psicologico per orientarsi al meglio sia verso ciò che desidera, sia verso il Suo benessere personale.
Le auguro buona fortuna e tranquillità.
Dr.ssa Amanda D'Ambra.

Dr.ssa Amanda D'Ambra Psicologo a Torino

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