Ho paura di poter diventare bipolare come mia madre

Inviata da Sara · 7 ago 2015 Disturbo bipolare

Buongiorno,
sono una ragazza di 33 anni che da 5 si è trasferita in un'altra città per amore. Negli ultimi anni mi capita di avere dei periodi di un mesetto circa all'anno nei quali vivo momenti di ansia o di tristezza, sentendomi quasi estraniata dalle cose che sento come un peso (arrivo a chiedermi "Come fanno le persone ad arrivare a 50-60-70 anni?"), anche se razionalmente mi rendo conto che la vita è bella e può regalare tante cose positive. Nella normalità sono una persona emotiva che si fa entusiasmare e coinvolgere facilmente da ciò che la circonda; prima di trasferirmi non mi capitava questo e io lo attribuisco un po' alla difficoltà di aver dovuto cominciare tutto da capo e al non avere relazioni profonde nella nuova città, persone con cui riesco ad aprirmi al 100%, a parte il mio compagno.
Sono da sempre una persona molto attiva nello sport, nel lavoro, cerco sempre di fare tutto ciò che posso, ma in quei momenti mi sembra di essere una formichina che lavora in continuazione in ogni ambito senza mai potersi fermare e senza trovare ciò che cerca, fino al punto di non farcela più. È in questi momenti di down, come li chiamo io, che scatta la paura di poter essere bipolare come mia madre...che vive ad oggi in una condizione di ritiro emotivo dalle cose e dalle persone. Il fatto di averla vista soffrire fin da bambina tra alti e bassi mi ha da sempre spinto a dirmi di non voler essere come lei, ma quando ho dei sintomi che me la ricordano ho paura possa essere così.

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Miglior risposta 7 AGO 2015

Buongiorno Sara,
le rispondo, forte del fatto di avere un'esperienza profonda delle tematiche di cui parla, sia dal punto di vista della mia formazione, sia per esperienza professionale di presa in carico diretta di famiglie con un parente affetto da disturbo bipolare.
Non posso evitare di sottolineare che per quanto riguarda tutta la categoria dei Disturbi dell'Umore, di cui il disturbo bipolare fa parte, uno dei fattori predisponenti allo sviluppo delle patologie dell'umore è la famigliarità. Questo vuole dire che occorrono più fattori predisponenti per lo sviluppo di patologie complesse e in più dobbiamo aggiungere che questo non significa che, avere un parente con un disturbo dell'umore sia in linea diretta possessore dello stesso disturbo.
Quello che invece ho riscontrato nella mia pratica professionale, è che spesso i famigliari (soprattutto i figli, che dipendono nell'accudimento fisico e psicologico dai propri genitori) assorbono le modalità comportamentali e il funzionamento psicologico dei propri cari affetti da tale patologia, tanto da arrivare ad identificarsi col disturbo, pur non avendolo affatto. Detto questo, le consiglio di andare in consultazione da un bravo collega psicologo o psichiatra chiedendo una valutazione psicologica, in modo da togliere ogni dubbio sul problema. Se il disturbo non le appartenesse, come credo, si organizzi con calma ma in maniera decisa, ad andare in psicoterapia, in modo che sia possibile per lei lavorare sulle dinamiche disfunzionali che ha interiorizzato nel rapporto con mamma.
Mi scusi se sono stata così diretta, ma credo di aver imparato nella mia pratica professionale, che questo genere di dubbi vadano presi in carico seriamente, altrimenti diventano meccanismi di funzionamento della personalità statici e non permettono di godere appieno della propria esistenza.
La saluto cordialmente.

Dott.ssa Torti Elisabetta Katia Psicologo a Sampierdarena

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11 AGO 2015

Gentile Sara, non credo che lei sia bipolare, ma che sia molto spaventata, paura che emerge quando vi è tranquillità nella sua vita, le consiglio una psicoterapia per verificare se ha veramente una patologia e per uscire dalla sua ansia, potrà avere così anche i rapporti affettivi positivi che si merita, cordiali saluti, dott. D. Malerba

Dott. Daniele Malerba Psicologo a Trivignano

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11 AGO 2015

Cara Sara,
comincia pure con l'abbandonare tutte le presunte idee di destino genetico, che sono inesistenti e infondate, soprattutto nella mia ottica psicosomatica. Mi concentrerei piuttosto su una frase-chiave del tuo scritto: "....sentendomi quasi estraniata dalle cose che sento come un peso (arrivo a chiedermi "Come fanno le persone ad arrivare a 50-60-70 anni?")". Questa frase denota il fatto che tu noon stai sentendo di vivere una vita che ti appartiene veramente, qualcosa stona con la tua natura profonda, con la tua essenza, la quale dunque si "ribellla" e ti invia messaggi di malessere come quelli che avverti e che nulla hanno a che vedere con la mamma bipolare bensì con una dimensione esistenziale da rivedere in qualcosa. Il fatto che tu ti chieda "Come fanno le persone ad arrivare a 50-60-70 anni?" denota proprio il fatto che in questo momento avverti pesantezza nella tua vita, una pesantezza che impone delle modifiche e dei cambiamenti. Se non sai da dove partire può esserti utile un percorso psicologico di tipo umanistico-esistenziale

Dott.ssa Chiara Pica Psicologo a Grosseto

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10 AGO 2015

Buongiorno Sara,

Come si dice, la guerra fa male quando finisce. Mi riferisco alla distanza, alla città nuova, ad una maggior solitudine che la costringe a stare più con se stessa e a far emergere di più tutto ciò che ha rimosso e magari nascosto. La distanza ci permette di una visione più chiara delle cose, di rielaborare le difficoltà familiari, di sentire le somiglianze con i nostri cari, magari anche quelle che non vorremmo mai avere. Non senta la malinconia, la paura della solitudine e gli sbalzi d'umore come una malattia, un problema, forse sono l'unico modo che la sua parte sana (scusi la definizione) ha di dirle: trova una tua identità, identificati, accetta le tue dicotomie, accetta di essere sensibile, emotiva, trascinatrice, solare, propositiva, ma anche malinconica e intimorita dalla tue radici. Sono solo esempi di parole, aggettivi, lei usi le sue parole per definirsi, sapendo che la difficoltà è trovare elementi concreti, le parole, per definire qualcosa di astratto..
in bocca al lupo per il suo percorso.

Dott. Goffredo Luigi Bordese

Dott Goffredo Luigi Bordese Psicologo a Pavia

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10 AGO 2015

Gentile Sara,
dalle sue parole traspare la sua preoccupazione per il suo umore e per la sua salute. Come saprà, nella categoria dei disturbi dell'umore, tra cui ritroviamo anche il disturbo bipolare, c'è una componente dovuta alla familiarità. Tuttavia, avere un parente bipolare non necessariamente significa diventare bipolari. Allo stesso tempo è plausibile che i cambiamenti nella sua vita, come il trasferimento di cui parla, abbiamo potuto determinare un cambiamento a livello emotivo e soprattutto il bisogno di ritrovare un equilibrio e riadattarsi. Pertanto, il consiglio che mi sento di darle è quello di prenotare un appuntamento per un colloquio psicologico e una valutazione del tono dell'umore psicodiagnostica, al fine di monitorare la sua situazione.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento, cordiali saluti,
Dott.ssa Annalisa Settanni
Triggiano (BA)

Settanni Annalisa Psicologo a Triggiano

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7 AGO 2015

Cara Sara,
si rivolga alla asl e chieda una valutazione psicologica per disturbi dell'umore.

E probabile che i comportamenti in cui sente di assomigliare a sua madre siano solo modalità comportamentali assimilate dal genitore e che, con il progredire dell'età, divengono più evidenti.

Un caro saluto
Dott.ssa Francesca Fontanella

Dott.ssa Francesca Fontanella Psicologo a Rovereto

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7 AGO 2015

Gentile Sara,
indubbiamente il fattore ambientale rappresentato dall'avere o avere avuto un genitore affetto da depressione maggiore o da disturbo bipolare può condizionare pur non essendo determinante perchè il genitore rappresenta un modello e un riferimento. Tuttavia non è l'unico modello e l'unico riferimento! Lei dice di essersi trasferita per amore del suo compagno ma sembrerebbe che questo sentimento ( dando per scontato che vi sia piena reciprocità )non basti per farla sentire felice o almeno serena e fiduciosa. E il pensiero di poter formare con quest'uomo una famiglia ( perchè non credo che l'abbia già fatto ) che effetto le fa?
Le suggerisco di non vivere all'ombra della patologia dell'umore di sua madre e di non pensare al lavoro come ad una via di fuga ma come ad uno strumento di autorealizzazione .
Concordo con i colleghi nel suggerirle un percorso di psicoterapia che possa aiutarla a sciogliere i suoi dubbi esistenziali ed anche a stabilizzare il suo umore.

Cordiali saluti
Dr. Gennaro Fiore

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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7 AGO 2015

Cara Sara,
posso comprendere la sua preoccupazione. Ciò che espone però sembra più un disturbo d'ansia.

Potrebbe rivolgersi ad uno psicologo per elaborare i motivi che le creano ansie e la sensazione.di non arrivare mai ad un punto.
Non pensi al peggio.

Un caro saluto

Dott.ssa Daniela Fornari

Dott.ssa Daniela Fornari Psicologo a Iseo

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7 AGO 2015

Sara buongiorno, comprendo la tua paura visto che hai visto tua mamma stare male e conosci bene quanto sia difficile il disturbo bipolare per chi lo ha e per le persone gli stanno vicino. I disturbi psicologici (con percentuali diverse) hanno una componente genetica, una ambientale ed una personale che dipende dalla combinazione dei due precedenti. Ciò vuol dire che le persone che hanno un parente che soffre di un determinato disturbo hanno il rischio di sviluppare anch' essi tale malattia, ma non la certezza. Oltre ai geni giocano un peso significativo anche le esperienze di vita stressanti, una bassa qualità di vita, il consumo eccessivo di caffè, alcol, droga o altri stimolanti, le gravi irregolarità del sonno, l' uso di alcuni farmaci. Sicuramente il trasferimento in un' altra città è un' esperienza significativa per una persona, che può causare un cambiamento emotivo e cognitivo importante. Se ti rendi conto di avere: A) un temperamento ciclotimico, con oscillazioni dell' umore o dell' energia tali da avere una ricaduta nella tua vita quotidiana; B) un temperamento ipertimico, con un livello di energia e vitalità che tu giudichi esagerata e che interferisce con la tua routine; C) un temperamento collerico che ti porta ad arrabbiarti anche di fronte a stimolazioni di scarsa entità o rilevanza, ti suggerisco di rivolgerti ad un professionista per intraprendere un lavoro volto a stabilizzare il tono dell' umore e a trovare delle strategie per affrontare nel modo migliore quei momenti di ansia o tristezza che tu hai descritto. Se decidi di rivolgerti ad uno psicologo, non necessariamente vuol dire che tu sia malata, ma può essere legato al bisogno di supporto e all' esigenza di acquisire degli strumenti (modalità di comportamento, di interpretazione, di gestione emotiva) funzionali, che diventino per te un fattore protettivo rispetto al rischio di sviluppare tale malattia.
Ti faccio i miei migliori auguri
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti

saluti

Dott.ssa Linda Mannori

Dott.ssa Linda Mannori Psicologo a Sarzana

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