Guardare la donna. Ma come?

Inviata da marco · 29 mar 2016 Relazioni sociali

Vorrei chiedere quale sia secondo la psicoterapia lo sguardo più adeguato verso una donna. Mi spiego. Da terapeuti vi sarà capitato di notare qualche donna interessante o qualche terapeuta femminile molto sexy, Bene, voi come la guardate? Se la vedo come oggetto, è un discorso. Se la vedo come persona è un discorso totalmente opposto.
Nel primo caso almeno io mi ritrovo a soffrire di eiaculazione precoce o ritardata. Nel secondo ,sento come sente ed è una cosa molto intima. Il problema però è che non mi è chiaro in Amore come vadano guardate. Le belle ragazze, mi sembra che non siano quasi mai belle persone e le belle persone raramente si interessano al loro corpo. Devo dire la verità..il sesso è molto piacevole con donne non molto carine perché senti che si aprono a Te. Le donne molto carine, invece sembra che ti usino come un vibratore. Una cosa nelle loro gambe. Ma sono io che sbaglio o questa cosa ha senso? Credo che sia un problema di narcisismo femminile. Ancora oggi non so se vada adorato il corpo della femmina o se vada amato e desiderato quello che è nella donna o se vadano fatte entrambe le cose a come viene. Sicuramente posso dire che la donna oggetto non mi fa sentire Lei e di fatto ci proietto sopra la mia fame; se la donna è persona in quelle bellissime sembra che non esista. Non le senti..è meccanico, è come baciare appassionatamente un muro. A me capita che durante una lunga astinenza, poi finisco per vederle oggetto e prima o poi faccio sesso di emergenza. Se invece sto con una persona, scopro presto o un pezzo di legno o una donna che ti da tutto di le ma è quasi sempre un oggetto brutto, anche se poi mi piace parecchio.Vuoi vedere che la bella è uno stereotipo? Si nasconde dietro una immagine?Se così fosse dovrebbero chiudere Canale 5 che insiste a far vedere donne bellissime la cui persona boooh..chi ci dice dietro quella forma chi ci sia?L'Immagine esaurisce tutto? Forse no, visto che senti che ti usano come un vibratore e Te e il Tuo Piacere non lo sentono proprio. Sento solo il loro Piacere e tu devi fare lo stesso eccitandoti da solo con degli oggetti (Seno, culo, Tette, Viso).

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Miglior risposta 30 MAR 2016

Caro Marco
lei porta alla nostra attenzione un argomento molto complesso che riguarda le relazioni intime e le loro dinamiche e difficoltà.
Per tanti aspetti quello che lei dice è anche plausibile se si considera che tante donne bellissime (ed anche uomini) esteticamente sono poi chiusi a livello di relazione e si rapportano più come "oggetti sessuali" che come persone.
Spesso in questi casi siamo in presenza di soggetti (ripeto sia uomini che donne) narcisisti che amano più se stessi, o meglio la loro stessa immagine riflessa nello sguardo dell'altro, che l'altro stesso.
In genere la donna esteticamente ed esageratamente curata e, spesso, rifatta, è ossessionata dalla bellezza con cui compensa una profonda insicurezza.
L'insicurezza di sè rende difficile amare e darsi in modo semplice e autentico in quanto abbisogna di continue conferme da parte dell'altro e tutto, inesorabilmente, ricade su di sè, sul controllo del proprio fascino.
Sono, non solo rapporti intimi ma rapporti umani, in cui si percepisce il vuoto.
Spesso invece donne (ma anche uomini) esteticamente meno rispondenti ai canoni estetici (che pure ci vengono inculcati in modo martellante), hanno acquisito (non senza sofferenza) quella sicurezza di sè che spiazza e quella capacità di darsi in modo viscerale e appagante sia per sè che per l'altro: ecco dunque comparire i famosi "brutti che piacciono" e il loro fascino colpisce, addirittura travolge.
Poi, tra i due estremi, c'è tutta la gamma delle diverse possibilità e quindi il "mondo" non finisce ai due estremi di cui lei parla.
La capacità di amare, di relazionarsi è una capacità che cresce insieme allo sviluppo armonico della persona.
Quindi io le dico che lei deve partire da uno "sguardo adeguato" su di sè, comprendere cioè a cosa vuole dare senso e valore, che tipo di uomo vuole essere lei?
A partire da questo e, individuato il suo proprio modo di essere e di volersi significativamente relazionare ad una donna, troverà anche un "giusto sguardo" su una possibile compagna e relazione.
In definitiva la sua confusione sul come vedere la donna è lo specchio di una sua confusione su di sè.
Un caro saluto
Dott. Silvana Ceccucci psicologa psicoterapeuta.

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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30 MAR 2016

Salve Marco,
È interessante notare come nel suo immaginario tutto sia così poco integrato.
Evidenzia nella sua esperienza donne belle ma fredde e non così piacenti ma calde.
Evidenzia una sessualità personale "di emergenza" quasi priva di affettività ed emozioni (e quindi magari rende difficile a chi ha un rapporto con lei darsi diversamente? ).
Evidenzia le parti del corpo come viste in un film a luci rosse e non la complessità dell'intimità sessuale del fare l'amore.

Forse ha bisogno di modificare il suo modo di vedere le donne ma non può essere una semplice risposta su queste pagine m un percorso più esaustivo da fare con un collega.

Se trova un collega con orientamento gestaltico o cognitivo comportamentale potrebbe essere il professionista adatto per aiutarla a integrare tutte queste considerazioni.
Cordialmente

Claudia Popolillo - Studio Logos Psicologo a Lodi

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29 MAR 2016

Buonasera Marco, nella sua interessante richiesta, ho notato, parla molto delle donne (oggetto o non, belle o non, sagge o non) ma molto poco di lei (a parte un senso di Sé come "vibratore" e poco altro). Sarei curioso di sapere quello che pensa lei, ciò che vorrebbe lei, ciò di cui avrebbe bisogno lei, etc. A me sembra che si sia abituato a sintonizzarsi con l'esterno per poi adeguarsi; questo, forse, per non deludere e/o sentire un giudizio su di Sé negativo. Approcciarsi agli altri (in questi casi non ha senso declinare il genere di appartenenza) attraverso degli stereotipi, sociali o personali, porta solo ad una visione rigida e vincolata del contesto di appartenenza, che non le permette di poter gestire le proprie emozioni e sviluppare dei criteri interni, saldi e non modificabili, attraverso cui ricavare una propria identità riconoscibile nel tempo.Tale identità l'aiuterebbe a decidere come comportarsi diversamente, di volta in volta a seconda di chi si trova di fronte, pur avendo un senso di Sé continuo e con delle qualità e specificità che la distinguono dal resto delle persone. Sviluppate tali qualità, non vedo come potrebbe esserle funzionale chiedere ad altre persone (con qualità, esperienze, emozioni, etc. diverse dalle sue) come comportarsi con una donna, come guardarla, con che intenzioni, etc. Mi sembra che il suo, dunque, sia più un bisogno, evoluto nel tempo, di ricavare se stesso da parametri esterni, dunque credo che sia da considerare una terapia che possa ri-centrare questo bisogno (talvolta ricavo me stesso dall'esterno, talvolta ricavo l'esterno da me stesso, dalla mia identità), permettendole così di ampliare i margini di scelta ed i vincoli emotivi di cui accennavo più sopra.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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