Fino a che punto un terapeuta può parlare di se?

Inviata da Lia · 22 apr 2014 Orientamento professionale

Buongiorno, premetto che faccio questa domanda solo perché un'amica ha instillato in me un dubbio e non oso chiedere al mio terapeuta per paura di offenderlo. Nel 2012 ho iniziato su mia richiesta con mio marito una terapia di coppia con uno psicologo ad indirizzo psicoanalitico dell'età di mio marito e due anni più grande di me. La terapia è andata avanti con scarsi risultati dal luglio 2012 a dicembre 2012 poi mio marito si è tirato indietro con la scusa economica. Contemporaneamente lo psicologo ha chiesto a me se volevo iniziare un percorso anche singolo perché mi aveva vista molto più disposta a mettermi in gioco e io ho accettato e tutt'ora è in atto. In alcune occasioni in contesti ben precisi e credo finalizzati a farmi capire certe situazioni lui mi ha parlato della sua vita privata ed ho così scoperto che sua madre è stata ossessiva, che ha divorziato e che ha due figli; durante una seduta una volta ha paragonato me a lui e mio marito alla sua ex moglie. Quando mio marito all'inizio dell'estate 2013 voleva tornare in terapia con me lui si è opposto dicendo che dovevamo prima ritrovare un contatto tra noi che non fosse solo quello che avveniva in studio e che dovevamo essere convinti; non abbiamo ricominciato e i nostri problemi sono sempre più gravi. La mia amica sostiene che non è professionale parlare di se ad una paziente, che non è giusto esprimere giudizi su mio marito vito che non è più terapia di coppia da più di 1 anno, questo perché alcune volte ha detto cose del tipo: che mio marito è un passivo aggressivo, che si comporta come ponzio pilato, che non sono io "la matta" ma che lui ha tante cose irrisolte etc.. Mi permette di contattarlo vis sms ma rimane sempre professionale, tra l'altro ci diamo del lei però una volta inaspettatamente sapendo che avevo una cena importante mi ha scritto di sua iniziativa per sapere come era andata. Una volta quando ho rivelato di avrlo visto al cinema con una donna e di non averlo salutato per scelta mi ha chiaramente fatto capire che è stata una brutta serata e che non la frequenta più. e quando ho detto che da mesi non faccio l'amore con mio marito mi ha fatto capire con una battuta scherzosa che non fa sesso da molto neppure lui. Onestamente queste cose non mi hanno né infastidita né turbata mi sono sembrate spontanee, ma la mia maica dice che vuole farmi sapere troppo d se e che secondo lei dietro c'è un interesse. Io vorrei solo sapere se questi atteggiamenti sono consentiti o sono poco professionali. Grazie

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Miglior risposta 3 NOV 2014

Salve Lia,
nel momento in cui inizia una relazione (ed in questo caso una relazione d'aiuto) il terapeuta entra in relazione col paziente/cliente (che lo voglia o non lo voglia perché tutto questo è implicito nella relazione stessa) sino a parlare in un certo qual modo di se, consapevolmente o inconsapevolmente. Diviene a questo punto importante che un Terapeuta conosca bene se stesso ed il proprio mondo interno, affinché il parlare di sè abbia solo ed esclusivamente un fine Terapeutico ed avvenga quindi in un territorio quanto più possibile guidato dall'esser consapevoli.
Cogliendo questa preziosa opportunità la invito ad osare e chiedere tutto questo al suo terapeuta. Tutto ciò emerge nella nostra mente all'interno di un incontro e del quale siamo consapevoli (come nel suo caso) se non esplicitato crea solo un'interruzione della nostra spontaneità di stare in relazione (occasione per fare una nuova esperienza terapeutica) e diviene perciò una possibilità persa per imparare a "stare in Relazione in modo autentico".
Un caro saluto Lia
Dr.Povolo

Dott. Riccardo Povolo Psicologo a Cagliari

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24 APR 2016

Buonasera Lia, questa volta non sono d'accordo con i colleghi che "minimizzano" ciò che il suo terapeuta le ha detto. Al netto della veridicità di tutto quello che ci ha riportato (e non penso il contrario), non vedo l'utilità terapeutica né del proporre (in primis da lui, sarebbe stato diverso se fosse stata lei a proporlo) una terapia individuale dopo quella di coppia, né il dire che sua mamma fosse ossessiva, né che avesse divorziato o, tanto meno, l'informazione da quanto lui non facesse l'amore, etc. Insomma, anche io, non essendoci una regola scritta, posso fare dei riferimenti alla mia vita privata, ma sempre in ottica di cercare e trovare qualunque strumento, strategia, occasione e informazione che abbia un obiettivo clinico. Anche a me, come alla sua amica (forse anche per il suo modo di comunicare queste cose) è arrivato il senso che il collega (cui, comunque, bisogna dare il beneficio del dubbio mancando la sua "campana") abbia altri interessi, da specificare attraverso (anche mia opinione) una sua ricerca di chiarimento, Lia, rispetto ai dubbi che ci ha riferito. In ogni caso, eviterei di generalizzare, in quanto ogni relazione terapeutica è, tautologicamente, unica e, per fortuna, non riproducibile. Chiarisca queste cose, in modo che la fiducia che ha nel collega non venga (consciamente o inconsciamente) intaccata, altrimenti perde tempo, soldi e possibilità di aumentare la complessità del suo sistema.
Buona fortuna
dott. Massimo Bedetti
Psicologo-Psicoterapeuta
Costruttivista Postrazionalista Roma

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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24 FEB 2016

Gentile Lia,
sono molto d'accordo con le risposte che le hanno dato i miei Colleghi Ceccucci e Povolon.
L' "uso del Sé" del terapeuta in parte dipende dal tipo di setting e di approccio terapeutico che si utilizza ( vedi psicoanalisi ortodossa come riferimento estremo) ed in parte dalla personalità del terapeuta.
In ogni caso, deve essere sempre "misurato" e consapevole per non invadere il paziente che deve rimanere al centro della terapia e deve servire per fargli capire delle cose importanti che possano essere a lui utile.
Anch'io penso che la sua ritrosia a chiedere direttamente al suo terapeuta ciò che ha chiesto a noi abbia a che fare con una sua difficoltà comunicativa e credo che la sua amica si sbagli nel pensare che questo collega, benchè forse giovane, abbia per lei Lia interessi extra-professionali.
Personalmente, mi capita ogni tanto di portare esempi o situazioni tratti dalla mia vita ma nei limiti di cui sopra e credo che questo dipenda dall'intensità e particolarità del mio vissuto personale anche se sono convinto ( e mi piace credere ) che la maggior parte degli psicoterapeuti è stata mossa all'interesse per la psicologia anche dai propri "life events" come è frequente che accada.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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28 APR 2014

Se ritieni che questi suoi atteggiamenti non abbiano secondi fini continua la tua terapia. Magari può essere un suo modo per instaurare un'alleanza terapeutica. Onestamente io come terapeuta non avrei mai fatto alcune di quelle considerazioni ad un paziente del mio sesso opposto, ma non tutti siamo uguali

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28 APR 2014

Gentile signora Lia credo che in qualche modo lei senta un turbamento e questo spiega la sua richiesta di informazioni. Come le hanno già detto i colleghi che hanno risposto prima di me non esiste una regola perfettamente definita, ogni terapeuta in base al proprio orientamento ed in base alla propria personalità supera o meno i confini del setting. Proprio in virtù di questo clima così "confidenziale" che si è creato tra voi credo sia indispensabile che lei si confronti direttamente con il collega su questo tema che è molto importante. Da parte sua recepisco un turbamento che deve essere comunicato. Bon courage

Studio Di Psicologia In Corso Vittorio Psicologo a Torino

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28 APR 2014

Gentile Lia
è un argomento interessante questo posto da lei e merita qualche considerazione.
Come altri colleghi le hanno già detto una regola generale non esiste in quanto la possibilità di parlare di Sè da parte dello Psicoterapeuta varia molto a seconda del tipo di scuola e di orientamento seguito nella Psicoterapia.
In generale nelle Psicoterapie che usano un "setting" Vis a Vis (faccia a faccia) certo non si esclude la possibilità che qualche esempio che il terapeuta fa possa essere "tratto" dalla propria esperienza personale; il terapeuta infatti, in quanto persona, come gli altri impara dalla vita e dalle esperienze sue e dei suoi pazienti. Questo processo di comunicazione circolare che porta ad una crescita è presente anche per il terapeuta e non solo per il paziente.
La cosa però che credo debba essere al fondo di queste comunicazioni e che differenzia i ruoli (anche quando lo psicoterapeuta parla di sé) è che E' il paziente/cliente ad essere sempre al centro del discorso e cioè quello che si dice è comunque in funzione esplicativa di processi e di esempi per la SUA evoluzione.
Quindi casomai il terapeuta può parlare di se stesso senza però invadere il campo dell'altro che è il "focus" della comunicazione e della psicoterapia, cioè il senso deve sempre essere quello di un "servizio" e non di chiacchiere avuoto (visto pure che il cliente paga). Questo penso debba essere chiaro e debba essere rispettato e questo è il metro di valutazione che può aiutarla a capire che cosa succede.
Per quanto poi riguarda le questioni di "transfert e controtrasfert" cioè di innamoramenti "transferali" appunto all'interno della psicoterapia , si tratta di questioni emozionali che andrebbero chiarite in un dialogo sereno e aperto. Aprirsi è un elemento indispensabile per il funzionamento della psicoterapia stessa.
Saluti
Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicoterapeuta in Ravenna.

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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23 APR 2014

Buongiorno Lia, in alcune occasioni, il terapeuta può parlare di sè per aneddoti che hanno la funzione di far riflettere il paziente sulle proprie questioni (questo è terapeutico). Il parlare di sé, secondo la modalità utilizzata dal tuo terapeuta, invece, appare alquanto debordante rispetto a quanto consentito nel setting. Comunque, ti suggerisco i parlarne con lui, è molto importante, in quanto soltanto in questo modo potresti ottenere chiarimenti immediati. Puoi comunque avvalerti della mia collaborazione , qualora continuassero i tuoi dubbi. Ciao

Dott.ssa Carla Panno Psicologo a Milano

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23 APR 2014

Gentile Lia,
i comportamenti da lei descritti sono alquanto insoliti, per nulla professionali e onestamente dubito che possano avere un valore "psicoterapico". Due anni di terapia sono molti, forse troppi, per risolvere una crisi di coppia.
La invito a riflettere sul lavoro che avete svolto fin ora, anche se non mi sembra che lei abbia risolto le sue difficoltà.
Cerchi di comprendere se il Collega è anche specializzato in psicoterapia, q
Ci tenga aggiornati se crede.

Cordiali saluti,
Dott. Giuseppe Del Signore - Psicologo, Psicoterapeuta Viterbo

Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo a Viterbo

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23 APR 2014

Gentile Lia,
il fatto che lei consideri il suo terapeuta professionale, forse significa che lo è. Ovvero, in una relazione "intima" come quella terapeutica, se ci fosse un interessamento sessuale, credo che sarebbe percepito, sia in una direzione che in un'altra.
Molti terapeuti non amano parlare di se', altri lo fanno. Non c'è una regola, se non quella che ciò che diciamo deve essere pensato affinché la persona che abbiamo davanti ne faccia qualcosa di utile.

Restiamo in ascolto

Dr Mori Francesco Psicologo a Siena

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23 APR 2014

Salve Lia,
premetto che in qualche circostanza può essere utile un’apertura del terapeuta, più che altro per normalizzare il disagio riportato dalla persona, come a dire “non si spaventi, non è l’unica a vivere questi momenti, è umano, ce li hanno in molti, ogni tanto anche io stesso”, tuttavia esagerare riportando aneddoti privati potrebbe finire per interferire col vostro percorso, in quanto dovrebbe essere centrato su di lei e non sul suo terapeuta.
Detto ciò, vorrei ricordarle, che il rapporto con il terapeuta deve potersi basare sulla fiducia reciproca, sulla chiarezza e sulla sincerità, per questo le consiglierei di rivolgere la sua domanda direttamente a lui, in modo da poter risolvere assieme i suoi dubbi. La terapia serve anche come terreno per poter sondare metodi diversi di approcciarsi agli altri e gestire le relazioni e i conflitti. Il fatto che lei tema di poterlo offendere e si ritrae dal porgli questo quesito, mi fa pensare se questo sia un modo che adotta spesso anche con altre persone significative che fanno parte della sua vita, e che potrebbe essere utile modificare attraverso questa “prova” che le sta capitando. Ricordi che chiedere fa parte dei diritti di ogni essere umano! Tra l’altro siamo proprio qui apposta per aiutarvi non soltanto a sbrogliare le vostre matasse emotive e i disagi che state vivendo nella quotidianità, ma anche le ovvie perplessità che possono insorgere durante le fasi del percorso, ovvero su come funziona la terapia.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Francesconi

Anonimo-127163 Psicologo a Fano

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