Dubbi sull'università
Salve. Racconto in breve la mia storia. Mi sono iscritta all'università, triennale e ora sono al secondo anno. Preciso che ho preso la decisione di iscrivermi a settembre, dopo la maturità al liceo, senza pensare veramente e coscientemente a cosa stavo andando incontro.
Il primo anno ho dato in totale tre esami, ottenendo quindi 18 crediti su 60. Essendo una studentessa fuori sede ero spesso lontano da casa e forse non avendo ancora ben capito come funzionasse l'università e quanta responsabilità ci fosse dietro la scelta di iscrivermi ad essa ho preso tutto molto alla leggera e il risultato del primo anno si può cosi riassumere in: disastro.
Ho iniziato il secondo anno mettendoci tutto l'impegno possibile affinchè io potessi recuperare il più possibile i crediti persi. A metà ottobre mi è venuta la mia crisi d'ansia; tachicardia, sudorazione fredda, paura, tremori, agitazione a mille. Passo in farmacia, acquisto delle compresse alle erbe (Quetidia), alla fine mi è passato. Ho pensato fosse per il troppo stress legato alla vita frenetica della città, alle tante ore passate all''università, allo studio delle varie materie. Ho passato tutto l'inverno a studiare e ho dato 3 esami, obbligatori, consigliati al primo anno, due da 12 crediti e uno da 6. Ho passato quello da 12 crediti (scritto) temuto da molti con un voto basso (21), ma la gioia è stata tanta perchè non mi aspettavo di passarlo. Molto probabilmente l'ho passato perchè era scritto, se fosse stato orale non sarebbe andata sicuramente cosi e posso anche spiegare il perchè di tale convinzione. Tutti gli esami che ho dato sono stati orali, tranne questo e tutti questi esami mi hanno lasciato solo un'emozione: insoddisfazione. Insoddisfazione perché non sono mai riuscita a dare il meglio di me nei colloqui orali e se l'anno scorso questa insoddisfazione non ha avuto lunga vita perchè non avevo per la testa in modo serio l'università, quest'anno mi è pesata molto ed ecco che una settimana dopo l'ultimo esame di quest'inverno (dove ho preso 25, non meritato, ma solo grazie alla bontà riconosciuta da tutti, da molti anni, del professore, e dove sono sorti i primi dubbi tra la mia rabbia e la mia frustrazione come ad esempio "io lascio tutto" "non è la mia strada" legati anche al fatto che ho preso voti uguali agli esami che ho dato l’anno prima e per i quali avevo studiato molto meno e sicuramente con meno impegno, ma passati sempre con una “spinta” di clemenza da parte del professore di turno che a volte me lo ha anche esplicitato che “i libri non bisogna aprirli, ma anche studiarli”) mi è venuto un secondo attacco d'ansia.
Da qui in poi è stato un lento declino. Ho ripreso le lezioni, ma la voglia iniziale era scomparsa, ho cominciato a rattristarmi e a vivere nei miei dubbi e nei pensieri sempre più cupi e a non stare bene neanche fisicamente, con lo stomaco sempre sottosopra e con la paura di avere qualcosa di fisico che si è sommato al resto e così l'ultimo attacco d'ansia di qualche settimana fa è stato "nefasto": per una settimana ho pianto e basta, ho fatto gli esami del sangue che hanno confermato che sono in salute, ma sono entrata nel labirinto della paura; paura di avere un altro attacco, paura di non stare bene, paura di avere l'ansia in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, tanto che mi pesa fare un viaggio in treno di tre ore (sto male solo a pensarci) o a uscire in generale, perchè inevitabilmente la mia mente va a pensare a me che potrei stare male, che potrebbe salirmi l'ansia, che potrei non essere in grado di reagire e facendo così ovviamente è come se mi volessi far venire l'ansia di proposito. Così disperata ho chiesto aiuto ad una psicoterapeuta e alla sua terapia breve strategica per combattere questo problema. Il punto è: se io penso di lasciare l'università il mio cuore è più "leggero", anche se sono consapevole dell'importanza di una laurea e del fatto che molto probabilmente tutto ciò è legato al fatto che non riesco a gestire bene la situazione vedendo solo il lato negativo di tutto, ossia che sono in ritardo con gli esami e quindi che non concluderò sicuramente nei tre anni, che sono stanca di stare male e di non avere soddisfazioni, che voglio avere qualcosa che mi appaga invece di sentire questo constante peso addosso. So anche che questa situazione mentale che si è venuta a creare e che io stessa alimento prima o poi finirà, ma il pensiero costante dell’università e dell’ansia in sé mi sta distruggendo piano piano facendomi pesare anche le più piccole cose, come stare con gli amici o uscire a camminare o farmi un tranquillo viaggio in treno. Vorrei sapere la prima impressione che viene leggendo questa mia storia, vorrei solo avere la conferma di non essere totalmente condizionata dal mio malessere nel dire queste cose, nel voler lasciare il mio percorso di studi, anche perché ripeto se io penso a me con un lavoro vicino anche alla mia famiglia sento solo sensazioni positive. Grazie dell’attenzione.