diventare donna
cari dottori
sono una ragazza di 35 anni e da un anno vivo da sola. vi scrivo perché durante il lockdown e la successiva mia inattività e tanto tempo libero per la perdita del lavoro, ho avuto un calo di autostima che mi ha portato ad accentuare la mia "dipendenza"con mia madre con la quale vado d'accordo e mi frequento abitando poco distanti. dapprima ho cominciato con ammende nei suoi confronti riguardanti cose del passato e poi con le domande che erano sempre le stesse: se fossi diversa da quella che sono o se la deludessi in qualche modo se mi vorrebbe bene ugualmente ed avevo il bisogno continuo di giustificarmi con lei di quanto dicessi o facessi senza che mi venisse richiesto. Questo atteggiamento di giustificarmi lo persevero negli ultimi anni (forse di più dopo che è mancato mio papà,loro erano dovorziati) finché ad un certo punto lei si è stancata di questo mio comportamento e verso metà maggio mi ha detto "basta"; da qui ho cominciato ad avere la paura di come saprei gestire un giorno un ipotetico suo distacco (tra rabbia e dolore). Ho cominciato per la prima volta a fare brutti pensieri nei suoi confronti. In questi pensieri c'era la presenza maschile di qualcuno che lo facesse per me come prova d'amore o affetto nei miei confronti. Dapprima mi sono spaventata credendo di essermi "ammalata" dopo invece mi sono tranquillizzato nell'aver letto un articolo di psicologia sulla "forza rinnovatrice dei cattivi pensieri" che abitano in noi che non hanno mai il significato che appare in superficie. Un pò per senso di colpa un pò per cogliere il senso metaforico dei pensieri, ho provato a "staccarmi" mostrandomi più fredda con scarso risultato perché secondo me il mio problema non è di non vedersi perché comunque non è che non andiamo è d'accordo ma è un discorso mio di "autonomia affettiva" e di maggiore autostima che devo maturare. Attendo un vostro gentile riscontro. Un cordiale saluto