Crisi esistenziale o di mezz'età
Gentili Dottori,
vi scrivo per chiedere qualche gentile indicazione riguardo a una fase di crisi e cupezza che sto attraversando (fase che si ripresenta ciclicamente negli ultimi anni).
Ho trentotto anni e da oltre una decina sono davvero molto impegnato sul versante lavorativo e di studio, al momento senza aver raggiunto gli obiettivi che mi prefissavo, nonostante i grandi sforzi.
In questo tempo non ho avuto relazioni amorose e il giro di amicizie si è molto ristretto (tutti o quasi hanno giustamente fatto famiglia)
Al contempo non ho avuto grandi momenti di svago o passioni.
In questo momento, sto passando un periodo di relativa stasi e rallentamento lavorativo e, invece di gioire del tempo libero, sono piombato in una serie di riflessioni che mi fanno guardare con tristezza all'intero assetto di vita:
- da un lato, l'assenza di una compagna e di una famiglia (per fortuna c'è quella di origine, cui sono molto legato) mi fa sentire molto in ritardo sui tempi fisiologici e temere di non riuscire a farmene mai una (non vorrei ad esempio divenire padre in età troppo avanzata);
- dall'altra mi sembra che il tempo della mia vita sia trascorso davvero in un baleno e ciò mi fa temere che anche gli anni a venire trascorreranno molto velocemente, trovandomi infine anziano e con la percezione di un tempo volato troppo in fretta e di una vita troppo breve;
- in misura minore, questa percezione di impellenza si trasferisce poi sui miei genitori: pensare che nel giro di un paio di decadi saranno molto anziani mi rattrista molto (sempre sperando che ciò possa accadere).
Mi chiedo quanto questa percezione di un tempo troppo accelerato sia giustificata e comune o se, invece, dipenda principalmente dal mio modo di vivere e dal lasciare spazio a pensieri in questo periodo quasi ossessivi.
Può essere opportuno contattare uno specialista?
Vi ringrazio molto