Attacchi di panico e perdita dell'autostima
Buongiorno,
ho attacchi di panico, ultimamente frequenti, e dato che impediscono di condurre normalmente la vita indipendente, sto perdendo l'autostima e faccio fatica a concentrarmi e lavorare.
Ho analizzato le cause della situazione e ce ne sono due principali, di cui posso risolvere solo una, e questo mi fa soffrire.
Vediamo le cause. Vivo in America Latina e il mio fidanzato in Europa. Stava per trasferirsi lui da me all'inizio dell'anno prossimo e conducevo una normale vita senza soffrire troppo la sua mancanza. A giugno ho scoperto di essere incinta e questo ho stravolto il mondo, anche perché mi ha detto che o vado a vivere da lui, o accetto l'aborto. Tra le litigate, la rabbia, le chiamate agli amici, il tentativo di mollarlo e decidere io che fare, ho accettato a fine giugno l'idea di mollare i miei sogni e progetti, non messi bene in piedi, perché ha ragione che avendo lui il lavoro fisso ed essendo io libera professionista, non posso continuare a vivere da sola e lui non è pronto per trasferirsi. A luglio ho avuto l'aborto spontaneo, con poi un'ulteriore raschiamento e una grave reazione all'anestesia del primo intervento e sono stata male altre due settimane. Ho iniziato a sentirmi sola e spaventata perché avevo bisogno del suo supporto fisicamente, e non c'era, e ho avuto i primi attacchi del panico. Gli ho proposto di fare una pausa di una settimana in cui non ci scrivevamo ogni giorno, e sono riuscita a fare le cose normalmente senza attacchi. Poi abbiamo deciso di rimanere insieme e gli attacchi sono tornati. Nell'ottica di essere sola e non poter contare su nessuno, mi sento bene e faccio ciò che devo fare. Nell'ottica di essere coppia ho bisogno del suo supporto, ora, dopo che non l'ho avuto quando ero nel pericolo vero.
A causa degli attacchi di panico faccio fatica a concentrarmi, programmare le giornate, riprendere i progetti, divertirmi lavorando. Perdendo sicurezza e autostima, avendo speso tanti soldi per i medici e facendo fatica a ricredere nei progetti lavorativi, spendendo soldi senza guadagnarli, in effetti gli attacchi si verificano al bancomat, alla cassa al supermercato, mi tremano le mani quando tengo soldi, perché nella mente ora ho paura di fallire. Questa è la prima ragione. La seconda è che non sopporto più i messaggini ogni giorno perché i baci virtuali non servono a niente e all'ospedale ero sola, mentre dal mio uomo m'aspetterei forza, supporto, abbracci veri, che qua non potrà darmi per almeno un paio anni perché dovrò fargli da cicerone io.
Quindi voglio sia vivere con lui al più presto sia avere soddisfazioni lavorative. Da lui non le avrei e perderei 3 anni di vita e tanti soldi investiti nel progetto di andare via laddove sto bene, ma ho iniziato a star troppo male sola. Aspettarlo per ancora un anno mi mortifica e non sono sicura che avrebbe successo qua. Se lo voglio nel ruolo del capofamiglia devo andare a vivere da lui, e per fine anno ce la potrei fare, rinunciando al sogno di tutta la vita e al successo prospettato.
Quindi o soffro ogni giorno perché non ce la faccio più a sopportare la distanza e non dormo quasi; o soffro perché perdo soldi, sforzi, prospettive, e l'eterna estate, andando ad essere completamente dipendente da lui, in Germania, che non mi era mai piaciuta, mentre lui sta tranquillo con casa di proprietà e se dovesse succedere qualcosa io rimarrei col culo per terra e lui no. Ho questi dubbi che mi mandano in panico, ma non è possibile eliminare una delle due sofferenze. Dovrei trasferirmi io perché ce la farei prima? Dovrei aspettarlo soffrendo e non essendo sicura che avrà successo qua?
Devo fare la scelta per fermare gli attacchi del panico? Il dubbio mi sta ammazzando, e se vado avanti ad ammazzarmi così veramente rischio di perdere l'autostima e la grinta che sono necessarie per il mio lavoro.
Scusate, mi sono dilungata, ma secondo me è importante spiegare i vari aspetti del caso, perché prima avevo ansie (non panico) che eliminavo eliminando le cause, ma dopo la storia dell'aborto è come se qualcosa si fosse rotto in me e ho bisogno che sia lui il forte della situazione, e come facciamo a distanza? Per ora non gli ho detto che sto pensando per il nostro bene di trasferirmi io, perché ne sarebbe felice, io non so se sarei felice io e pagherei troppo questo tentativo. O devo lasciarlo, dimenticare tutto, e tornare ad amare solo il lavoro e me stessa? Questo funzionerebbe, ma anche l'amore non è mica da buttare via, a più di 30 anni.
Che devo fare? Voglio tornare a sorridere e divertirmi vivendo.
Grazie mille.
P.s. andrò anche dallo psicologo qua ma il mio spagnolo non è così perfetto da spiegare tutte le sfumature del caso, quindi gradirei un aiuto dall'Italia.