Uno sguardo sul dolore cronico

Mal di testa, fibromialgia, artrosi, mal di schiena, nevralgie...Cosa si intende per dolore? Qual è l'esperienza della persona che soffre di dolore cronico? Come affrontare il dolore cronico

16 GEN 2017 · Tempo di lettura: min.
Uno sguardo sul dolore cronico

Circa un quinto della popolazione adulta europea soffre di dolore cronico e focalizzando l'attenzione sull'Italia la situazione appare molto più allarmante, in quanto, nel nostro Paese è una persona su quattro a soffrire di questa condizione, quindi circa 15 milioni di pazienti che, ogni giorno, devono convivere con una qualche forma di dolore cronico. Dunque la metà delle famiglie italiane ha almeno un componente colpito da dolore cronico con grave impatto sulla vita di tutti i giorni.

Mal di testa, fibromialgia, artrosi, mal di schiena, nevralgie, dolori alle articolazioni sono alcuni esempi di malattie caratterizzate da dolore che, se non diagnosticato in tempo e curato in modo adeguato, può cronicizzarsi.

Cosa s'intende per dolore?

Il dolore è un'esperienza comune a tutti nel corso dell'esistenza, indipendentemente dal sesso, età, etnia, posizione geografica ed è spiacevole dal punto di vista sensoriale, affettivo, cognitivo, comportamentale e psicologico. Provoca cambiamenti profondi non solo biologici ma anche, e in gran parte, psicologici, che influenzano la visione della realtà, il modo di essere al mondo, l'identità.A livello mondiale è riconosciuta e adottata la definizione de l'International Association for the Study of Pain – Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore- (IASP) e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Secondo tale definizione

"il dolore è una sgradevole esperienza sensoriale ed emotiva associata a danno tessutale, in atto o potenziale o descritta in termini di tale danno. Il dolore è sempre un'esperienza soggettiva. Ogni individuo apprende il significato di tale parola attraverso le esperienze correlate ad una lesione durante i primi anni di vita. Sicuramente si accompagna ad una componente somatica, ma ha anche carattere spiacevole, e perciò, ad una carica emozionale".

Il dolore si distingue in due tipologie.

  • Il dolore acuto è la risposta normale, fisiologica dell'organismo ad uno stimolo dannoso chimico, termico o meccanico, derivante da traumi, interventi chirurgici o malattie. Si configura come sintomo di malattia con una funzione biologica fondamentale, perché avverte l'individuo che c'è qualcosa che non va nel suo interno e presuppone una reazione affinché si reagisca per rimuovere lo stimolo doloroso. Ha perciò un significato funzionale e un compito protettivo ed è per questo che è definito anche "dolore utile".
  • Dolore cronico: quando i meccanismi di protezione dalla lesione non riescono ad evitare l'insorgenza del danno, il dolore diventa cronico. Il dolore smette, perciò, di essere un sintomo, persiste per più di 6 mesi o comunque oltre il tempo normale della guarigione della malattia acuta e diventa esso stesso malattia. È definito anche "dolore inutile" perché non risponde ad una funzione biologica adattiva, è privo di significato e altera fortemente la qualità della vita delle persone che ne soffrono. Può essere provocato da processi patologici cronici a carico di strutture somatiche, da una disfunzione prolungata di alcune parti del sistema nervoso centrale e periferico, da fattori psicologici e/o ambientali.

Qual è l'esperienza della persona che soffre di dolore cronico?

L'esperienza di dolore non è qualcosa che si subisce ma è soprattutto qualcosa che si vive, e interessa negativamente diversi aspetti della qualità di vita delle persone, con ripercussioni sulla vita quotidiana e le attività sociali. I cambiamenti provocati sono causati sia dalla presenza del dolore in sé, sia dal significato attribuito all'esperienza, pervasa perciò da risvolti emotivi di stanchezza, ansia e senso di impotenza.

Spesso sono riferiti cambiamenti dell'immagine di sé, sensazione di perdita della propria integrità fisica, del ruolo sociale, delle proprie funzioni e capacità, vissuti di rabbia, ansia e paura. La rabbia è sentita verso se stessi e gli altri ed è un'emozione importante da valutare poiché può aggravare il dolore attraverso vari meccanismi e può altresì rendere complicato il trattamento. Le componenti principali dell'ansia in questa esperienza sono costituite dall'ipervigilanza (tendenza percettiva a concentrare l'attenzione su uno stimolo minaccioso) e dalla catastrofizzazione (processo cognitivo caratterizzato da mancanza di fiducia e di controllo e dall'aspettativa di risultati negativi).

La paura del paziente con dolore cronico è relativa al dolore stesso e alla sua capacità di minacciare tutti i settori della vita della persona. Per questo la paura ha tre conseguenze dirompenti: irrompe improvvisamente, interferisce nella vita della persona, minaccia l'identità personale. Tutto ciò, associato alla sensazione di mancanza di controllo, incide sull'aumento dell'intensità del dolore e della percezione di sé come persona vulnerabile e a rischio portando a cambiamenti di umore che potrebbero contribuire alla riduzione della soglia del dolore.

L'esperienza spiacevole non riguarda solo la persona che soffre, ma è un "family affair" (un affare di famiglia) in quanto influisce anche sull'ambiente familiare e nel tessuto sociale in cui è inserita la persona. Gli altri membri della famiglia sono coinvolti nella situazione esperita dal paziente, in quanto, gli atteggiamenti dei familiari, i loro comportamenti e reazioni hanno effetti importanti sul modo di vivere il dolore da parte del paziente. La famiglia è perciò sottoposta anch'essa a tensione perché cambiano le dinamiche e i ruoli al suo interno.

Come affrontare il dolore cronico

Il dolore cronico deve essere misurato e monitorato, contenuto ed eliminato, riconosciuto da quella persona in quel particolare momento della sua vita, e va affrontato. Pertanto il trattamento non può prescindere da un'integrazione di mezzi di natura medica e farmacologica, fisioterapica e psicologica: i primi mirano essenzialmente all'eliminazione del dolore, i secondi tendono anche e soprattutto ad affrontare il dolore.

L'intervento psicologico è lo strumento utile che aiuta ad affrontare il dolore, non solo per il paziente ma anche per la sua famiglia. L'obiettivo del supporto psicologico, e ove possibile di una psicoterapia, è offrire uno spazio e un tempo di accoglienza e comprensione della sofferenza, sviluppare strategie di difesa che possano migliorare la propria qualità di vita, dal punto di vista emotivo, personale e anche fisico.

Tra i vari tipi di trattamento è riconosciuta una notevole efficacia anche alle tecniche di rilassamento che sono utilizzate per eliminare la risposta disfunzionale al dolore e per aumentare la capacità di controllo del paziente sul proprio stato di benessere generale.

Attraverso la pratica delle tecniche di rilassamento si riduce l'attenzione focalizzata sul dolore dirigendola sul mondo interiore, si limitano le alterazioni neurovegetative provocate dal dolore (respirazione rapida, battito cardiaco accelerato, aumento del tono muscolare) e la tensione emotiva e l'ansia che ad esso si associano.

Le applicazioni cliniche hanno dimostrato l'efficacia di tali procedure nel ridurre l'intensità e la frequenza della sintomatologia dolorosa e nel favorire maggiori risposte adattive in un gran numero di condizioni croniche.

PUBBLICITÀ

Scritto da

Dott.ssa Valentina Giordano

Consulta i nostri migliori professionisti specializzati in
Lascia un commento

PUBBLICITÀ

PUBBLICITÀ