Psiche e Bellezza

Bellezza e Identità. Nuovi rischi di psicopatologie legate all'aspetto, come vivere serenamente nella società dell'immagine.

1 MAR 2017 · Tempo di lettura: min.
Psiche e Bellezza

Bellezza e psiche intrinsecamente legate. Un'anima bella dimora in un corpo radioso, la bellezza illumina la psiche.

Nella cultura greca (Kalakagathia), come in quella dei popoli indiani Navajo, si utilizza una sola parola per indicare bellezza, bontà, benessere, armonia. In una visione olistica, corpo e mente sono un tutt'uno, così come bellezza e bontà. Il corpo funziona come unicità, questo il motivo per cui la psicologia e la medicina estetica dovrebbero guardare all'intera persona.

La sinergia tra le due discipline conferma l'efficacia di un'attenzione alla storia personale delle pazienti, alla comprensione dei loro fattori di stress, al livello dell'autostima. Quest'ultima spesso condiziona la percezione di sé e della propria bellezza. Chi possiede un'alta autostima tende a considerare le proprie buone qualità, ad apprezzarsi, a sminuire i propri limiti e i propri errori. Anche per quanto riguarda il corpo, sa osservarsi con uno sguardo benevolo, che consente di individuare e valorizzare i pregi, e minimizzare, nascondere i difetti.

Proprio per questo motivo, la medicina estetica deve cogliere gli aspetti psicologici che motivano le pazienti al consulto, individuando ciò che è reale da ciò che è un'alterazione soggettiva della realtà. Tante sono le persone che, a seguito di periodi di stress, lutto, rotture sentimentali, si vedono diverse, invecchiate, sciupate, spente.

I piani d'intervento sono in questi casi due: trattamenti di medicina estetica per rivitalizzare la pelle, donandole luminosità e freschezza; dall'altra parte spesso sono utilissimi colloqui di sostegno psicologico, per affrontare i cambiamenti imposti dagli eventi. In casi estremi, si parla di dismorfismo corporeo, inserito nella categoria dei disturbi ossessivo compulsivi e disturbi correlati (DSM-5, 2014), in aumento per cause anche culturali e sociali negli ultimi due decenni, diagnosticato con i seguenti criteri:

  • preoccupazione per uno o più difetti o imperfezioni percepiti nell'aspetto fisico che non sono osservabili o appaiono agli altri in modo lieve;
  • a un certo punto, durante il decorso del disturbo, l'individuo ha messo in atto comportamenti ripetitivi (ad esempio, guardarsi allo specchio; curarsi eccessivamente del proprio aspetto; stuzzicarsi la pelle, ricercare rassicurazioni) o azioni mentali (ad esempio, confrontare il proprio aspetto fisico con quello degli altri) in risposta a preoccupazioni legate all'aspetto;
  • la preoccupazione causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti;
  • la preoccupazione legata all'aspetto non è meglio giustificata da preoccupazioni legate al grasso corporeo o al peso in un individuo i cui sintomi soddisfano i criteri diagnostici per un disturbo alimentare.

Tale disturbo colpisce fino al 2% della popolazione, in prevalenza donne, a partire dall'adolescenza. Se non trattato rischia di diventare cronico. L'intervento terapeutico con questi pazienti mira a riportare su un piano di realtà la valutazione cognitiva di se stessi e della propria immagine, valorizzando l'unicità di ognuno e rinforzando le abilità sociali, relazionali, professionali del soggetto.

Chi ne soffre vive spesso sensazioni di angoscia e disperazione, riducendo il proprio valore e le proprie possibilità di realizzazione a ciò che vede come insuperabile difetto fisico.

Da una parte, allora, le tecniche di psicoterapia, il rilassamento e la deep mind contribuiscono alla maggiore consapevolezza delle pazienti e al rinforzo della loro autostima; dall'altra parte, la medicina estetica, con le sue tecniche d'avanguardia, migliora le condizioni del corpo, correggendo difetti ed valorizzando le peculiarità di ogni viso.

Anche per chi non soffre di un specifico disturbo della percezione corporea, il concetto di "bellezza abitata" è calzante e affascinante. Riuscire a essere consapevoli della propria vita, delle proprie emozioni, delle proprie possibilità permette alla persona di sentirsi fortunata, ottimista, ricca ogni giorno di nuovi stimoli e occasioni.

Nutrire la mente di ottimismo e positività permette di irradiare armonia e vitalità anche attraverso il corpo. Il sistema nervoso e il derma derivano dallo stesso foglietto embrionale e sono tra loro collegati.

La pelle rappresenta così la definizione dell'Io, il confine tra il Me e il Non-me.

Esprime emozioni, vissuti e Identità.

Da un'attenta analisi del volto è possibile risalire alle emozioni e alla prospettiva attraverso cui la persona osserva il mondo. Stress e negatività, infatti, alterano i muscoli legati al sistema neurovegetativo, cronicizzano espressioni di tensione, rughe e solchi, alterando la simmetria del viso e spostando verso il basso l'intera morfologia del volto, trasmettendo un'immagine di pesantezza e malessere.

Buon umore e allegria si esprimono, invece, attraverso il sorriso, che tonifica i 12 muscoli coinvolti, oltre a scaricare i neurotrasmettitori del benessere, che distendono i lineamenti, esprimendo serenità.

In una società in cui l'immagine è sempre più importante, nel tempo di Facebook, Instagram, Snaps, aumentano anche i disturbi dell'immagine corporea. Narcisismo, disturbi del comportamento alimentare, dismorfismo sono patologie sempre più frequenti. È, dunque, sempre più necessaria e utile la stretta collaborazione tra psicoterapia e medicina estetica. Sanare le ferite interiori, consolidare un sano assetto psichico, migliorare le condizioni esteriori garantisce il raggiungimento di un benessere totale. Si crea così una sinergia ottimale che consente alla persona nella sua interezza di diventare protagonista e fine di ogni singolo trattamento.

Bibliografia

  • American Psychiatric Association (2000). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. 4th ed, Text Revision. Washington, DC: American Psychiatric Association.
  • American Psychiatric Association (2014). Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali DSM 5. Milano: Cortina, 2014.
  • Wilhelm S, Phillips KA, Steketee G. (2013). Behavioral Therapy for Body Dysmorphic Disorder. A Treatment Manual. New York, NY: Guilford Press.
  • Scarinci, A., Lorenzini, R. (2015). Il disturbo di dismorfismo corporeo, Trento: Erickson.
  • Liotti, G., Monticelli, F. (2008). I sistemi motivazionali nel dialogo clinico. Il manuale AIMIT, Cortina, Milano.

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Scritto da

Psicologa Psicoterapeuta D.ssa Marika Colombo

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