Procrastinazione: il presente rimandato

La procrastinazione si configura sempre di più come un modus vivendi del nostro tempo. In quest'articolo si cercherà di contornare il profilo di questa modalità dell'essere

12 GIU 2017 · Tempo di lettura: min.
Procrastinazione: il presente rimandato

Quante volte ci è capitato di sentirci dire "non rimandare a domani quello che puoi fare oggi"?

Nei confronti di un affermazione simile è difficile non trovarsi d'accordo. Eppure come spesso accade, sperimentiamo quella discrasia tra i contenuti dei nostri pensieri e la direzione delle nostre azioni. Interrogarsi sulle ragioni della procrastinazione, sul perché questo fenomeno abbia così presa sul nostro tempo è lo scopo di questo contributo.

Quanto è comune la sensazione di sapere di dover fare qualcosa che potrebbe migliorarci la vita, ma di non riuscire a farla? Quanto spesso cadiamo nelle grinfie della pigrizia? Nelle brame della rinuncia o del rinvio? Perché non riusciamo ad impegnarci fino in fondo per ciò che desideriamo?

Si potrebbe dare una prima definizione di procrastinazione come quel modus vivendi caratterizzato dalla tendenza a spostare l'oggi nel domani. Il percorso di riflessione che vorrei provare a tracciare vede alla base di questa tendenza, di questo riempire il futuro con l'odierno, una sostanziale incapacità degli individui di immaginarsi nel tempo.

Che ruolo gioca la dimensione temporale del futuro nella vita di tutti noi? Perché è importante mantenere una interlocuzione viva con esso?

Partiamo con il dire che il futuro dimora in una domanda che ci poniamo nel presente: che ne sarà di me domani? Cosa mi accadrà?

Il futuro è il tempo dell'incertezza, e per questa ragione su di esso gravitano angosce e misteri. Da sempre il futuro ci ha affascinati e da sempre abbiamo tentato di prodigarci per venire a capo dei suoi enigmi. Dalla mantica ai tarocchi, da oriente a occidente, siamo sempre stati interessati a predire il futuro, tentare di certificarlo.

Il futuro configurandosi come tempo dell'incertezza, può essere agganciato dagli individui in due diverse modalità:

  • passivamente. In questa modalità, il futuro appare indecifrabile, un enigma irrisolvibile. Angoscia e timori prevalgono. Tutto può capitare. Il presente si dilata non esercitando più alcuna presa sul futuro;
  • attivamente. In questa modalità, il presente gioca un ruolo fondamentale nella messa in forma del futuro, ne contorna le immagini, ne abbozza gli scenari. In questa situazione l'individuo si impegna a gettare ponti sul futuro.

Le materie prime da cui sono composti questi ponti sono i Sogni, i desideri, e l' immaginazione. Questi tre ingredienti fondamentali danno vita agli scopi.

La procrastinazione si costituisce all'interno di una relazione con il futuro descritta dalla modalità 1. La radice della procrastinazione è l'incapacità di vivere il presente, di non trovare nel presente la spinta necessaria ad agire per il proprio bene.

Nella procrastinazione, l'individuo sperimenta un'assenza di scopo, non c'è nulla in grado di esercitare la funzione di vettore di senso per lo stato di cose presenti. Così, il presente appare come un coacervo di possibilità indistinto, dove nessuna azione, nessun comportamento, nessun incontro appare conveniente. Senza obiettivi, senza uno scopo, in assenza di uno sguardo che si assuma il rischio di guardare oltre l'oggi, nessuna cosa appare come utile, nulla è importante. Quindi tutto è potenzialmente rimandabile.

Sono gli scopi che generano azioni intenzionali, che muovono il senso. L'agire è sempre in funzione di uno scopo, altrimenti saremmo difronte ad un movimento vuoto, simile a quello di una ameba. Infatti agire, deriva dal greco Àgò he significa muovere, condurre, fare; tutti e tre i significati rimandano naturalmente a qualcosa di esterno, ad altro.

Immaginate di essere difronte ad un bicchiere d'acqua, la vostra bocca è arsa, avete sete. Scegliere di afferrare quel bicchiere e successivamente l'azione del bere vengono compiute proprio in base allo scopo che avete di dissetarvi. Ma se vi chiedessi di immaginavi difronte allo stesso bicchiere d'acqua, in una situazione in cui siete dissetati a sufficienza, quel bicchiere sarebbe per voi un oggetto tra gli oggetti, non avrebbe il potere di attrarvi, perché non rientra tra i vostri scopi.

Gli scopi generano azioni di senso, rivestono le cose di senso, orientano la dimensione del possibile. Senza scopi è inevitabile perdersi nel possibile, smarrirsi nell'oggi.

E quindi l'esperienza della procrastinazione trova il proprio principio causale nella debolezza del legame che si instaura tra un individuo e il futuro. Non avere un'idea del futuro, smettere di cercare un'interlocuzione costante con il domani mette le persone in una condizione in cui l'orizzonte di possibilità che dimora nel presente appare come ingestibile, privo di riferimenti.

La domanda successiva è perché non si riesce a immaginarsi nel futuro? A vedere la propria meta?

Io credo che l'incapacità di avere uno scopo sia caratterizzata dalla paura sostanziale di assumersi un rischio. Oggi più che mai la società offre degli scenari di futuro tutt'altro che rassicuranti. Quello a cui assistiamo è il compimento di un processo di identificazione coartiva tra la categoria della crisi e quella di futuro.

E così se niente è prevedibile, se nient'altro che vane sono le speranze di cambiare lo stato di cose, allora perché dovrei occuparmi di ciò che non è ancora, di ciò che sarà domani?

Sarebbe o no uno sforzo inutile, oltre che improbo e faticoso?

E così il futuro viene visto, specie da i più giovani, come un tempo da rimandare. Il futuro arriva per toglierti la certezza del presente, per destituire la quiete e porre a fondamento il caos, il dolore, la sofferenza e infine la morte Si pensi alle paure del futuro: trovare un lavoro, essere amati, crescere dei figli, vedere la morte dei cari e si potrebbe andare avanti a lungo.

Rimandare a domani, significa paradossalmente rimandare il domani stesso, sottrarsi all'incontro con il futuro, perdere l'occasione dell'incontro. Procrastinare porta inevitabilmente ad accrescere le distanze tra me e l'altro, tanto da renderne sempre più difficile questo incontro.

E così il futuro assume le sembianza di un presente rimandato, un presente che accumulandosi diventa sempre più ingombrante e spaventoso. Un presente, in presenza del quale ci paralizziamo. Oggi la tendenza a non assumersi le responsabilità è connaturata nel nostro tempo e nei nostri spazi. Il sapere è confuso e siamo bombardati senza sosta da immagini, discorsi, fatti che non possono far altro che scoraggiarci.

Il futuro smette di essere il tempo delle aspettative, delle alternative, della scoperta per diventare un tempo già rivelato, che annuncia già la cifra distruttiva che lo identifica.

Proprio perché certi dell'inesorabile sofferenza che ci aspetta, cerchiamo di rimandare il suo sopraggiungere . Ecco il volto della procrastinazione, un presente occupato e ingombrante dal miserabile sforzo di rimandare l'irrimandabile.

Cosa può fare la psicoterapia

La prima cosa che mi ritrovo a fare nel mio lavoro e cercare di restituire alle persone la capacità di immaginarsi nel tempo. Aiutarli a produrre immagini di sé nel futuro, insegnargli a interpellare il futuro.

Avere una meta ci dà la possibilità di dirci in viaggio, di dare senso al nostro agire. Se non so da dove parto, come posso rispondere alla domanda dove sto andando? Come potrei dire dove sono se non conoscessi il luogo da cui provengo?

Avere uno scopo, dunque, ci permette di compiere un duplice orientamento:

  1. ci permette di stabilire un punto di partenza, una base. Un luogo dal quale partire;
  2. ci permette di stabilire una meta e quindi di avere una direzione.

I due punti sono profondamente legati tra loro, tutt'altro che indipendenti. Una volta stabilita l'origine e la destinazione bisogna immaginarsi il percorso, o ancora meglio i percorsi. Ma sarà opportuno fermarsi tutti i giorni per verificare di percorrere correttamente le strade che ci riguardano e di non perdere l'orientamento. E così ogni giorno io consiglio di mettere per iscritto su un foglio di carta tutti i piccoli compiti che bisognerà assolvere per avvicinarsi verso la meta, verso l'obiettivo.

E tutte le sere si dovrà posare lo sguardo sulla giornata trascorsa e valutare se ciò che si è fatto corrisponda ai nostri propositi, e qualora qualcosa fosse sfuggito alle nostre intenzioni, impegnarsi a capirne le ragioni. In psicoterapia, lo sforzo che bisogna cercare di fare è quello di smettere di pensare il futuro come un tempo inemendabile, imparando a visualizzarlo come uno spazio/tempo d'occasione. Dico sempre ai miei pazienti che bisogna impegnarsi con il futuro.

Oggi comunemente la parola impegno viene accomunata all'immagine di una fatica dal quale non ci si possa sottrarre, una fatica obbligata da altri, per la quale ci si sacrifica senza sentirsi coinvolti in alcun vantaggio, in nessuna conseguenza. Impegnarsi è invece importante, significa promettere se stessi, mettersi in discussione, obbligarsi a prendere sul serio la propria vita.

Non arrendetevi al futuro che gli altri immaginano per voi, costruite il vostro futuro, impegnando voi stessi nell'oggi, dando così senso al vostro presente, alla vostra vita.

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Scritto da

Dott. Damiano Colamonico

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