Oltre la rabbia: la foresta degli alberi secchi

La rabbia è un' emozione che nel tempo ci logora, privandoci delle energie vitali. E' possibile superarla attraverso il perdono, un processo di guarigione graduale caratterizzato da più fasi

19 OTT 2015 · Tempo di lettura: min.
Oltre la rabbia: la foresta degli alberi secchi

Potremmo definire la rabbia la versione tossica dell'aggressività. Mentre l'aggressività può essere utilizzata in maniera costruttiva, trasformata in grinta e canalizzata verso il raggiungimento dei nostri obiettivi, la rabbia, al contrario, blocca l'azione creativa. Brucia lentamente e in modo continuo le energie primarie, mentre noi la alimentiamo con ricordi e rimuginii. Superarla è possibile, ma prima dobbiamo capire da dove viene e la sua funzione.

Quasi sempre la rabbia deriva dalla percezione di avere subito un danno causato dalla crudeltà altrui o dalla noncuranza, dall'ignoranza o anche dal destino. Il motivo che ci spinge a mantenere viva questa emozione dentro di noi è il potere che un tempo ha avuto di proteggerci e di renderci più forti. Questa difesa però, che è stata una volta efficace, viene mantenuta oggi, anche quando non abbiamo più bisogno di quella protezionee richiede in compenso dei costi elevatissimi: offusca i pensieri, condiziona le nostre azioni e le nostre relazioni. Non stiamo parlando necessariamente della rabbia esplosiva, fatta di parole aggressive, di gesti violenti. Più spesso è una chiusure fatta di silenzi ostinati, coltri di cinismo, aspettative e speranze distrutte sul nascere, stanchezza per continue battaglie condotte costantemente dentro e fuori di sé. Spesso la rabbia è accompagnata da un sentimento di impotenza, dalla percezione di fallire ancora prima di iniziare. Diventiamo come una foresta di alberi secchi, dove ogni gemma viene eliminata sul nascere perché non siamo disposte a darle fiducia.A volte poi fiorire, rinascere, ci dà l'idea di esserci rassegnati, di aver tradito se stessi e il motivo dell' "autunno", dimenticandolo e lasciandolo alla spalle. Abbandonare la rabbia per alcuni significa rinunciare ad un risarcimento e permettere a chi ci ha causato un danno di"farla franca". E in questa foresta di rami secchi basta una piccola fiammella per ri-innescare l'incendio, perché la rabbia non è un sottile strato di cenere, ma brace che rimane viva e si nutre di continui pensieri negativi, ricordi, recriminazioni.

Esiste una strada per uscirne: il perdono

Sembra banale, perché nella nostra cultura, soprattutto chi aderisce ad un credo religioso, nesente parlare fin da quando era bambino. Ci hanno educato a credere che il perdono sia un dovere morale, un "DONO" appunto che si fa all'Altro. Io credo che principalmente sia un dono che possiamo fare a noi stessi: se già abbiamo subìto un danno dall'esterno, possiamo evitare dicontinuare a danneggiarci da noi, nell'attesa illusoria di avere oggi ciò che non abbiamo avuto ieri.

Ci hanno insegnato anche che perdonare significa lasciare alle spalle tutto, al 100% e in un atto definitivo . Anche questo non è vero.Esistono diversi modi di perdonare, ognuno ha il suo. Si può perdonare solo in parte, cercando di non pensarci più. Si può perdonare senza comunque dimenticare il danno vissuto. Si può avere inizialmente solo l'intenzione di perdonare e non essere certi di riuscirci. Il perdono definitivo e completo è molto raro, ma per stare meglio, e andare oltre la foresta di alberi secchi basta molto meno. L'importante è lo sforzo attivo di cominciare e continuare, passo dopo passo, il resto del percorso verrà da sé con il tempo.

L'analista Pinkola Estes individua 4 fasi del processo del perdono:

1. Prendere le distanze: è necessario allontanarsi per qualche tempo dalla persona o dall'evento che dobbiamo perdonare. È bene che per un po' venga lasciato cadere nell'oblio, mentre ci prendiamo una vacanza mentale che ci ricarichi. Questo tempo dovrebbe essere dedicato ad attività che ci facciano stare bene, che risveglino il nostro interesse e la nostra energia. Dobbiamo prenderci cura delle ferite, per poter poi riprendere in mano la questione con più forza e più lucidità. Prendere le distanze è il primo passo verso il perdono.

2. Astenersi: evitare di continuare a pensarci ed evitare le ripicche, il castigo, le recriminazioni e le accuse. Significa fare un atto di clemenza e compassione amorevole verso se stesso e l'altro e stare ad osservare che succede. Davanti alla rabbia e ai pensieri negativi che insorgono bisogna provare ad avere pazienza, incanalando l'emozione. Non è necessario riuscire a fare tutto insieme: si può scegliere di trattenersi dall'agire in modo risentito e ostile, oppure scegliere di evitare di mugugnare a mezza bocca o lanciare frecciatine.

3. Dimenticare: scegliere di lasciare andare, allentare la presa, rifiutarsi di indugiare. Significa non mantenere continuamente la questione in primo piano, ma lasciarla cadere sullo sfondo. Dimenticare è una scelta attiva, non accade da sé. Significa rifiutarsi di fomentare pensieri, immagini ed emozioni infiammabili inmodo ossessivo. Lasciare chiuso in cassetto dei ricordi. Guardare avanti e non voltarsi indietro, focalizzandosi sul nuovo paesaggio che abbiamo di fronte e sulle nuove esperienze che abbiamo da vivere.

4.Perdonare: è la decisione consapevole di non nutrire più risentimento. Implica rinunciare alla rappresaglia e "rimettere il debito". Ognuno stabilisce in che modo: alcuni sceglieranno di rinunciare al risarcimento totalmente, altri di accontentarsi di un risarcimento parziale. Alcuni riusciranno a guardare l'altro con indulgenza. Per altri significherà smettere ditenere le distanze, di ignorare l'altro escludendolo dalla propria vita e di mostrarsi freddi e indifferenti. Potrete offrire una sola possibilità, altre due, innumerevoli chance. Ognuno è libero di decidere e di creare il proprio perdono secondo i suoi bisogni e le sue specifiche possibilità.

Saprete che sarete riusciti a perdonare quando la rabbia avrà lasciato il posto al dispiacere e alla compassione. Avrete compreso la sofferenza che ha prodotto l'offesa e per questa proverete più pena che irritazione. Non vi aspetterete più nulla e non vi sentirete costretti a rimanere legati a quella persona o a quella situazione. Sarete liberi di andare e proseguire la vostra strada… oltre la foresta degli alberi secchi.

Dott.ssa Dania Osualdella

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Dott.ssa Dania Osualdella

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Commenti 3
  • Danila Rossi

    Grazie mille, porterò sempre questa frase con me, "ognuno crea il proprio perdono". Wow! Era la frase che avevo bisogno di sentirmi dire

  • JCP

    Bellissimo articolo.... grazie da una foresta di rami secchissimi e disperati

  • sandro morosei

    Condivido ..con l'anima...e con il cuore

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