Le ferite che non si vedono

Le ferite dell’animo non si vedono, ma ci sono e sono dolorose quanto quelle fisiche poiché, per il nostro cervello, non c’è poi molta differenza tra le due.

5 OTT 2022 · Tempo di lettura: min.
Le ferite che non si vedono

Esattamente come un sistema di allarme, il dolore ci avvisa che qualcosa non va come dovrebbe. Dalle neuroscienze abbiamo appreso che questo allarme ha una componente fisiologica, legata all'elaborazione delle qualità fisiche degli stimoli e una componente emotiva.

Quando lo stimolo è di breve durata si attivano solo le aree sensoriali del cervello, che ci informano sulle qualità fisiche dello stimolo, come la posizione, l'intensità, l'estensione e moltre altre.

Quando invece il dolore si prolunga nel tempo, ecco che entrano in azione parti del cervello coinvolte nell'analisi delle informazioni emotive, ed è proprio questo tipo di analisi che ci permette di percepire il dolore quale un'esperienza negativa, estremamente personale e soggettiva.

A questo punto arriva il dato interessante: recenti studi hanno osservato come le aree cerebrali deputate all'analisi del dolore - in particolare la corteccia prefrontale, l'amigdala e la corteccia cingolata anteriore - siano attivate dal dolore psicologico anche in assenza di un danno organico.

I ricercatori definiscono questa esperienza come dolore sociale, identificandolo con qualsiasi tipo di dolore non fisico, in genere causato da isolamento o esclusione sociale.

Quali sono le "ferite" sociali?

Fenomeni come il bullismo, il cyberbullismo, il mobbing sono quasi sempre accompagnati da da vissuti di dolore, vergogna, umiliazione, imbarazzo e senso di inadeguatezza da parte della vittima. Inoltre la dimensione relazionale indica che non sono necessariamente le dinamiche del gruppo a esacerbare questo tipo di esperienza, anche la fine di una relazione può condurre la persona a sperimentare lo stesso senso di esclusione e di isolamento, specialmente se si è vittima ghosting - fenomeno per cui il partner abbandona la relazione e si rende irraggiungibile senza fornire spiegazioni, come fosse un fantasma.

Ci sono conseguenze a lungo termine?

Sembrerebbe che il dolore sociale persista molto più a lungo rispetto a quello fisico, continuando a generare sofferenza anche molto dopo che ci si è allontanati dalla causa scatenante.

Sul lungo termine le persone possono sperimentare un aumento dell'aggressività e dell'impulsività, ma anche cambiamenti significativi al livello fisiologico come: disturbi del sonno, alterazioni cardiovascolari e una minore efficienza del sistema immunitario.

Ma non è tutto, pare infatti che un umore depresso si accompagni a una maggiore attività della corteccia cingolata anteriore - coinvolta dell'elaborazione del valore affettivo degli stimoli - rendendo difatti più intensa la percezione del dolore rispetto a chi invece vive uno stato emotivo neutro o positivo.

Come lo si affronta?

Purtroppo esiste ancora oggi un pregiudizio diffuso verso questo tipo di sofferenza, uno stigma che rende difficoltoso l'accettare e il chiedere aiuto e che porta le persone a mantenere il silenzio sul proprio disagio psicologico.

Il prolungarsi dell'isolamento corrode le risorse a disposizione dell'individuo e aspettare che la cosa "passi da sé" può essere una strategia deleteria a lungo andare.

Il modo migliore per contrastare il dolore sociale è quello di agire sui fattori che mantengono e alimentano il sintomo, come per esempio fattori "strutturali" quali il vivere da soli e la mancanza di contatto sociale.

Allo stesso tempo è necessario costruire intorno a sé una rete di supporto emotivo - amici, parenti, colleghi, ecc. - che possa sostenere il peso delle angosce nei momenti di difficoltà. Infine è sempre opportuno e consigliabile rivolgersi a figure professionali per ricevere l'aiuto di cui si potrebbe avere bisogno.

In conclusione le ferite dell'animo non si vedono, ma ci sono e sono dolorose quanto quelle fisiche poiché, per il nostro cervello, non c'è poi molta differenza tra le due.

Foto di Sofia Alejandra; Mohammed Hassan


 

Le ferite che non si vedono

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Scritto da

Dott. Leandro Gentili

Bibliografia

Articoli AIRInforma – Perché fa così male? Le basi neurologiche del dolore sociale AIRInforma: Il portale di divulgazione di AIRIcerca – Pubblicato il 18-01-2016

Donald D. Prince, Psychological and Neural Mechanisms of the Affective Dimension of Pain, SCIENCE, 9 Jun 2000, Vol 288, Issue 5472, pp. 1769-1772 , DOI: 10.1126/science.288.5472.1769

Schulz, E., May, E.S., Postorino, M., Tiemann, L., Nickel, M.M., Witkovsky, V., Schmidt, P. Gross, J. & Ploner, M. (2015). Prefrontal gamma oscillations encode tonic pain in humans, Cerebral Cortex.

Xiao Xiao, Yu-Qiu Zhang, A new perspective on the anterior cingulate cortex and affective pain, Neuroscience & Biobehavioral Reviews, Volume 90, 2018, Pages 200-211, ISSN 0149-7634.

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