La psiconcologia: cos’è e come può essere utile? Quali sono le difficolta piu frequenti? Come interviene?

L'articolo racchiude la definizione di psiconcologia, come può esser utile per i pazienti oncologici e la mia esperienza professionale.

4 MAG 2022 · Tempo di lettura: min.
La psiconcologia: cos’è e come può essere utile? Quali sono le difficolta piu frequenti? Come interviene?

La psiconcologia è una disciplina nata negli Stati Uniti negli anni '50; in Italia si è sviluppata soprattutto a partire dagli anni '80 con una crescita maggiore negli anni '90.

Questa crescita è dovuta in particolare ai cambiamenti di natura socio-culturale: le persone sono state coinvolte a livello di prevenzione e partecipazione attiva nei trattamenti, le scienze psicologiche hanno iniziato ad avere maggior spazio e l'atteggiamento verso la malattia oncologica è di conseguenza modificato.

La psiconcologia rappresenta la convergenza tra psicologia e oncologia e si occupa delle conseguenze psicologiche causate dal cancro.

Porta in sé il proposito di promuovere la ricerca, stimolando la continua collaborazione tra medicina, psicologia, oncologia e sociologia

Il fine ultimo della psiconcologia si traduce nella promozione della salute del paziente, intesa in modo globale, ossia considerando il punto di vista psicologico e fisico del paziente. Essa pertanto riconduce alla moderna concezione di malattia il cui principio base è rappresentato dal reciproco condizionamento tra psiche e soma: la salute non è mera assenza di sofferenza e disagio, ma viene considerata come equilibrio tra benessere fisico, psichico e sociale (OMS,1946).

Ammalarsi di cancro è un evento traumatico e come tutti i traumi, prevede un prima e un dopo, un investimento completo della persona. Valutare la risposta emozionale alla malattia delle persone malate e dei loro familiari, è un punto fondamentale della psiconcologia che lo vede come un dovere medico in quanto il dolore psicologico è un parametro vitale al pari del dolore fisico e pertanto deve essere monitorato.

Quali sono le difficoltà psicologiche che si possono riscontrare dopo la diagnosi di cancro?

La notizia della malattia oncologica, può essere paralizzante: il cancro stravolge la vita di chi è direttamente interessato e di chi sta vicino, sia dal punto di vista fisico che psicologico.

Dopo la diagnosi di cancro, cambia tutto: il significato della vita e della morte, il rapporto con il corpo, il rapporto con le persone, i valori vengono vissuti su scale diverse, il fine vita si prospetta come una realtà mai considerata prima.

Di fronte a questo improvviso cambiamento, le reazioni sono numerose e le più disparate: rabbia, ansia, senso di impotenza, solitudine, tristezza, confusione, angoscia, paura.

Infatti, i pazienti oncologici sono soggetti ad alto rischio di difficoltà psicologiche perché lo stress che si trovano a dover affrontare è molto alto: diagnosi, ma anche cure spesso debilitanti, interventi a volte mutilanti, ospedalizzazioni, dipendenza dagli altri ed enorme preoccupazione.

Ecco quindi che l'intervento non può essere svolto solo a livello fisico, ma anche a livello psicologico prendendosi cura di tutti gli aspetti che legano la patologia oncologica a quella psichica; non solo per i pazienti, ma anche per i caregiver.

Una ricerca composta da diversi studi, condotta nel 2011 (Mitchell et al., 2011) dimostra che la malattia oncologica porta con sé la probabilità di depressione, ansia e PSTD (disturbo post-traumatico da stress) legato al cancro.

Il malessere psicologico può esprimersi sotto varie forme e vari livelli di intensità, di fatto esso interagisce in modo diretto con il dolore fisico come in un circolo vizioso: quando il secondo aumenta, aumenta anche il primo e, d'altra parte, il dolore fisico aumenta in presenza di paura, ansia e depressione.

Ecco quindi che la malattia oncologica rende ancora più chiara la centralità della persona e dei suoi bisogni, fisici e psichici.

Come interviene la psiconcologia?

Gli obiettivi di ricerca e applicazione della psiconcologia fanno riferimento a 4 settori:

  1. prevenzione e diagnosi precoce;
  2. riduzione delle conseguenze psicopatologiche che possono condizionare la vita dei pazienti e dei loro familiari;
  3. interventi psico-oncologici a vario livello;
  4. formazione degli operatori del settore.

I processi di trattamento del malato oncologico possono essere individuali, familiari e di gruppo.

L'obiettivo ritengo sia quello di far sì che il paziente possa sentirsi meno sfiduciato e impotente e che, al contrario, possibilità di sentire maggior responsabilità rispetto al percorso di cura intrapreso e maggior risposta ai trattamenti medici.

I trattamenti possono aiutare nella riduzione dell'ansia, del senso di impotenza e sfiducia.

Per esempio, si può intervenire con psicoterapia, gruppi di supporto per pazienti e caregiver, strategie di rilassamento corporeo, percorsi di psico-educazione (che includano anche moduli di formazione per aumentare la conoscenza e anche il senso di controllo del paziente).

La mia esperienza

Il mio approccio di studi, che chi mi segue sa che si tratta della Terapia della Gestalt, e la mia esperienza in oncologia, mi hanno anche insegnato un altro importante valore del lavoro che si può fare con la malattia oncologica: l'adattamento.

So che quanto sto scrivendo potrebbe alterare la sensibilità di alcuni che, purtroppo, hanno fatto o stanno facendo esperienze negative, ma il mio percorso mi ha permesso di vedere che a volte la malattia non porta con sé solo aspetti negativi, ma anche aspetti positivi.

Alcuni dei miei pazienti che hanno affrontato la malattia, oggi riescono a mettere in luce i benefici di un'esperienza così devastante: qualcuno ha trovato maggiore consapevolezza, un valore diverso nella vita e nella morte, un profondo senso di autoefficacia, ma anche maggiore attenzione e rispetto verso il proprio corpo e la propria salute come beni unici ed ineguagliabili.

Il cancro, come tante esperienze forti, dà la possibilità in alcuni casi di portare un cambiamento profondo in se stessi, nelle proprie relazioni, del senso che si dà al valore della vita e al suo significato.

Victor Frankl, psichiatra e psicoterapeuta viennese che ha vissuto l'esperienza dei lager, parla di speranza come possibilità di tirar fuori il buon che ancora ci può essere, il senso che un'esperienza, per quanto dura ed ingiusta, può avere.

Paura, rabbia, senso di ingiustizia e impotenza non cambiano, ma possono non essere le ultime parole.

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Scritto da

Dott.ssa Elena Gadaldi

Bibliografia

  • AIOM Linee guida assistenza psico-sociale dei malati oncologici Edizione 2019
  • Biondi M. Pensieri psicoterapeutici Alpes 2015
  • Candace P. Molecole di emozioni TEA Pratica Milano
  • Chochinov M.H. Terapia della dignità, parole per il tempo che rimane. Il Pensiero Scientifico Editore 2016
  • Ginger S. Ginger A. La Gestalt terapia del contatto emotivo Edizioni Mediterranee Roma 1990

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