La nascita del primo figlio: tra lavoro e maternità

Si parla sempre toppo poco del dramma che affligge le mamme lavoratrici; il dover conciliare impegni lavorativi e maternità sono un dilemma che spesso la donna vive in solitudine.

5 GIU 2017 · Tempo di lettura: min.
La nascita del primo figlio: tra lavoro e maternità

Trovare un lavoro soddisfacente e remunerativo per una donna non è mai stato semplice e lo è ancora di più in un momento storico in cui si sono sovvertiti tutti i criteri lavorativi: i posti pubblici sono chiusi, l'attività libero professionale o d'impresa implica una nuova progettualità che include nuove aree di competenza. Per quelle donne che lavorano per esigenza economica, piacere, realizzazione professionale è diventato veramente difficile conciliare la maternità con le esigenza di tornare sempre più presto a lavoro.

In passato le coppie si distribuivano i compiti: la donna si occupava della maternità e l'uomo si dedicava a mandare avanti la famiglia economicamente; oggi non è più cosi sia per esigenze economiche che per la sempre più crescente necessità e bisogno della donna di essere economicamente autosufficiente e realizzata.

Se è vero che i compiti all'interno della coppia sono ridistribuiti i maniera più equa nel caso della maternità rimane imprescindibile il fatto che solo la donna è deputata ad alcuni compiti: la gravidanza stessa è uno di questi, cosi come le primissime fasi dell'allattamento. Inoltre sempre più donne devono tornare a lavoro dopo i primi tre mesi di vita del bambino.

Ed ecco comparire i primi sensi di colpa perché forse non tutte lo ammetteranno ma ciascuna donna nel lasciare il proprio pargolo sente una sofferenza; questa viene aggravata se intorno a se si hanno delle persone giudicanti: pensiamo ad una suocera, o madre che ribadisce spesso alla donna quanto sia importante che il bambino "lo cresca lei" frase sempre più spesso utilizzata, oltre che queste: "vedrai come la tua vita cambierà"," non avrai più tempo per te stessa", ecc.. parole che sono come macigni sul cuore di una donna lavoratrice.

La cosa più saggia è quella di fare squadra con il proprio compagno:

- prendere delle decisioni per tempo non suggerite da inutili sensi di colpa quanto piuttosto da bisogni; ad esempio se si dovrà lasciare il bambino meglio iniziare a pensare praticamente al periodo in cui questo dovrà avvenire e quali sono le opzioni possibili: tra le più sicure e che meno interferiscono con la vita di coppia e la costruzione della nuova famiglia anche se più dispendiose economicamente c'è la scelta di una tata o di un nido a seconda delle esigenze lavorative.

- La scelta per cui molti optano di lasciare i propri pargoli ai nonni non è tra le più convenienti: questi si sostituirebbero all'educazione dei genitori ed entrerebbero in maniera eccessiva nelle scelte della nuova famiglia spesso emettendo giudizi.

- I nonni saranno comunque presenti ma se si ha bisogno di un supporto giornaliero meglio optare per persone estranee alla famiglia.

- Altro aspetto importante da sottolineare è che l'inserimento al nido cosi come il dover lasciare il bambino ad una tata dipende dallo stato d'animo del genitore: i bambini sono come delle piccole spugne non capiscono il linguaggio verbale ma assorbono le emozioni; un bambino che sentirà la propria madre ansiosa e spaventata sarà a sua volta spaventato di essere lasciato senza di questa; un lavoro su se stessa è d'obbligo per la mamma e per il papà e i nove mesi di gravidanza permettono di riflettere anche su questi aspetti.

- Se è vero che il bambino ha i suoi compiti di sviluppo nei nove mesi di gestazione anche i genitori devo collaborare e non lasciar passare questi mesi di gestazione facendosi cogliere all'improvviso dal nuovo essere; partecipare ad un buon corso preparto insieme è d'obbligo per iniziare a respirare l'aria di una co-genitorialità.

- Oggi giorno le mamme che vogliono fare le super eroi sono destinate a fallire, deprimersi, sentire sempre più depresse e appesantite dagli obblighi quotidiani;

- fare squadra con il proprio compagno e delegare nelle mani di servizi e persone qualificate la cura del proprio piccolo sono passaggi necessari se si vuole riprendere una vita familiare che sarà si diversa ma solo perché più ricca, matura, densa di soddisfazioni ed emozioni.

Un imbocca al lupo a tutte le future mamme

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Scritto da

Dott.ssa Silvia Rotondi

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