La capacità di affrontare adeguatamente le avversità della vita: come si apprende e quali benefici offre?

Avere una buona tolleranza alla frustrazione consente di affrontare le avversità della vita in maniera adeguata; ma da cosa deriva ed in che modo si collega all'educazione ricevuta?

21 MAR 2019 · Tempo di lettura: min.
Photo by Juan Cruz Mountford on Unsplash

Avere una buona tolleranza alla frustrazione consente all'individuo di affrontare in maniera adeguata le avversità e le difficoltà che la vita, inevitabilmente, comporta. La capacità di reagire nel modo migliore alle delusioni e agli insuccessi dipende, oltre che dalle caratteristiche personali dell'individuo, anche dall'educazione ricevuta nel contesto familiare.

La tolleranza alla frustrazione si apprende a partire dalle prime fasi dello sviluppo: è un processo lento e graduale che consente al bambino di comprendere che le sue richieste ed i suoi desideri non possono essere sempre "magicamente" esauditi.

In tal modo impara a tollerare appunto la frustrazione per la mancata realizzazione dei suoi desideri e a gestire la rabbia che ne deriva.

Proviamo a spiegare brevemente in che modo la capacità di tollerare la frustrazione si collega al tipo di educazione ricevuta.

Esistono tre tipi fondamentali di stile educativo genitoriale. Proviamo a descriverli brevemente.

Lo stile educativo di tipo autoritario   

Lo stile educativo di tipo autoritario è caratterizzato da un eccessivo controllo e da scarse manifestazioni d'affetto. I genitori che prediligono questo modo di educare il proprio figlio fanno largo uso di punizioni, in quanto sono convinti che questo sia l'unico modo efficace per insegnare le regole. Tale stile genitoriale, di tipo coercitivo, spesso deriva dalla paura del genitore di non riuscire a farsi rispettare in altro modo e dalla convinzione che soltanto attraverso le maniere forti si possano raggiungere dei risultati. Pertanto la punizione è considerata l'unico modo per impedire che un comportamento venga messo in atto e viene usata come deterrente alla trasgressione. Il fatto di impartire un'educazione rigida, volendo affermare in tal modo il proprio dominio e la propria forza, si accompagna spesso a scarse manifestazioni di affetto considerate segno di debolezza.

Questo tipo di educazione, largamente usato soprattutto in passato, oltre a rivelarsi inefficace non favorisce nel soggetto l'acquisizione della capacità critica di capire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato proprio perché è tesa all'evitamento della punizione e non a far capire l'utilità della regola; inoltre non promuove l'autonomia dell'individuo, né la sua autostima in quanto si basa su di un atteggiamento rigido e controllante.

Di sicuro non favorisce la tolleranza alla frustrazione: i soggetti che hanno ricevuto questo tipo di educazione, tendono ad avere una personalità dipendente e ad essere poco intraprendenti; infatti per paura di andare incontro ad un fallimento mettono in atto prevalentemente comportamenti rinunciatari.

Lo stile permissivo

Lo stile permissivo è caratterizzato fondamentalmente dall'assenza di controllo e dunque dalla scarsa presenza di regole, per cui il bambino cresce nell'erronea e deleteria convinzione che tutto gli sia dovuto. L'idea è di concedere al figlio tutto ciò che la vita può offrire, dunque pochi divieti, pochi "no" per timore di procurarne l'infelicità, ma talvolta nasce dalla difficoltà nel porre dei limiti e dei confini alle richieste del figlio attraverso regole ferme ed un atteggiamento coerente.

Spesso tale comportamento viene adottato nei casi in cui, per motivi di lavoro, i genitori sono poco presenti, oppure nelle separazioni dove a volte capita che i genitori provino un "senso di colpa" nei confronti del figlio e dunque cercano di compensare concedendo tutto e non dando divieti per non procurargli ulteriori disagi.

Il desiderio del genitore di concedere al figlio tutto ciò che la vita può offrire senza dover lottare nel perseguire i propri scopi, purtroppo non favorisce l'idea che il raggiungimento degli obiettivi non può prescindere dall'impegno e dalla fatica e che la strada molto spesso presenta numerosi ostacoli. Pertanto le difficoltà vengono percepite come qualcosa che è preferibile evitare, scegliendo percorsi di vita più facili e che non presentano troppi problemi.

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Photo by Jessica Rockowitz on Unsplash

Lo stile autorevole

Lo stile autorevole è quel modo di relazionarsi senza paura di mostrarsi troppo affettuosi, ma riuscendo a far comprendere al figlio l'importanza del rispetto delle regole, attraverso le spiegazioni e le argomentazioni. Le regole non vengono imposte, ma viene fatta comprendere la loro utilità e la necessità che vengano rispettate; in tal modo esse vengono interiorizzate e fatte proprie, in quanto se ne è compreso il significato, e non per evitare di andare incontro ad una punizione.

Questo tipo di stile educativo è caratterizzato dall'ascolto dei bisogni del figlio e del suo punto di vista; la vicinanza e l'ascolto favoriscono la sua autostima e a sua autonomia. È lo stile genitoriale più adeguato ed efficace.

È faticoso in quanto richiede da parte del genitore impegno, pazienza e fatica, essendo assai più facile dire "sì" che spiegare il motivo dei divieti, ma aiuta a comprendere che non si può avere "tutto e subito", ma che al contrario le cose si conquistano attraverso il sacrificio e l'impegno.

La tolleranza alla frustrazione in questo caso si apprende attraverso la consapevolezza che la vita non è semplice e ci possono essere momenti di difficoltà, ma si può lottare per superarli.

Cosa significa essere genitori?

Essere genitori richiede molto impegno ed è uno dei compiti più difficili. Chiaramente ogni genitore cerca di agire nel modo migliore per cercare di svolgere il proprio ruolo in maniera responsabile ed efficace. È chiaro che anche lo stile genitoriale deve essere "adattato" alle caratteristiche personali del figlio, attraverso delle prove e degli aggiustamenti per cercare di trovare la strategia giusta.

Ciò che è importante è che il genitore riesca a mettersi in discussione, proprio nella consapevolezza della difficoltà e dell'importanza che il suo ruolo riveste.

Riuscire a tollerare la frustrazione che deriva da un insuccesso, da un fallimento scolastico, lavorativo o sentimentale significa riuscire ad accettare un episodio doloroso senza esserne travolti e distrutti; saper accettare la sconfitta e gestire la sofferenza che ne deriva, senza sentirsi così feriti da arrivare a voler distruggere chi è ritenuto responsabile dei propri fallimenti.

È importante riuscire a trasmettere ai propri figli che la vita non sempre ha un percorso lineare e molto spesso presenta degli ostacoli, e che per raggiungere i propri obiettivi bisogna lottare ed impegnarsi molto, che anche davanti ad un insuccesso è necessario riuscire a trovare la forza di rialzarsi e di ricominciare e che, anche se non sempre si raggiungono i risultati sperati, ciò che viene ottenuto con le proprie forze ha un valore molto più grande e ripaga assai di più di ciò che viene ottenuto senza il minimo sforzo.

Articolo scritto dalla dottoressa Noccioli Daniela, iscritta all'Albo degli Psicologi della Toscana.

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Scritto da

Dottoressa Daniela Noccioli

La dottoressa Noccioli è Psicologa, Mediatrice familiare, Terapeuta EMDR, Psicoterapeuta Sistemico Relazionale in formazione. Si rivolge all'individuo (tutte le età) e alla coppia. Si occupa dei seguenti ambiti: trattamento del trauma, elaborazione del lutto, separazione, violenza domestica, conflitti di coppia, sostegno alla genitorialità, problemi adolescenziali, ADHD.

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