Imparare a "lasciar andare" una relazione tossica

Non è facile accettare quello che accade nella vita, anche quando può risultare diverso e doloroso rispetto alle aspettative. Non è mai semplice mettere fine ad una relazione...

25 MAR 2021 · Tempo di lettura: min.
Imparare a "lasciar andare" una relazione tossica

Quanta forza occorre per imparare ad accettare, a saper prendere quello che accade nella vita anche quando può risultare diverso e doloroso dalle nostre aspettative. Quanto coraggio ci vuole per riconoscere che alcuni progetti, anche di vita sentimentale, nei quali sino a quel momento avevamo investito le nostre energie non sono realizzabili e imparare a "mettere fine" piuttosto che ostinarsi a tutti i costi a "continuare".

Se è vero che per noi esseri umani l'autorealizzazione e il benessere dipendono in gran parte dalla motivazione e dall'impegno, costante e faticoso, che mettiamo nel conseguire dei traguardi, di qualunque tipo essi siano, è pur vero che non tutto è sotto il nostro controllo.

La parola controllo ci accompagna spesso e si abbina con possesso, ossessione, delirio e perdita dello stesso. Perché non tutto può essere sotto il nostro controllo sebbene spesso sia difficile ammetterlo. E se per alcuni eventi come la nascita e la morte sappiamo bene che sono indipendenti dalla nostra volontà, per altri aspetti, apparentemente più banali, il nostro desiderare ardentemente qualcosa o qualcuno ci da l'illusione di poterlo "possedere" (Borgioni M., 2015).

Resistere, provare a tutti i costi ad opporsi e non voler "lasciare", ostinarsi a "investire" in una relazione d'amore anche quando ci fa soffrire perché non appaga i nostri bisogni rischia così di ridursi ad una guerra contro se stessi, ad una vera e propria autodistruzione.

Spesso ci ostiniamo a voler cambiare le persone che amiamo al punto da non renderci conto che, giorno dopo giorno, alimentiamo in noi sentimenti di rabbia. Non riusciamo nell'intento sperato e tutta quella rabbia riversata su chi non risponde ai nostri sforzi di essere plasmato fa male all'altra parte, alla relazione ma soprattutto a noi stessi.

La rabbia, l'ostinazione e il desiderio di onnipotenza che talvolta ci porta a pensare di poter "cambiare" le persone sono nocivi e tossici - al pari della relazione stessa in cui si è coinvolti - tanto per chi li vive che per chi li agisce. La rabbia impedisce di "lasciar andare", tiene legati ad una realtà inesistente acuendo soltanto ferite profonde.

In ogni relazione d'amore possono esistere anche degli aspetti di dipendenza ma dovrebbero sempre essere bilanciati: non possono mancare il desiderio di autonomia personale da parte di entrambi i partner e un'adeguata capacità critica. In alcuni casi però si instaura una vera e propria dipendenza: al pari della tossicomania nella dipendenza affettiva, si è "intrappolati" da una persona piuttosto che da una sostanza. Chi si trova in posizione down perde sempre più la propria autonomia, indipendenza, anche economica, e la libertà di scegliere.

Ricercare continuamente approvazione, avere poca scarsa stima di sé, sentirsi sempre inadeguati e aver bisogno di riempire un vuoto emotivo profondo possono determinare la tendenza a vivere un rapporto disfunzionale che fa soffrire e mortifica nell'illusione di "avere accanto" una persona tanto desiderata.

Perché è così difficile ammettere che "le cose" non funzionano e accettarle così come sono o lasciarle andare?

La fine di una storia, l'idea che chi ci sta intorno è diverso dall'immagine che ne abbiamo costruito nella nostra mente, che i nostri progetti non si sono concretizzati così come speravamo non sono di certo facili da accettare.

Cambiare "rotta" significa dover ricostruire una nuova "mappa" di sé e del mondo, individuare nuovi obiettivi e altre priorità. Continuare a "stare" in alcune "zone di comfort", può risultare invece, almeno nel breve tempo, più rassicurante. E' molto più difficile provare a immaginare nuove situazioni soprattutto quando non si vedono vie di fuga.

Spesso nelle relazioni d'amore cerchiamo qualcuno che non ci ama e non ci rispetta abbastanza nel tentativo di dimostrare a noi stessi di aver raggiunto l'obiettivo sperato: ottenere quella considerazione e quell'amore che ci sono mancati da bambini.

Far finta di nulla, ostinarci, accettare una relazione tossica, incassare "dei colpi" senza apparente turbamento, continuare ad andare avanti sempre nella stessa direzione non significa aver evitato di ferirsi per sempre: il dolore che non viene elaborato tornerà prima o poi e si farà sentire, forse in altre forme, più forte che mai.

Fare lo sforzo di imparare ad accettare vuol dire invece ammettere che spesso tentando di sbarazzarci del dolore rischiamo di amplificarlo.

"Lasciar andare" non equivale dunque ad un atteggiamento generale di rassegnazione e sopportazione ma significa abbandonare tutti gli sforzi inutili finalizzati a ricercare soluzioni inesistenti, accogliere i rischi che vivere comporta e riconoscere se ci stiamo muovendo in direzione della nostra serenità e del nostro benessere.

Abbandoniamo il falso mito dell'amore come salvezza dell'altro; riconosciamo che possiamo salvare soltanto noi stessi. Entriamo in contatto con noi stessi, accettiamo in alcuni casi la solitudine, comprendiamo e curiamo le ferite profonde, radicate nell'infanzia, della nostra anima.

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Scritto da

Dott.ssa Anna Moscatelli

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Bibliografia

Dipendenza e controdipendenza affettiva: dalle passioni scriteriate all’indifferenza vuota di  Massimo Borgioni, Alpes, 2015.

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