Il valore terapeutico del perdono

Il perdono: occasione per lasciare andare, occasione per rinascere, occasione per aprirsi a nuove chances.

27 APR 2018 · Ultima modifica: 15 OTT 2018 · Tempo di lettura: min.
Il valore terapeutico del perdono

IL VALORE TERAPEUTICO DEL PERDONO

Quella rabbia, quel rancore, che soffocano il presente e ancorano al passato, consentendo alla lamentela, alla critica feroce di diventare strategie principe per ritrovare forza, per conquistare una sensazione di superiorità morale, senza rendersi conto che esse, se protratte nel tempo, impaludano l'anima, rallentando la rinascita.

Certamente tamponare il dolore di un oltraggio, o presunto tale, di un abbandono, magari improvviso, di promesse, divenute certezze dentro di noi, non è affatto facile. E quando l'anima si frantuma in un milione di piccoli pezzi riprendere il timone della propria barca, tristemente alla deriva, necessita l'arrivo di un vento a favore. Eppure un vento che abbiamo il potere di chiamare a noi.

La bonaccia si alimenta attraverso un'insidiosa percezione selettiva, che incrementa un'interpretazione a volte eccessivamente distorta degli eventi, così da scambiare opinioni per fatti, aderendo ad una prospettiva limitata che offusca la totalità della situazione dolorosa, della persona che riteniamo responsabile, facendone implodere la complessità. E, così, la lamentazione sembra essere l'unica strada percorribile e la critica feroce sembra donare un irrinunciabile sollievo. Effimero.

Il perdono è strumento di guarigione.

Perdonare: gesto egoistico. Atto che serve soprattutto a chi lo applica e solo in seconda battuta a colui a cui è indirizzato.

Perdonare: altro dal lasciare andare subito la collera, altro dallo scusare, dal giustificare, dal minimizzare. Se c'è stato un comportamento scorretto il responsabile dovrà assumersene la responsabilità. La memoria di un evento è occasione di rivisitazione interiore ed opportunità di crescita, ma la memoria emozionale dell'evento diviene nociva nel momento in cui attiva, in occasioni successive, una risposta istintuale ed emotiva copionale, simile alla precedente, impedendo un nuovo epilogo.

Perdonare: altro dal riallacciare i rapporti a tutti i costi. Si può perdonare, ma scegliere di non ristabilire una relazione, soprattutto se la fiducia è completamente minata. Il punto è evitare di coltivare rancore perché blocca ogni slancio.

ll perdono non è nemmeno una rinuncia a procedere legalmente, se necessario.

Perdonare è guardare alla parte sana che c'è in ogni essere umano. E' abbandonare il peso emotivo che incatena al passato perché non inquini il presente, perché non condizioni inconsapevolmente il futuro.

Perdonare è liberare se stessi o l'altro dalla colpa, così da vedere i rancori svanire e tornare a respirare equilibrio psicologico, fiducia nella vita.

Perdonare parte indubbiamente da un gesto volontario, da una scelta. Scegliere di lasciare andare, scegliere di andare oltre. Né vinti, né vincitori: la vita non è sempre una lotta.

Ed è così che il perdono diviene inesauribile fonte di armonia interiore, di equilibrio personale, opportunità per ripulire memorie emozionali negative. Tornare liberi.

Solo quando si abbandonano le aspettative verso gli altri e si smette di coltivare la pretesa che questi debbano comportarsi come noi riteniamo giusto, il perdono acquisisce la forza massima. Così facendo si elude la posizione della vittima. Se la tendenza ad incolpare gli altri della nostra infelicità appare un gesto pressoché irresistibile, esso è in realtà un modo miope, perché rende dipendenti dagli altri e dagli eventi. Quando smettiamo di delegare ad altri la nostra felicità recuperiamo potere personale. La sicurezza va trovata in noi stessi.

Penso che la prima forma di perdono necessario sia sempre verso se stessi: perdono per ciò che siamo o non siamo, per ciò che abbiamo detto o non detto, perdono per come abbiamo saputo o potuto gestire quella situazione, sia che abbiamo offeso sia che abbiamo provocato un'offesa.

Accettare i propri sbagli per poi correggerli. Questa è la vera possibilità.

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Scritto da

Dott.ssa Luisa Ghianda

Laureata in Lingue e in Psicologia, ha approfondito prima la psicologia del lavoro poi la psicologia clinica. È counsellor professionista, Direttore di Psicodramma e conduttore di gruppo con Metodi Attivi, ipnologa. Si occupa di sviluppo personale, organizzativo, educativo, convinta che in ogni essere umano ci sia una grande possibilità di trasformazione.

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Commenti 3
  • Dani felli

    Come si dovrebbe procedere? Perché a me sembra un'impresa, penso proprio di non saper perdonare

  • Franca

    Sono nella stessa situazione di Cinzia, il commento 1. Come si fa?

  • Cinzia

    Belle parole. Giuste parole. Ma come si fa a perdonare l’uomo che hai sposato, con il quale hai progettato un futuro, hai avuto 3 figli, hai costruito una casa con 1000 sacrifici... l’unico uomo che tu abbia mai “avuto “ perché l’hai conosciuto quando eri una ragazzina.... dopo 27 anni insieme scopri che ha una relazione sentimentale e sessuale da 2 anni con un’altra?!?!? Che ti confessa che tra di voi c’era qualche “problemino”, ma ha preferito tacere e sfogarsi, riempire i suoi vuoti con un’altra donna (sposata anche lei ovviamente) ma come si fa.....

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