Il ruolo delle emozioni negli autori di reato sessuale

Nella società in cui viviamo, numerosissime sono le violenze sessuali ad opera di sex offenders. Solo in Italia una donna su tre è stata vittima di un tentativo di stupro o di una violenza.

22 MAG 2017 · Tempo di lettura: min.
Il ruolo delle emozioni negli autori di reato sessuale

Nella società in cui viviamo, numerosissime sono le violenze sessuali ad opera di sex offenders. Solo in Italia una donna su tre è stata vittima di un tentativo di stupro o di una violenza fisica, spesso ad opera del partner (dati Istat 2008). L'abuso sessuale è considerato uno dei problemi più preoccupanti della società occidentale contemporanea.

I "sex offenders", o autori di reato a sfondo sessuale, costituiscono una categoria eterogenea che può essere suddivisa in diverse tipologie, in base a caratteristiche e motivazioni (Zara, 2005); la distinzione più significativa si attua tra stupratori e pedofili (child molester), ma si distinguono anche violenze perpetrate da donne, da giovani adolescenti (jouvenile sex offenders) e molestatori telematici (Robertiello, Terry, 2007). Il DSM-IV-TR considera le parafilie all'interno dei "Disturbi Sessuali e dell'Identità di Genere" (American Psychiatric Association, 2005). In passato si ipotizzava un collegamento tra autori di reato sessuale e disturbi di personalità, in particolare una connessione tra gli abusi sessuali ed il Disturbo Narcisistico di Personalità, il Disturbo di Personalità Antisociale ed il Disturbo Borderline di Personalità. Ad oggi sappiamo che anche la componente affettiva ed emotiva svolgono un ruolo importante all'interno del funzionamento e della regolazione dei comportamenti sessualizzati devianti. Diagnosi psicopatologica e comportamento sessuale violento non sempre, infatti, sono co-presenti: un comportamento sessuale aggressivo e deviante può verificarsi anche quando manca una diagnosi psicopatologica. La ricerca evidenzia, ad esempio, come molti dei perpetratori di tali tipi di reati siano stati a loro volta vittime di abusi, creando una sorta di continuità violenta, anche se ciò non deve essere interpretato in maniera lineare come causa-effetto. I fattori predittivi più significativi di problematiche comportamentali precoci sono stati identificati in problemi della condotta, abuso di alcol e sostanze stupefacenti, vissuti di abusi fisici, sessuali e psicologici, esperienze di trascuratezza emotiva, famiglie multiproblematiche ed abusanti (Johnson, Knight, 2000).

A livello emozionale sembra che, pur avendo desiderio di condivisione emotiva e psicologica con gli altri, i sex offenders manchino di quella competenza sociale ed emotiva necessaria per entrare in una relazione costruttiva con altre persone. Attualmente, grazie a numerosi studi scientifici internazionali e nazionali, è stato sottolineato, ad esempio, come una ridotta capacità empatica sia presente nella maggior parte dei sex offenders: la comprensione profonda dei sentimenti e delle cognizioni dell'altro appare limitata in questi soggetti; la considerazione della vittima è assente o comunque diversa dalla propria e, di conseguenza, gli individui che commettono tali gesti spesso manifestano difficoltà nell'assumere il punto di vista e la prospettiva di chi hanno di fronte (Petruccelli, Pedata, 2008). Spesso si parla di empatia e del suo ruolo all'interno dell'offending sessuale; gli autori di reato a sfondo sessuale, infatti, spesso soffrono di veri e propri deficit nella loro capacità di esperire sentimenti empatici, e questo viene considerato fondamentale nello sviluppo, ma soprattutto nel mantenimento, del loro comportamento deviante. È vero, però, che il concetto di "empatia" è spesso confuso, vago; alcuni ritengono inoltre che le difficoltà empatiche siano principalmente specifiche della persona e non generalizzabili, e che tale termine andrebbe analizzato attraverso un modello multifattoriale, che ne valuti tutti gli aspetti (Marshall et al., 1995). Negli anni numerosi studi hanno indagato anche relativamente alle distorsioni cognitive, al disimpegno morale ed ai meccanismi di difesa che ricorrono maggiormente nei sex offenders; ciò che emerge è la loro tipicità di pensiero: meccanismi strutturati di distorsione cognitiva permettono loro di tollerare intra-psichicamente la condotta posta in essere. I meccanismi più utilizzati sono la negazione e la minimizzazione del danno arrecato. Il disimpegno morale, di cui fa parte la giustificazione morale, unito alla de-umanizzazione della vittima e all'attribuzione della colpa, costituiscono modalità attraverso le quali il reo non si identifica con la vittima e non prova empatia. Inoltre, il background degli aggressori è solitamente caratterizzato da un'infanzia vissuta all'interno di famiglie abusanti, violente o gerarchizzate, in cui sono cresciuti frustrati e profondamente incapaci di gestire le reazioni emotive, fattori che spingono verso un desiderio di dominio e di ricerca di potere. Recenti studi hanno evidenziato come i pattern di risposta più ricorrenti negli autori di reati sessuali non fossero ansia, antisocialità o rabbia come in passato si era ipotizzato, ma piuttosto fattori legati ad ostilità ipercontrollata e discontrollo degli impulsi, come emerso dalla somministrazione di test di personalità (MMPI-II). Ciò sottolinea che le risposte violente dei sex offenders possono essere causate da qualsiasi provocazione, anche in assenza di reali azioni provocatorie o motivazioni (Fabrizi et al, 2007).

Il ruolo degli stati emotivi ed affettivi nelle cause e nelle conseguenze dell'agire criminale sessuale sta emergendo come fattore importante sia nella analisi teorica che nella ricerca empirica relative all'argomento. Gli studi evidenziano una relazione causale tra il ruolo delle emozioni ed i reati a sfondo sessuale, connessione che influenza direttamente anche i successivi e possibili interventi trattamentali (Howells et al., 2004). La capacità di riconoscere le emozioni in modo accurato nell'individuo sex offender è deficitaria. Studi dimostrano che anche autori di reati di pedofilia, ad esempio, mostrano carenze del giudicare le emozioni provate dai bambini (Hudson et al., 1993). Relativamente all'empatia ed al riconoscimento delle espressioni emotive facciali, uno studio recente ha indagato le differenze tra sex offenders, individui che non hanno commesso reati sessuali e gruppo di controllo, controllando alcune variabili affettive e sociali, quali la depressione, l'ansia e la desiderabilità sociale, che potrebbero influenzare la valutazione sia delle emozioni che dell'empatia. Detenuti sex offenders (child molester), detenuti che non hanno commesso reati a sfondo sessuale e gruppo di controllo, abbinati per età, genere e livello culturale, hanno eseguito un compito di riconoscimento delle espressioni facciali relative alle emozioni di base, che variavano per intensità, ed hanno completato alcune scale di auto-valutazione per distinguere le diverse componenti dell'empatia (l'assunzione delle diverse prospettive, l'empatia affettiva, la preoccupazione empatica ed il disagio personale), così come per la depressione, l'ansia e la desiderabilità sociale. Dalla ricerca emerge che i sex offenders sono meno accurati rispetto agli altri partecipanti nel riconoscimento delle espressioni facciali di rabbia, disgusto, sorpresa e paura, con delle notevoli difficoltà nel distinguere la paura dalla sorpresa, ed il disgusto con la rabbia. L'empatia affettiva è l'unica componente che discrimina i sex offenders dai non sex offenders ed è correlata con l'accuratezza nel riconoscimento delle espressioni emotive. Tali risultati confermano che gli autori di reati a sfondo sessuale potrebbero avere delle difficoltà nella decodifica di alcuni stimoli emotivi, veicolate dalle espressioni del volto (Gery et al., 2009). I sex offenders dimostrano difficoltà in generale ad identificare i propri sentimenti, a gestire le proprie sensazioni negative, a prolungare nel tempo sentimenti positivi e sono certamente più aggressivi.

L'età adolescenziale sembra essere quella che registra il più alto rischio di crimini sessuali. Le statistiche internazionali riportano un notevole aumento nel numero di abusi sessuali compiuti da minori al di sotto dei diciotto anni. Le manifestazioni di devianza sessuale nell'età adolescenziale potrebbero costituire i presupposti per la strutturazione di comportamenti sessuali disturbati, con una escalation in forme di perversione e violenza che rischiano di perdurare anche in età adulta (sexual criminal career) (Corrado et al., 2002). È ormai noto come le emozioni rivestano una componente importante nell'adolescenza. È stato indagato relativamente alle problematiche di intelligenza emotiva nei sex offenders adolescenti, riscontrando un differente livello sia di aggressività esperita che di attenzione verso i propri sentimenti, rispetto al gruppo di controllo; gli autori di reati a sfondo sessuale in età adolescenziale apparivano ai test somministrati poco chiari rispetto alle proprie emozioni, meno in grado di far fronte a stati d'animo spiacevoli e di mantenere quelli positivi. Tali evidenze scientifiche costituiscono poi il focus del trattamento degli adolescenti devianti (Moriarty et al., 2001). Diversi studi hanno evidenziato che gli adolescenti sex offenders sono caratterizzati da sentimenti di impotenza, aggressività, rabbia, impulsività, incapacità di capire le proprie ed altrui emozioni, con un'intelligenza emozionale rigida (Moriarty et al., 2001). Le abilità mentali che sottendono al modello di intelligenza emozionale sono strettamente connesse alle emozioni e alle interazioni con il pensiero. Secondo questo modello gli individui che sono emozionalmente intelligenti sono cresciuti con una famiglia "bio-socialmente adattiva", ovvero con genitori attenti e sensibili; di conseguenza sono in grado di rielaborare efficacemente le proprie emozioni, scelgono più facilmente stabili modelli emozionali, sono capaci di comunicare e discutere sui propri sentimenti ed emozioni, sviluppano competenze nelle aree relative al mondo emozionale, come il problem-solving emozionale. I sex offenders adolescenti sono quindi particolarmente confusi a livello emotivo, per questo spendono molto tempo a valutare emozioni e sentimenti, spesso in un'analisi che impedisce loro di dislocarsi dai propri bisogni e trasferirsi in una dimensione relazionale. Nonostante la difficoltà a sperimentare ed esprimere le proprie emozioni sia una caratteristica tipica dell'adolescenza, questa è particolarmente pronunciata tra i sex offenders.

La questione sull'opportunità di trattare gli autori di reati sessuali è un argomento molto dibattuto nel nostro paese, che sollecita particolarmente l'opinione pubblica, ancora culturalmente orientata alla pena detentiva come unica punizione possibile. Sono molti gli studi che hanno ormai confermato l'effettivo beneficio di alcuni trattamenti in termini di riduzione della recidiva (Marschall et al., 1991); in particolare, il trattamento cognitivo-comportamentale e quello sistemico sembrano associati ad una diminuzione delle recidive sessuali (Hanson et al., 2002). Vi è ormai una consolidata correlazione empirica tra i bisogni criminogenici identificati, come le distorsioni cognitive o la difficoltà nelle relazioni intime, e la recidiva (Rosso et al., 2010). I delinquenti sessuali hanno difficoltà che riguardano diverse sfere della vita, spesso in modo cronico, tra cui la comprensione e la gestione delle emozioni. Proprio come in altre patologie, come le dipendenze, non si ha una completa "guarigione", ma comunque si può assistere a delle remissioni, che potrebbero diminuire le recidive, grande costante di tali reati. Il trattamento efficace è quello che si serve di un approccio multifattoriale, che comprende anche fattori affettivi ed emotivi, come l'analisi e l'approfondimento della sessualizzazione dei conflitti. Sentimenti come la collera, la solitudine, l'umiliazione spesso agiscono come motore nel reato di abuso sessuale: il sesso viene utilizzato come forma di potere e controllo, viene spesso confuso con l'aggressività. Tra i fattori di rischio, infatti, troviamo alcune costanti cliniche: problematiche relazionali ed affettive, meccanismi di negazione utilizzati per evitare l'angoscia, deficitario controllo degli impulsi e delle modalità di coping, incapacità di reagire adattivamente alle frustrazioni. All'interno delle competenze da rafforzare troviamo sicuramente la capacità di riconoscere e gestire le emozioni. Gli autori di reato sessuale hanno spesso delle carenze specifiche, derivate dalla loro storia personale, che li portano a non saper regolare l'emotività e, di conseguenza, a non sopportare le emozioni negative, quali rabbia ma anche noia, vuoto e solitudine, ed a cercare subito uno sfogo per le emozioni positive, come l'eccitazione sessuale. È necessaria quindi una presa di coscienza della dimensione emotiva insita nel conflitto, per elaborarla e gestirla; la centralità del lavoro sull'empatia con i sex offenders risiede nell' "emotional recognition", ovvero nella capacità di differenziare gli stati emotivi propri e altrui e nell' "emotional replication", vale a dire nella capacità di provare un'emozione simile, o quasi, a quella che prova l'altro (Giulini, Xella, 2011). Nei paesi esteri, diversamente da quanto accade in Italia, particolare rilievo è posto anche alla fase post-detentiva, in cui l'aggressore continua ad essere oggetto di programmi di riabilitazione, insieme alla propria famiglia. Tutto ciò è particolarmente importante in quanto uno dei primi fattori che riduce il rischio di recidiva è proprio il reinserimento sociale e l'integrazione, per diminuire la stigmatizzazione e la marginalizzazione dell'ex detenuto.

Di primaria importanza appare ad oggi, di fronte ad un aumento dei crimini sessuali, la questione del trattamento. Tra gli altri obiettivi, troviamo anche sviluppare una competenza emozionale e sentimentale, attivare un processo di empatia, comprensione e sentimenti di colpa. Questo perché tra le cause di un comportamento sessuale aggressivo e deviante potrebbe esserci un'emozionalità negativa, con sentimenti di solitudine, rabbia o confusione, mancanza di empatia, senso di impotenza e disperazione, per cui l'atto criminale diventa modalità per ridurre tali stati emotivi negativi, creando un ciclo di aggressione sessuale. Sviluppare intelligenza emozionale significa incidere sulla mancanza di empatia, sulla scarsa competenza sociale e sul mancato riconoscimento dei bisogni emozionali delle altre persone, che spesso incoraggiano gli atti devianti.

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Scritto da

Dott.ssa Rachele Recanatini

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