Il disturbo bipolare è un problema familiare

La depressione bipolare fa oscillare le persone che ne soffrono fra felicità e profondi stati di disagio, parlarne è il primo passo per aiutare le loro famiglie.

21 MAG 2014 · Tempo di lettura: min.
Il disturbo bipolare è un problema familiare

La bipolarità o psicosi maniaco-depressiva è un disturbo complesso da capire ed affrontare non solo per chi ne è affetto ma anche per i familiari e conoscenti, così come racconta l'autrice del blog Mia madre è bipolare.

Perché? La specificità di questo disturbo è soprattutto l'alternarsi di due fasi distinte che coinvolgono l'umore, il pensiero e il comportamento.

Si hanno momenti maniacali caratterizzati da eccessi di autostima, scarso bisogno di sonno, forte velocità del pensiero, diminuita capacità di attenzione, forte attivazione comportamentale che porta ad attività ludiche fortemente dannose (acquisti compulsivi, comportamenti sessuali non adeguati, investimenti impulsivi, gioco d'azzardo, ecc.).

Difficilmente una persona che si trova in uno stato simile riesce a riconoscere il proprio disturbo e a chiedere aiuto ad uno specialista. A questo stato può seguirne uno depressivo che appare l'opposto di quello maniacale. Il soggetto sperimenta un umore depresso, uno scarso se non nullo interesse per ogni tipo di attività, ridotta attività motoria, sensazione di forte fatica, pensieri negativi e di morte, sentimenti di autosvalutazione e di colpa, ricorrente ideazione suicidaria. È durante il momento della depressione che la famiglia o gli amici della persona affetta da bipolarità si allarmano perché sperimentano la frustrazione derivante dalla sensazione di non riuscire a modificare la situazione.

Sconvolgimento degli equilibri familiari

L'equilibrio familiare viene sconvolto e i membri si trovano senza strumenti di fronte alla malattia. Spesso le variazioni di umore della persona malata sono così rapide da lasciare sgomente le persone che le stanno vicino. Molto spesso, all'interno di una famiglia in cui un genitore presenti un disturbo bipolare, a soffrire maggiormente sono i figli: crescere senza una figura genitoriale stabile e dover “gestire" un adulto instabile è un compito che difficilmente si può affrontare senza aiuto. Per un figlio è complicato riconoscere alcuni comportamenti del genitore come sintomi della malattia: al contrario, poiché un genitore, per quanto affetto da un disturbo bipolare, rappresenta sempre un punto di riferimento educativo, accade spesso che i comportamenti contraddittori e imprevedibili vengano recepiti dai figli come “normale" modello della figura adulta a cui tendere.

L'interesse di molti psicologi si è destato sul tema, sui cosiddetti figli dimenticati, quei ragazzi che essendo figli di pazienti psichiatrici spesso non hanno la possibilità di ricevere le cure che meritano perché i genitori non sanno prendersi cura nemmeno di se stessi.

Mia madre è Bipolare

Stefania, del blog Mia madre è Bipolare, racconta questa realtà che spesso non ha voce dando la possibilità ad altri ragazzi che hanno vissuto la sua esperienza di confrontarsi con essa. Stefania racconta di aver imparato da ragazza a rapportarsi alla malattia, cercando come fanno tutti gli adolescenti informazioni su internet. La difficoltà e insieme la fortuna di Stefania stanno nel fatto che può cercarle in varie lingue perché non esiste nulla in Italiano. Legge storie di altri figli in altri paesi ed altre culture, e finalmente non si sente più sola e si riconosce nelle emozioni degli altri. In quest'ottica crea il blog per riuscire a dare lo stesso spazio di catarsi ad altri ragazzi.

Il blog da la possibilità ai ragazzi dimenticati di raccontarsi ed aiutarsi a vicenda protetti dall'anonimato. E Stefania va anche più in là, si mette in contatto con le associazioni di figli che ci sono all'estero e collabora con l'Associazione Contatto Onlus al progetto Da Semola A Re Artù, che ha l'ambizione di creare il primo programma nazionale che si occupi di prevenzione contrastando la stigma che c'è intorno alla malattia mentale. Educare ad affrontare e riuscire a vincere la paura di parlare della malattia, chiedere aiuto sono i primi obbiettivi che vuole perseguire questo progetto.

Autori: Manuela Pirrone e Matteo Monego

PUBBLICITÀ

Scritto da

Dott. Matteo Monego

Laureato a Torino, laurea quinquennale in Psicologia Clinica e di comunità, nel 1999 si abilita alla professione di psicologo. Successivamente consegue l’abilitazione alla psicoterapia, dopo aver frequentato il corso quadriennale di specializzazione in psicoterapia interattivo-cognitiva. Dal 2004 svolge privatamente la professione di psicologo e psicoterapeuta.

Consulta i nostri migliori professionisti specializzati in depressione
Lascia un commento

PUBBLICITÀ

Commenti 19
  • Paul

    Salve dove posso trovare articoli o libri su come comportarsi con un padre bipolare...grazie

  • Sara

    Salve a tutti, io sono stata con un bipolare...e per non farmi mancare nulla era pure mio collega di lavoro.... È stato tremendo. I momenti di depressione erano talmente tanti e io non ci capivo più nulla...era impossibile fare anche le cose più banali. Non riuscivo a lasciarmi andare e ci siamo lasciati. Al di là che possa essere una brava persona non è semplice stare con una persona che ha questo problema.

  • Chiara

    Ciao Debora e ciao a tutti, sono anch'io figlia di un padre bipolare, a cui oltretutto sono molto legata. Non sei sola ma è così che ci si sente, io per prima. Vivo quotidianamente la sua malattia e lo stigma nei suoi confronti, soprattutto in famiglia, passo le giornate pensando a come aiutarlo e a come difenderlo dal vuoto che si sta facendo intorno con il suo atteggiamento e la sua aggressività verbale, dentro è un bambino che soffre, incapace di gestire emozioni e pensieri. Io spesso vacillo ma cerco di resistere. Quando volete io ci sono e credo di capirvi. Chiara

  • Debora Dalzini

    Ciao! Vorrei tanto poter parlare dei problemi che mio padre bipolare sta creando a me e alla famiglia. Mi piacerebbe molto poter parlare con qualcuno che possa condividere certe esperienze, che possa capirmi . A volte ho provato a parlarne a chi conosco, ma ammetto di rimanere sempre piuttosto vaga, ho sempre paura di far apparire mio padre come se fosse una persona cattiva. Non lo è, ma in certe fasi forse non si rende nemmeno conto di quello che dice, e sono stufa di continuare a giustificare qualsiasi cosa coprendola con la malattia. Da figlia, non è giusto che le figure come psicoterapeuti/psichiatri non si attivino in prima persona ..a volte vorrei che qualcuno mi chiedesse come mi sento e riuscire finalmente a parlare davvero, a fare uscire tutto ... E non un "bene dai" ... Qualcuno conosce qualche gruppo di supporto? Qualche chat anche semplicemente di WhatsApp o altri social su cui ci si possa confrontare ? Ho bisogno di sapere come le altre persone gestiscono la situazione, non credo di reggere a lungo, sono veramente stressata e in ansia della situazione .

  • Anonimo

    io descrivevo molti anni fa( senza conoscere questo disturbi ancora) quando ne avevo circa non so 25 al mio medico di base con timidezza e vergogna lo stato descritto sopra cioè che ero molto giù molto stanca molto sonno vedevo tutto come se fosse bruttissimo pauroso non riuscivo a fare niente mentre a volte oramai pochissime avevo un'energia incredibile avevo un sacco speranza che accadessero cose buone( lavoro amore amicizie) ero super accelerata dicevo e mi dicevano anche cioè parlavo tantissimo veloce e volevo dire mille cose sembravo tanto entusiasta e mi sentivo entusiasta e felice anche per niente solo che poi appena mi calma i a casa da sola mi rendevo conto che agli altri davi fastidio così tanto eccitata agitata che volevo dire fare tante cose tutte insieme e allora mi buttavo giù perché sicuro mi stavano deridendo o peggio mi parlavano male e non avrebbero più voluto incontrarmi, insomma agli altri davi fastidio quando ero attiva però erano gli unici momenti in cui avevo il coraggio di cercare lavoro e di trovarli perché ero sveglia veloce riuscivo a parlare bene di me a vedere il lato positivo , invece quando non ero in quel modo e ormai era quasi sempre vedevo veramente tutto molto molto brutto e non riuscivo a fare niente e ricordo gli dissi che nonostante poi gli altri mi odiassero quando ero accelerata in quel momento non so cosa avrei fatto per rivedere il mondo in quella maniera tanto diversa da come era ora e che mi faceva tanto soffrire star male. Lui e nessuno mi ha mai parlato per me di bipolare chissà perché eppure..poi gli antiricaptatori della serotonina fanno così con tanta serotonina fai cose che non avresti mai fatto hai il coraggio di fare cose che non avresti avuto il coraggio ma non è buono fra queste appunto acquisti azzardati scommesse e molto molto peggio e lui anni dopo sempre perché io gli dicevo del tanto sonno ecc mi diede un antidepressivo che dicevi fidarmi che non c'era altro modo e intanto ancora continuavo a perdere amici lavori amori e non avere niente. Ci ero andata da una psicologa ma non mi disse mai di questo eppure ogni volta che lo leggo ricordo le mie parole e pensieri per provare a descrivere ciò che mi accadeva perché comunque cercavo di osservarmi di capire cosa avessi

  • Clara La Rosa

    È possibile in questo periodo di restrizioni, essere seguiti da psicologi per le persone bipolari senza lavoro, non in grado di andare in studio e con situazione economica deprimente? Grazie

  • Paola de simone

    Mia figlia ha 28 anni , già dava problemi dall adolescenza , non voleva mai andare dal medico , non credevo che negli anni, avrei avuto tantissimi problemi, dovuti al comportamento aggressivo, di mia figlia,.Sono vedova e sono sconfortata , perché mi dicono è maggiorenne deve venire lei da sola. Lei non andrà mai e poi mai da un medico ,assistente ,etc .Io inerme non posso fare nulla per aiutare mia figlia,E una tragedia non poter avere nessuno aiuto , .Ho lavorato per 40 anni , ho pagato sempre le tasse, e adesso la mia società non mi aiuta???Suicidarsi è meglio

  • Flavia Romeo

    Ho appena letto questo articolo, vi seguo già da un po' su Instagram . Mio padre è bipolare, non ho mai chiesto di che grado fosse perché già dai sintomi non è difficile capire che sia piuttosto grave. Io ho quasi 29 anni, la mia vita non è stata semplice nonostante i miei genitori/mia madre e i miei nonni hanno fatto il meglio che potevano. Ho avuto sempre problemi di sbalzi di umore e tanto altro.... Mi è stato diagnosticato il disturbo borderline di personalità da una psicologa cognitivo comportamentale, molto in gamba... Io studio Psicologia, per cui avevo già identificato la mia patologia.... Potreste spiegarmi se le due patologie sono correlate? In termini genetici/di familiarità con il disturbo di mio padre? E soprattutto esiste la possibilità che io diventi come lui ? È una mia preoccupazione da sempre e mi terrorizza l idea perché già combattere con il mio disturbo ogni santo giorno è già una frustrazione immensa! Grazie mille

  • Francesca

    E i bambini piccoli come dovrebbero gestire la malattia di un genitore?Non esistono strumenti adeguati a far fronte alle necessita' delle famiglie vittime di questo disturbo.Il lavoro di questa ragazzina é lodevole ma ci vuole una risposta sociale.Il cim della mia citta' non dispone nemmeno del servizio di psicoterapia.Viviamo in un paese sfasciato e incompetente.

  • Alfonso Guida

    Perche’quando questi figli diventano maggiorenni, tra’ loro Ospedali Medici e forze dell’ Ordine, si’ instaura un : muro. Diventa per alcuni come me’ Padre, in San Diego California avere un colloquio personale faccia a faccia. Tutto si’ fa’ piu’ Personale. So’ che’ non e’ una uscita dai problemi di’ mio figlio, ma’ credo che ‘ devono mettere i genitori come base di’ aiuto anche in comunicazione.


Caricamento…



ultimi articoli su depressione

PUBBLICITÀ