Il Biofeedback, una tecnica di autoregolazione

Il Biofeedback è uno strumento che insegna a modulare funzioni corporee normalmente involontarie che influiscono sulle condizione di salute e sul benessere psico-fisico. Contribuisce a ottimizzare prestazioni fisiche e cognitive, è apprezzato nell'ambito sportivo.

22 APR 2024 · Tempo di lettura: min.
Il Biofeedback, una tecnica di autoregolazione

Spesso nella vita ci troviamo a vivere momenti che avvertiamo difficili, siamo a disagio per un evento che dobbiamo affrontare e la tensione può compromette a diversi livelli le nostra capacità oppure è ormai un'abitudine sentirsi tesi, irritati, stanchi, demotivati, soffrire di mal di testa, digerire male e dormire peggio.

Come facciamo a sapere se siamo affetti da stress?

In realtà lo stress, con i suoi effetti, è una risposta psico-fisica naturale, un meccanismo fisiologico comune a uomini e animali finalizzato alla sopravvivenza, che l'organismo mette in atto ogni volta registra un cambiamento nell'ambiente perchè ogni cambiamento potrebbe significare un pericolo. Un sistema adattivo prezioso, quindi, non distruttivo e con la funzione benefica di attivare risorse per superare situazioni critiche: l'organismo in stato di allarme, si prepara rapidamente ad una azione offensiva o difensiva.

Gli stati stressogeni, entro un certo limite, fanno parte della vita e la maggior parte delle volte li superiamo e ci adattiamo alle nuove circostanze senza neppure esserne coscienti. La questione si complica perché, mentre gli animali si attivano solo alla presenza di una minaccia concreta, l'uomo vive in un contesto più complesso e tende a reagire in questo modo anche in assenza di un pericolo reale (per la sopravvivenza): praticamente ogni volta che una persona sente di dover affrontare compiti emotivi, cognitivi o sociali che reputa importanti e eccessivi rispetto alle sue possibilità. L'evento, in questa accezione, può essere sia negativo che positivo: un lutto o difficoltà legate al lavoro, ma anche la nascita di un figlio o un avanzamento di carriera.

L'ambiente in cui viviamo è estremamente complesso e muta molto rapidamente; subiamo una spinta continua ad adattarci alle situazioni e spesso sentiamo di non poter minimamente modificare condizioni che vorremmo cambiare: questo può determinare livelli di stress alti e soprattutto continuativi che possono implicare conseguenze anche gravi per la salute e il benessere complessivo. I segni che una persona sta vivendo un momento critico significativo spesso di manifestano nel corpo, si esprimono nel comportamento e interferiscono con le capacità cognitive.

Alcuni segnali molto frequenti sono: emicrania, mal di schiena, tensione al collo e alle spalle, bruxismo, dolore allo stomaco, disturbi intestinali, tachicardia, sudorazione delle mani, perdita di appetito o fame nervosa, problemi di sonno, respirazione rapida e superficiale, stanchezza e difficoltà a concludere, nervosismo, agitazione, scoppi di pianto, senso di impotenza, facilità alla distrazione, stato di preoccupazione costante, mancanza di creatività.

La reazione alle situazioni di stress è soggettiva e dovuta a diversi fattori così come la capacità di ripristinare lo stato di equilibrio psico-fisiologico generale che facilita la possibilità fronteggiare situazioni anche impegnative e prolungate.Il corpo avrebbe naturalmente la capacità di compensare molti di questi sintomi attivando una serie di reazioni che riportano l'organismo ad una condizione di equilibrio interno. Il recupero e il potenziamento di questa capacità ha ripercussioni immediate sullo stato di salute, ma anche un'interessante influenza sulle condizioni emotive e cognitive.

Come può aiutarci il biofeedback?

Come fare quindi? Punto di partenza: " provare a rilassarsi" è fisiologicamente impossibile! Perchè spesso gli sforzi per controllare un'esperienza di tensione e ansia sono controproducenti?Cercare di rilassarsi è un po' come chiedere di non pensare a qualcosa: si ottiene proprio di pensare a quella cosa! Questo dipende dal meccanismo che regola lo stress e da come è organizzato il nostro sistema nervoso. Per semplicità possiamo dire che: provare a rilassarsi —> implica sforzo —> attiva sistema nervoso simpaticorilassarsi —> implica rilassamento —> attiva sistema nervoso parasimpaticoIl tentativo di controllo della situazione è uno sforzo.

Quando ci si sforza si attiva il ramo simpatico del sistema nervoso, che però è deputato appunto a ottenere l'effetto opposto di quello che si vuole ottenere. Ramo simpatico e parasimpatico non possono essere contemporaneamente dominanti. Si configura un obiettivo impossibile destinato al fallimento! Questi sforzi inutili consumano risorse, è una fatica che spesso porta a una riduzione delle proprie capacità , a un senso di perdita di padronanza e a performance ancora peggiori.

Le sedute con il Biofeedback allenano la persona a modulare in modo funzionalmente utile e efficace le proprie reazioni. Attraverso la pratica e il confronto con il terapeuta, un po' alla volta la persona prende atto che non è possibile controllare l'incontrollabile ma è possibile e utile scegliere come reagire. Il processo che porta a poter scegliere la reazione adeguata richiede imparare a osservare senza lasciarsi coinvolgere.Questo aspetto è molto importante. Spesso ci si sforza, si lotta duramente contro esperienze quotidiane da sentirsi bloccati in un circolo vizioso a volte così pesante da renderci infelici.

La metafora delle sabbie mobili è molto suggestiva:

La metafora delle sabbie mobili

(Tratta da Khazan, I. Z. (2018), Manuale clinico del biofeedback, Franco Angeli, Milano pag 27)

Quando si cade nelle sabbie mobili più ci si muove per cercare di uscirne più si sprofonda. Il modo migliore per venirne fuori è mettersi in posizione di "galleggiamento" e poi muovere lentamente le braccia per dirigersi verso posto sicuro e da lì trascinarsi fuori. Un'immagine che ci parla di come molte delle reazioni automatiche che mettiamo in atto possano essere inefficaci e addirittura nocive. Fuor di metafora, lottare contro stati emotivi difficili (e i loro correlati psicofisici) incrementa l'attenzione, li ingigantisce e spesso porta a bloccarsi. Contemporaneamente sforzarsi di rilassarsi in realtà attiva, fa consumare energia e allontana ancor di più lo stato di calma e di recupero che servirebbe. E' un paradosso, arduo da comprendere soprattutto per l'idea comune che per ottenere un risultato sia necessario fare qualcosa, impegnarsi rispetto quella cosa.

Perché usare il biofeedback?

Il Biofeedback consente di rilevare informazioni riguardo alcune attività fisiologiche e di mostrare queste misurazione in maniera semplice. Questo permette di: evidenziare l'andamento degli eventi fisiologici analizzati rendere consapevole la persona di eventi interni, involontari e non percepibili- valutare come intervenire e monitorare l'efficacia dell'intervento

In pratica, la persona può vedere qual è il suo stato (valutazione di partenza), cosa influisce efficacemente sul risultato che vuole ottenere (ad esempio un training sul respiro piuttosto che un training di rilassamento muscolare) e impara come trasferire questa modalità funzionale nella quotidianità della sua vita e applicarla nelle circostanze critiche. Il percorso è personalizzato e il training più adatto viene individuato e modulato sulla persona. In genere la prima seduta è dedicata a raccogliere le informazioni e la registrazione dei parametri di base della fisiologia della persona.

Dal profilo psicofisiologico è possibile rilevare il modo in cui ciascun individuo risponde allo stress, valutare se e in quale ambito possa essere utile l'impiego specifico del biofeedback e come personalizzare training specifici.La tecnica del biofeedback può essere maggiormente efficace in caso di stress e ansia, cefalea e emicrania, depressione, anoressia nervosa, ipertensione, stati di dolore cronico, spasmi muscolari, difficoltà di concentrazione e apprendimento.Contribuisce ad ottimizzare prestazioni fisiche e cognitive.É molto apprezzato in ambito sportivo.

In sintesi: a cosa serve l'Automodulazione?

Il biofeedback è uno strumento per l'autoregolazione cioè per apprendere come regolare processi fisiologici potenzialmente dannosi o causa di fastidiosi disturbi.Le sedute di training mirano a raggiungere la capacità di modulazione in autonomia, migliorare l'equilibrio fisiologico di base e potenziare la capacità di recupero. Automodulazione significa:

  • Prendersi cura di se stessi
  • Ripristinare equilibrio psico-fisiologico
  • Facilitare recupero risorse fisiche e mentali e potenziarle
  • Imparare a sentirsi meglio e apprezzarlo
  • Focalizzarsi sul presente: facilitare concentrazione e consapevolezza, allenare l’intenzione
    e modulare l’atteggiamento verso se stessi
  • Imparare a concedersi lo spazio per scegliere una risposta e non reagire

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Scritto da

Dott.ssa Maria Cristina Zara

Bibliografia

  • Bottaccioli F. e Bottaccioli Anna Giulia (2017), Psiconeurendocrinoimmunologia e scienza della cura integrata. Il manuale, Edra SPA.
  • Milano- Khazan, I. Z. (2018), Manuale clinico del biofeedback, Franco Angeli, Milano.

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