Gli atti mancati e i lapsus

Le dimenticanze fanno parte della nostra quotidianità. Appartengono a tutti, anche ai soggetti perfettamente sani e concentrati. E, proprio per questo motivo, il loro studio è ancor più interessante.

10 MAG 2024 · Ultima modifica: 13 MAG 2024 · Tempo di lettura: min.
Gli atti mancati e i lapsus

Le dimenticanze fanno parte della nostra quotidianità. Appartengono a tutti, anche ai soggetti perfettamente sani e concentrati. E, proprio per questo motivo, il loro studio è ancor più interessante. Sarà certamente capitato a tutti di sbagliare strada, anche se ben conosciuta. Probabilmente una parte di noi, del nostro inconscio, non voleva davvero arrivare in quel luogo che ci eravamo prefissati di raggiungere. Così come, quante volte dimentichiamo di prendere oggetti ad esempio gli occhiali, le chiavi di casa o dell'auto, il portafoglio. E ancora, dimentichiamo il nome di una persona conosciuta, oppure smarriamo oggetti in casa. Perché succede tutto questo? Cosa accade al nostro inconscio?

Perché dimentichiamo?

Il precursore del tema è stato Ralph Emerson, filosofo americano (1803 – 1882), che tratta della necessità di "liberare i pensieri latenti", tra i quali i sogni e l'umorismo come produttore di atti mancati. Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, ha iniziato ad approfondire il concetto di atti mancati fornendo un importante contributo. Innanzitutto, si tratta, appunto, di atti mancati, così come sono stati definiti da Freud. Commettiamo un atto mancato, o paraprassia, quando vorremmo compiere un'azione e invece ne compiamo un'altra. È, quindi, un fenomeno psichico, al pari di sogni e sintomi, che consiste in un errore d'azione.

Gli atti mancati sono manifestazioni della vita quotidiana e, tra i più comuni, si possono indicare i lapsus verbali, le sbadataggini, lo smarrimento di oggetti e le dimenticanze in generale. Quando ci capita di vivere un atto mancato tendiamo ad archiviarlo velocemente come un'inezia o un errore banale, spesso ci innervosiamo per l'accaduto. In realtà, non si tratta di una semplice défaillance del nostro sistema mnestico ma di vere proprie azioni, atti psichici portatori sempre di un significato, di un senso e di un fine. In particolare, il processo dell'induzione tanto utilizzato da Freud ci permette di comprendere un concetto generale proprio dal particolare, dal reale significato degli atti mancati.

In questo modo, si induce che gli atti mancati sono atti psichici e hanno origine dall'interferenza di due intenzioni, una conscia e una inconscia rimossa, che si oppone al fatto che la prima intenzione venga portata a compimento. Sono proprio i contrasti interni all'individuo, tra il suo volere cosciente e le sue tendenze inconsce rimosse, che danno origine agli atti mancati. Il risultato di tale conflitto è un compromesso che si manifesta, appunto, attraverso l'atto mancato, o il lapsus, rendendo accettabili le istanze psichiche incompatibili poiché attenua il conflitto ed entrambe le intenzioni, almeno in parte, vengono soddisfatte.I nostri contenuti rimossi affiorano dall'inconscio percorrendo la via maestra dei lapsus. I lapsus, che vengono imputati solitamente ad errori linguistici (lapsus linguae) hanno, in realtà, un significato molto più ampio e comprendono, per esempio, anche gli errori che si commettono nello scrivere (lapsus calami) oltre che le dimenticanze e i momenti di confusione e smarrimento (lapsus memoriae).

Perché dimentichiamo?

La memoria è un processo dinamico, una funzione cognitiva che consiste anche nel recupero e nella ricostruzione del ricordo che si trova nei vari magazzini di memoria. Si tratta, dunque, di un processo articolato, il processo mnestico, che si compone della fase di codifica, di ritenzione e di recupero. Queste ci consentono di tradurre l'informazione in diversi codici, immagazzinarli e farli riemergere quando ci servono. Esistono, poi, tre diversi magazzini: quello a breve termine, quello a lungo termine e quello sensoriale.

Quando tentiamo di attivare un ricordo può succedere che altro materiale psichico a questo associato si attivi. La rimozione secondo Freud è un meccanismo di difesa, in particolare è quell'attività psichica che sposta un trauma dalla coscienza all'inconscio, in quanto il suo ricordo risulterebbe troppo doloroso da sopportare. Il fenomeno della rimozione è proprio della vita psichica di ognuno ed è alla base del fenomeno delle paraprassie.L'inconscio, quindi, si fa spazio e affiora nelle fessure della coscienza anche attraverso gli atti mancati e i lapsus, che si palesano a turbare la razionalità cosciente. Secondo Freud, il paziente che abbia attivato meccanismi difensivi di rimozione di grave entità guarisce quando riesce ad accedere al suo inconscio e a ricordare il proprio rimosso, ad elaborarlo in uno stato cosciente, ad accettarlo e integrarlo nel suo Io. La psicoterapia è un'ottima soluzione per ottenere questo risultato.

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Scritto da

Dott. Massimo Masserini

Dott. Massimo Masserini Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Sessuologo Clinico e Pedagogista, Psicologo Giuridico e CTP, Neuroricercatore. Svolge attività di libero professionista a Bergamo presso il centro clinico e ricerca MindFit Clinic. Offre sostegno per depression, ansia, panico, etc.

Bibliografia

  • Freud, S (2014). Introduzione alla Psicoanalisi. Newton Compton Editori
  • Freud, S (2017). Metapsicologia. Amorrortu. 
  • Freud, S (2011). Psicopatologia della vita quotidiana. Alianza Editorial. 
  • Baddeley, A; Eysenck, M; Anderson, M (2020). La memoria. Alianza.

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