Essere tristi per raggiungere la felicità

Forzare una persona depressa a pensare come un soggetto felice può essere controproducente.

23 GIU 2016 · Tempo di lettura: min.
Essere tristi per raggiungere la felicità

Si può utilizzare la tristezza per raggiungere la felicità? Secondo lo psicologo Paterson è necessario.

La tristezza è la migliore alleata della felicità. Una contraddizione in termini? No, secondo lo psicologo Randy J. Paterson che ha fatto dello slogan

"La tristezza è la nuova felicità"

il suo cavallo di battaglia. La teoria di Paterson, infatti, è quella di focalizzarsi su ciò che non va e che ci rende tristi per poterlo conoscere e combattere. Questa strategia è racchiusa nel suo libro "How to Be Miserable: 40 Strategies You Already Use" che si basa su 40 abitudini che possono rendere la nostra vita meno felice. Tutti questi comportamenti possono essere riconosciuti e sconfitti se li comprendiamo in profondità e se sappiamo come annientarli o aggirarli. Passando attraverso la tristezza, dunque, riusciremo a raggiungere la felicità.

Questa idea nasce dal lavoro quotidiano che Paterson svolge con persone affette da depressione. Nonostante gli sforzi, infatti, lo psicologo notava che nessuna tecnica riusciva a tirar fuori i pazienti dal buco nero della depressione. Forzare una persona depressa a pensare come un soggetto felice, infatti, può essere inutile se non controproducente. Di qui la domanda che ha iniziato a porre ai suoi pazienti:

"E se invece voleste peggiorare, invece di migliorare la vostra situazione, cosa fareste?".

Una semplice frase ha fatto capovolgere la prospettiva dei pazienti che, quando hanno smesso di rincorrere la felicità, hanno iniziato a indagare maggiormente sulla propria tristezza e a combatterla.

Valutando i fattori che possono farci sentire peggio, capiamo che comportarsi in maniera diametralmente opposta può darci benefici. Paterson, infatti, ha dichiarato al sito web Science of Us: "Quando realizzi che, se vuoi sentirti peggio, devi essere completamente inattivo, dire addio all'attività fisica, mangiare cibo non nutriente, metterti a paragone in modo negativo con gli altri, puoi anche dire: aspetta un momento, potrei fare l'opposto di tutto questo e ciò potrebbe aiutarmi", spiega.

"Una volta che inizi a riconoscere quei comportamenti che ti rendono infelice, li distruggi un po' per volta. L'errore è credere che si possa cambiare, in positivo, l'intera vita in un attimo".

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