EMDR, come funziona? Ce lo dicono le neuroscienze

Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) è reputato, con avvallo delle neuroscienze, una delle terapie più efficaci per superare disturbi post traumatici di corpo e mente.

14 GEN 2016 · Tempo di lettura: min.
EMDR, come funziona? Ce lo dicono le neuroscienze

Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) è considerato il trattamento terapeutico più efficace e più riconosciuto dalla comunità scientifica nel trattamento dei disturbi post traumatici che colpiscono non solo la mente ma anche il corpo (psicosomatici).

C'era una volta...Nel 1987 la ricercatrice americana Francine Shapiro iniziò a notare su se stessa come nel concentrarsi in un evento traumatico i suoi occhi iniziavano a sviluppare un movimento oculare simile a quello della fase REM (fase del sonno dove si elaborano i sogni).Inizia così a sviluppare una serie di ricerche empiriche che avevano lo scopo di verificare l'efficacia della sua scoperta e la metodologia standardizzata.E' nel 1989 che ci fu il primo studio controllato pubblicato nel Journal Traumatic Stress. Fu il primo di una lunga serie di ricerche, che continuano tutt'oggi.

Il disturbo post traumatico da stress

Nel DSM V (il manuale di riferimento dei disturbi per tutti i professionisti della salute mentale) descrive il DPTS come una serie di sintomi o disturbi causati da un evento potenzialmente mortale, pericoloso, una minaccia della propria integrità fisica o mentale di sé o degli altri. L'evento può esser vissuto in prima persona o indirettamente ma porta la persona a vivere sensazioni molto forti di paura, vulnerabilità o orrore intenso.

In termini meno medici si può definire il DPTS come delle reazioni continue e prolungate ad eventi passati da molto tempo; è un disturbo dei processi di memorizzazione del trauma.

Il PTSD iperattiva nel nostro sistema celebrale l'amigdala (il nostro computer delle emozioni) e quindi tutto il sistema limbico dove si trova la struttura più ancestrale quindi antica del nostro sistema nervoso, collegato alle funzioni essenziali per la sopravvivenza della specie.

Dopo un'esperienza traumatica, anche ripetuta, il sistema limbico si iperattiva, comportando tutti gli effetti fisici e psicologici di blocco (dolori fisici, blocchi fisici, disturbi del sonno, flashback ecc ecc)

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Durante il vissuto di un evento traumatico, le risposte biochimiche (adrenalina, cortisolo ecc) bloccherebbero il sistema innato del cervello di elaborazione dell'informazione, lasciando le informazioni collegate al trauma, intrappolate in una rete neurale con le stesse emozioni, convinzioni e sensazioni fisiche che esistevano al momento dell'evento.

L'EMDR come strumento terapeutico

L'EMDR considera l'esistenza di un sistema innato in tutte e persone, fisiologicamente orientato ad elaborare le informazioni in un'ottica di autoregolazione.

Quando questo sistema si blocca l'EMDR, attraverso la sua tecnica, aiuta la persona a superare l'evento. I traumi singoli dopo 3-6 sedute il 77-100% vanno in remissione; 12 sedute sono necessarie invece per vittime di traumi multipli o lutti non elaborati.

Attraverso questa tecnica il ricordo più pesante dell'esperienza traumatica viene desensibilizzata, viene modificato il ricordo, visto come più lontano, distante, vengono incorporate emozioni adeguate alla situazione ed eliminate le sensazioni fisiche disturbanti.

Dopo il lavoro con l'EMDR la persona ricorda l'evento o l'esperienza ma sentono che fa parte del passato, durante l'elaborazione i pazienti si muovono gradualmente in ambiti più cognitivi ed emotivi fino a raggiungere una visione più matura e funzionale.

Cosa fa il terapeuta EMDR?

Il terapeuta chiederà alla persona di ripensare al ricordo traumatico, raccontarlo e concentrarsi sul momento più pesante.

Rimanendo nel ricordo più traumatico chiederà alla persona di notare cosa sente, cosa prova e che sensazioni ha nel suo corpo, misurandoli con diverse scale che verranno riviste ogni volta.

Il trauma viene rivissuto in sicurezza, con tutte le cautele che la terapia ma anche il metodo stesso impone (per esempio l'installazione del posto al sicuro prima del lavoro terapeutico).

Mentre la persona rimane nel ricordo e nelle sensazioni seguirà il movimento delle dita del terapeuta che sarà da destra a sinistra ad una distanza ottimale davanti agli occhi del paziente.

Seguendo il movimento delle dita si creerà il movimento oculare con un ritmo e una frequenza prestabilita dal terapeuta.

Dopo ogni set di movimenti il terapeuta chiederà cosa ha notato.

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Gradualmente il ricordo viene elaborato e desensibilizzato come descritto precedentemente.

La persona, quando ritornerà nell'evento traumatico, non riporterà le stesse sensazioni fisiche ed emotive, avrà la sensazione di essersi "sbloccata", di aver lasciato quel momento nel suo passato, lo ricorderà senza stare "patologicamente"male.

Neuroscienza ed EMDR

Dopo una terapia con il metodo EMDR si sono riscontrati dei veri e propri cambiamenti neurologici e biochimici nel paziente, che vanno a confermare quanto la persona riporta al termine dell'intervento.

Si riscontra un aumento e normalizzazione dei livelli basali di cortisolo.

L'attivazione iniziale della corteccia emotiva fronto-limbica (come descritto precedentemente) si sposta verso la corteccia associativa temporo-occipitale, vi è quindi l'elaborazione cognitiva e sensoriale (visiva) dell'evento traumatico dopo il trattamento. L'esperienza da emotiva diventa cognitiva.

Nell'immagine si può notare una risonanza magnetica funzionale del cervello prima e dopo la terapia con EMDR.

La parte rossa (prima del trattamento) si nota come sono attivate le aree della "zona emotiva", area limbica; mentre la parte blu (dopo il trattamento) si nota come si attivano maggiormente le aree cognitive e associative del ricordo.

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Si nota come viene dato più spazio al ricordo cognitivo dell'evento, diminuendone quindi l'esperienza emotiva.

La tecnica EMDR si apprende dopo un intenso training teorico e pratico.

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Scritto da

Dott.ssa Milena Spinato

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Commenti 4
  • Dott.ssa Milena Spinato

    Salve, rispondo a liuva capezzani Condivido le sue precisazioni, anche se il mio articolo aveva lo scopo di spiegare in maniera molto più semplice la tecnica soprattutto per chi non è un professionista, quindi tralasciando cose troppo specifiche.

  • calo pastorino

    Credo che i movimenti oculari possano indurre ad una distrazione cognitivo emotiva simile ad uno stato di coscienza modificato, infatti con rmnf si rileva un stato attentivo amplificato. È forse per questo che l'aspetto emotivo si modifica e quello cognitivo da la possibilità di rivedere il trauma in modo tale che non disturbi più di tanto, il risultato delle terapie dovrebbe essere questo. Carlo

  • Dircilene roriz

    Mi interessa sapere dove e come fare. Mi sono proprio interessata.

  • liuva capezzani

    1) citare le fonti: la slide proviene dal lavoro di Pagani e al. (2013). 2) il PTSD o DPTS ( decidersi come chiamarli in italiano o inglese) non prevede sempre reazioni prolungate e continue ad eventi passati. Esiste un Ptsd latente sottosoglia, dove solo alcuni dei criteri previsti dal Dsm sono evidenti e attivi. In alcuni casi non c'è proprio apparente risposta: può trattarsi di risposta dissociativa, di una disdociaxione strutturale tra parti apparentemente normali e parti emotoce del soggetto. Ce ne accorgiamo prevalentemente tardi. In generale per PtSD semplici e complessi, la fenomenogia del disturbo prevede una difficoltà di elaborare l'esperienza traumatica perché le risposre (di difesa, leggere Porges) fisiologiche successive all'evento traumatico sono talmente veementi e disregolate da non consentire ai livelli corticali superiori di intervenire per modularle e attribuirgli un significato. La narrativa l'elaborazione è bloccata perché sono disconnessi i piani corticali superiore e inferiore. Ciò che viene memorizzato è lesperienza tutta nelle sue componenti somatiche emotiva compirtamentali e cognitive ( non senso derealizzaxione e/o eccessiva presentificaxione, depetsonalizzaxione o personificazione) 3) buon lavoro

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