Definire la Preadolescenza: breve storia della letteratura psicoanalitica

Cercando nella letteratura psicoanalitica del passato riferimenti relativi alla preadolescenza ci accorgeremmo che i contributi forniti sono scarsi. Questo articolo riassume tale ricerca.

10 FEB 2015 · Tempo di lettura: min.
Definire la Preadolescenza: breve storia della letteratura psicoanalitica

Se ci si trovasse a ricercare nella letteratura psicoanalitica del passato riferimenti, articoli, libri relativi alla fase preadolescenziale ci accorgeremmo presto che i contributi forniti dagli autori sono decisamente scarsi, se rapportati con la vastità di materiale relativo alle altre fasi dell'età evolutiva; la mia esperienza circa la ricerca di materiale di riferimento non ha fatto che confermare, sulla base dell'esperienza diretta, questo dato dovendo recuperare lavori relativi alla preadolescenza.

Potremmo immaginare che la preadolescenza possa essere un momento in cui non accade un granché a livello psichico, se autorevolissimi autori del passato se ne sono occupati poco o nulla; un po' come se fosse una sorta di "fermata riorganizzatrice", che separa la beata infanzia dalle turbolenze adolescenziali.

Oppure, si potrebbe ipotizzare che la comparsa delle caratteristiche sessuali secondarie, la crescita spesso vertiginosa dell'altezza, il cambiamento repentino dei lineamenti del volto, la virata baritonale della voce angelica dei fanciulli, la comparsa della prima mestruazione, l'esperienza della prima eiaculazione e l'inizio dell'attività masturbatoria più matura – accompagnata cioè da fantasie sessuali vere e proprie – non siano esperienze che necessitano di una riorganizzazione psichica di sé, pur sapendo anche che la maturazione cognitiva di questo periodo non è ancora giunta, come direbbe Piaget, alla possibilità di utilizzare il pensiero operatorio formale. Non potendo utilizzare perfettamente il processo di astrazione, non potendo "pensare i pensieri" con facilità e quindi mentalizzare ed elaborare l'esperienza del cambiamento, credo sia ragionevole ritenere che, in realtà, le difficoltà psichiche e di adattamento sociale del preadolescente siano state piuttosto sottovalutate.Jacobson (1974)[1], interrogandosi sulla complessità dei conflitti istintuali suscitati dall'inizio della pubertà, indica in primo luogo:"(…) la significativa influenza dei cambiamenti anatomici e fisiologici della pubertà sui sentimenti di identità del fanciullo e sulla formazione della sua identità. (…) In ambedue i sessi, le reazioni ansiose ed ambivalenti (…) causano degli spostamenti di cariche nei notevoli cambiamenti corporei mentali ed intellettuali (…).

Questi cambiamenti esercitano un'influenza significativa sulla modificazione dell'Io e del Super-Io (…) e perciò sui sentimenti di identità e la formazione dell'identità".Percorrendo un po' la storia della psicoanalisi, tra gli anni Sessanta e Ottanta la ricerca si orienta verso la sistematizzazione della teoria psicoanalitica relativa all'adolescenza (Blos, 1962). Nel contempo, diversi sostanziali contributi compaiono nella ricerca psicoanalitica sul periodo dell'età di latenza[2] ma non possiamo affermare altrettanto per quanto riguarda la preadolescenza.Secondo uno studio italiano molto accurato pubblicato all'inizio degli anni Ottanta[3], i contributi relativi alla preadolescenza nella storia della letteratura psicoanalitica superavano, allora, di poco la decina, se consideriamo quelli che hanno fatto di questa fase evolutiva il centro dell'argomento trattato, mentre sono più di un centinaio tutti quei lavori che contengono riferimenti a tale periodo, all'interno di articoli che trattano, più in generale, l'"argomento adolescenza". Nella letteratura relativa alle fasi evolutive precedenti è possibile visionare il pensiero di autori provenienti da correnti psicoanalitiche diverse mentre, per quanto riguarda la preadolescenza, i maggiori contributi provengono dagli psicoanalisti dell'Io.Citando Bosi e Zavattini (1982):"(…)

Dopo che Freud ne fece cenno per la prima ed unica volta nel 1910 e fuggevolmente Jones nel 1922, prima che la preadolescenza venga fatta oggetto di studio da un punto di vista psicoanalitico, bisogna arrivare fino all'opera di Anna Freud che nel 1936 ne parla più ampiamente chiamandolo il cosiddetto periodo prepuberale, sottolineandone il carattere semplicemente preparatorio alla maturità sessuale-fisica. Nonostante il succedersi di alcuni saggi importanti (Deutsch, 1944; Greenacre, 1950), ancora nel 1964, in un convegno tenuto dall'American Psychoanalityc Association, si riconobbe unanimemente l'utilità e la necessità di studiare la preadolescenza, ma si ammise anche la scarsità di informazione di cui si poteva disporre (Galenson, 1964). Non è estranea invece alle scarsità di contributi la difficoltà del trattamento psicoterapeutico dei preadolescenti. Gli analisti che si sono occupati di questo periodo sono concordi nel ritenerlo un compito difficilissimo ed esposto a frequenti interruzioni" (Freud, 1949; Fraiberg, 1955; Brody, 1961; James, 1964; Blos, 1970; Novelletto, 1981).

La definizione cronologica della preadolescenza si colloca, per la maggior parte degli autori di allora, in quell'età che va tra i 10 e i 14 anni, con un oscillazione in avanti di un anno circa per l'esordio e un anno indietro per la sua conclusione (Deutsch, 1944; Freud, 1949; Pearson, 1968).Kestenberg (1967, citato in Bosi-Zavattini 1982) la colloca in quel periodo in cui compaiono le caratteristiche sessuali secondarie e terminare nel momento in cui è possibile la riproduttività sessuale.Pur riscontrando una linea comune rispetto alla collocazione temporale della fase preadolescenziale, sono evidenziabili posizioni meno congruenti riguardo alla corrispondenza tra essa e la fase prepuberale, in relazione anche ai compiti evolutivi specifici, socialmente attesi.Per Blos (1962) la prepubertà è da riferirsi al periodo che precede - e, in qualche modo anticipa - la manifestazione fisica delle caratteristiche sessuali secondarie, quindi possiamo ritenere che queste ultime rappresentino l'esordio della fase puberale vera e propria. Secondo questo autore, la preadolescenza va intesa come risposta psicologica adattiva ai cambiamenti relativi alla prepuberalità ed essendo essa in relazione non solo alla maturazione dei processi cognitivi e psichici ma anche alle variabili socio-culturali:"(…) può estendersi indefinitamente oltre e non venire modificata dal sopraggiungere della maturazione fisica (…)" (Bosi-Zavattini, 1982).

Un'altra posizione viene assunta da autori quali Kestenberg (1967), all'interno della quale viene rimarcata, come citato nelle righe precedenti, la stretta interdipendenza tra le modificazioni fisiche e il comportamento preadolescenziale, a prescindere dalle variabili sociali e culturali.Pareri discordanti sono evidenziati da Bosi-Zavattini (1982) anche sul come considerare psicoanaliticamente la preadolescenza: se essa possa essere posizionata quale conclusione del periodo di latenza, come sostenuto da Deutsch (1944), oppure se possa trattarsi di un periodo distinto con caratteristiche proprie – parere sostenuto dalla maggior parte degli autori, anche quelli più recenti ai quali mi riferirò nelle parti successive – o, per concludere, come la prima fase della maturazione adolescenziale.Secondo Kay (1972): "(…) la maggior parte degli autori si orienta nel considerare la preadolescenza come un periodo di transizione tra latenza e adolescenza".Dai contributi provenienti dalla letteratura psicoanalitica, si potrebbe essere tentati a concludere che la preadolescenza, come fase con organizzazione e dinamiche proprie, non sia identificabile con la necessaria chiarezza, se non per pochi autori. Blos pare essere l'autore che si è occupato in maniera piuttosto sistematica di preadolescenza maschile e femminile, utilizzando materiale clinico ed esponendo la teoria della tecnica psicoanalitica relativa a questa fase evolutiva[4].

L'assunto su cui si fonda la sua teoria della tecnica è quello per cui occorre considerare che i processi psicologici non sono necessariamente paralleli ai processi biologici della pubertà e che quindi l'età cronologica è l'indicatore meno affidabile per determinare la posizione dello sviluppo o psicologica.Con Blos:"La preadolescenza viene così svincolata da un legame troppo stretto con i cambiamenti corporei concomitanti e diviene a tutti gli effetti un campo di azione delle forze psicologiche (…) le considerazioni di Blos ci fanno pensare che la preadolescenza possa essere definita come un momento transazionale, potremmo dire anche confusivo, in cui se da un lato si verifica un abbandono della onnipotenza infantile e della credenza dell'onniscienza dei genitori, dall'altro vi è una capacità ancora parziale e provvisoria di internalizzare nuovi oggetti.

Questo processo, che sembra caratterizzare in realtà tutta l'adolescenza, è forse più accentuato nella sua fase iniziale sebbene, come si è detto possa fluttuare in relazione alle diverse situazioni culturali" (Zavattini, 1982).Visionando la letteratura più recente è possibile, altresì, affermare che questa delicatissima fase dello sviluppo, che porta la bambina o il bambino a trasformarsi in una ragazza o un ragazzo a tutti gli effetti, presenti invece peculiarità evolutive, psicopatologiche, psicodinamiche proprie e perciò, di conseguenza, richieda accorgimenti particolari e specifici nella tecnica e nella pratica clinica.


[1] Per un'esauriente trattazione dell'argomento, il rimando è : Jacobson, E (1974). L'articolo del maestro: Cambiamenti nella pubertà e loro influenza sull'esperienza dell'identità e delle relazioni con l'altro sesso, Psychomedia, Anno III, n. 3, Settembre 2003. Tale scritto è presente anche all'interno del testo della Jacobson, edito da Martinelli (1974), Il Sé e il mondo oggettuale.[2] Per una esauriente trattazione dell'argomento, il rimando in questo caso è a: Zavattini, G.C. (1982). L'età di latenza nella letteratura psicoanalitica, in "Età evolutiva", n. 11, Febbraio, 1982.[3] Bosi, R., Zavattini, G. C. (1982). La preadolescenza nella letteratura psicoanalitica, in "Neuropsich. Inf.", 256-257, pp. 901-916, 1982.[4] Per una esauriente trattazione dell'argomento, il rimando è a: Blos, P. (1962). L'articolo del maestro. L'organizzazione istintuale preadolescente. Psychomedia, Anno II, n.1, Gennaio 2002.

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Scritto da

Dott.ssa Torti Elisabetta Katia

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