Così ho superato il lutto per mia madre. Testimonianza reale

Manu ha vissuto un lutto tutto suo, le cui ragioni erano incoffessabili anche ai familiari più cari. Grazie al sostegno di una psicologa lo ha superato trasformando il dolore in passione

18 SET 2013 · Ultima modifica: 26 SET 2019 · Tempo di lettura: min.
Così ho superato il lutto per mia madre. Testimonianza reale

Manu ha vissuto un dolore tutto suo, le cui ragioni erano incoffessabili anche ai familiari più cari. Grazie al sostegno di una psicologa ha superato il lutto per la morte della madre, trasformando il dolore in passione.

"Mia madre è morta il 17 giugno del 2003, esattamente un giorno prima che iniziassero gli esami di stato. Mi ricordo ancora tutto di quella giornata. L'aria estiva spirava sul balcone della terrazza sul mare ed io stavo ripassando per il tema di italiano. Mio padre quella notte era uscito ed io avevo pensato che fosse la solita emergenza dell'ospedale in cui lavorava.

Non sapevo che di lì a poco quello si sarebbe trasformato nel giorno peggiore della mia vita."

Quando perdi la mamma

"Come spiegare a chi come me ha vissuto o sta vivendo un dolore tale che un giorno ti svegli e l'hai superato?

Mia madre è morta dopo 4 anni di malattia orribile, durante i quali l'ho vista spegnersi piano piano per colpa del cancro, in un'agonia che aveva portato via la sua bellezza un giorno dopo l'altro sino a farla urlare di dolore e di pena nei giorni della chemioterapia. Ed io ne scrivo per la prima volta apertamente dopo 10 anni.

In fondo la terapia era una chiacchierata con una vecchia amica di cui però imparavo a seguire i consigli. Era l'unica persona con cui riuscivo a parlare di tutti i ricordi dolorosi di quegli ultimi 4 anni, e oggi so che quelle chiacchierate potrebbero aiutare molte altre persone che si sono trovate nella mia stessa situazione.

Spesso quando c'è un lutto parlare con la propria famiglia è difficile, sono tutti troppo presi dal proprio dolore, ed un supporto esterno può essere la salvezza della situazione.

Io ad esempio non riuscivo a parlarne con la mia famiglia, che peraltro all'epoca non voleva nemmeno ascoltare. I miei nonni avevano perso la figlia, le mie sorelle una mamma affettuosa e mio padre la moglie con cui era stato per vent'anni. Io ero l'unica che fosse decisamente incavolata oltre che addolorata.

Ero arrabbiata perché avevo avuto occasione di stare un po' con mia madre solo quando era malata. Di lei non sapevo quasi niente e lei non avrebbe mai saputo nulla di me.

Mamma ti odio era l'unica cosa che mi saltava in mente. E come fare a dirlo? Alla mia famiglia poi? Ai nonni che mi avevano cresciuto perché lei mi aveva lasciato con loro quando avevo solo sei mesi e che la adoravano?

Io invece la odiavo per avermi abbandonata, per non avermi vista crescere se non a distanza, per aver lasciato che vivessi con lei l'incubo del cancro e per avermi poi abbandonata di nuovo.

Tutto quello che sapevo era che di questa cosa ne dovevo parlare con qualcuno."

Elaborazione lutto madre

"La terapia che condussi con la mia psicologa fu basata sull'accettazione

Fu lunga e non facile ed ogni tanto ripeto ancora a me stessa i suoi consigli. Imparai molte cose durante quelle sedute, ad esempio ad accettare che mia madre non era perfetta, anzi scoprì piano piano che da giovane era stata depressa, che si era sentita spesso inadeguata, che aveva lasciato gli studi e che all'atto di diventare mamma si era trovata ancora più spaesata.

Accettai piano piano che questo dolore sarebbe ricomparso ogni tanto, che avrei potuto commuovermi durante un film della Disney, che avrei pensato a lei il giorno della laurea, quando avrei pubblicato il primo articolo, o se mi fossi mai sposata.

Accettai che l'avrei rivista ogni giorno nell'espressione di una delle mie sorelle o sul mio volto, poiché ironia della sorte, sono la figlia che le assomiglia di più.

Accettai pian piano che non dovevo sentirmi in colpa perché ero arrabbiata, poiché la mia perdita era stata doppia ed avevo tutto il diritto di pensare che se fosse stata più forte e mi avesse voluto più bene mi avrebbe tenuta con sé.

Accettai piano piano che la mia famiglia questo dolore non lo capiva perché stava passando dolori diversi ed alla fine accettai anche che sebbene mia madre non fosse perfetta, anzi fosse una persona debole e arrendevole, tutto il contrario di come l'avrei voluta io, le volevo bene perché nonostante tutto era mia madre ed a modo suo aveva sempre voluto il meglio per me.

Se lei non mi avesse lasciato con i miei nonni non avrei avuto un'infanzia piena di affetto, se lei non avesse insistito non sarei andata nelle scuole migliori, se lei non mi avesse regalato i primi libri forse non avrei mai scritto una riga."

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Foto: shopmodmint.com

Superarare il lutto per la perdita della mamma

"Prima accettare, poi superare.

Superare il lutto per me fu iniziare da lì, dall'accettare che per quanto ingiuste fossero state quelle circostanze erano ormai passate e da lì in poi solo io avevo in mano le chiavi della mia felicità, io e nessun altro. Non possiamo pretendere che le cose brutte non accadano, possiamo solo non fare accadere quelle che dipendono da noi. Non possiamo cambiare gli errori degli altri, solo tentare di non ripeterli.

Alla morte non c'era rimedio, per la maternità potevo ancora scegliere ed evitare di ripetere l'errore. Mi ricordo che promisi a me stessa che sarei stata mamma solo quando fossi stata pronta, e non avrei mai ceduto a nessuna pressione del tempo, dei costumi o della società, un proposito che tengo ancora ben presente."

Ricostruirsi dopo il lutto

"Superata la fase dell'accettazione però arriva il momento di ricostruire e fu allora che Ila mia psicologa mi chiese cosa mi facesse sentire felice. La risposta per me era ovvia: i miei libri. Era come respirare aria nuova l'idea di tuffarmi in quelli e perdermi in qualcosa che amavo. I libri in effetti erano sempre stati l'unica cosa che mi faceva sentire completamente in pace con l'universo. Così decidemmo insieme che avremmo riempito la voragine che aveva lasciato il dolore con le cose e le persone che amavo. Studiare mi aveva già salvata nei lunghi pomeriggi al reparto di oncologia e l'avrebbe fatto ancora.

Ero appassionata della facoltà di lingue e letterature, e amavo studiare le parole, il loro combinarsi su un foglio, la potenza che avevano i componimendei poeti. Ancora oggi la cosa che amo di più è vedere le frasi che prendono corpo sul foglio, le lettere che appaiono e che scorrono, ed ogni tanto ricordo ancora quella donna misteriosa che batteva sulla sua olivetti avvolta in una nube di fumo durante le estati che passavo con lei. Forse sono l'unica che se la ricorda così.

Per me la mia psicologa fu un'amica fidata che mi aiutò ad accettare tutto quello che era successo, a riempire quel vuoto con qualcosa di bello, qualcosa che amavo ed amo, e che per fortuna è diventato il mio lavoro ed a ricominciare a sentirmi felice. Ho ancora dei momenti di tristezza nel ricordare mia madre, ma questo è normale, significa avere dei sentimenti e capita a tutti coloro che hanno vissuto un lutto tanto doloroso.

E ad oggi, dopo 10 anni, consiglierei a tutti di fare la mia scelta e di non vergognarsi dell'aver bisogno di aiuto.

Lunga è la notte e chiara è l'alba, e l'ora più buia è quella prima di vedere la luce, ma quando la luce arriva riempe di calore ogni cosa. Solo noi abbiamo in mano le chiavi della nostra felicità."

superare morte di un genitore

Come sopravvivere alla morte di un genitore

In questo racconto Manu ci racconta com’è riuscita a sopravvivere alla morte di un genitore.

Trovarsi davanti alla malattia, al dolore e al lutto, in balia degli eventi e non sapere come affrontarli.

Perdere la mamma è una delle esperienze più dure da affrontare e superare. La terapia, come abbiamo visto da questa testimonianza può aiutare a parlarne, accettare e superare un lutto.

È molto difficile elaborare una perdita, molto spesso si rimanda o non si affronta l’elaborazione per non sentire il dolore che è straziante. Ma se non si elabora la perdita, non si potrà uscire dalla sofferenze.

In psicologia si parla spesso di fasi del lutto, una sorta di percorso da intraprendere per potere riuscire a elaborare il lutto e imparare a ricostruirsi. Vediamole più da vicino.

fasi del lutto

Le fasi del lutto

La perdita è un’esperienza complessa ed è normale passare attraverso diverse fasi del lutto, prima di riuscire in qualche modo a elaborare quello che è successo e riprendere in mano la propria vita.

Le fasi del lutto sono universali senza distinzione di ceto, cultura o età e sono la risposta alla scomparsa di una persona cara.

Nella società odierna esprimere i proprio sentimenti o il proprio dolore, è spesso considerato un tabù, perchè si sottolinea come “debba essere mantenuto un certo contegno”. Questo ci fa vivere il dolore in solitudine, e per non farsi sopraffare è importante capire quello che ci aspetta e come possiamo affrontarlo. Non esistono tempi definiti per superare un lutto,  queste fasi potrebbero essere durevoli nel tempo, ma è importante capire che una volta superate, si potrà riuscire a ricostruire la propria vita, cosa che sennò altrimenti potrebbe essere ardua.

Nel momento del lutto i pensieri diventano annebbiati, ci si lascia andare al dolore e al pensiero della persona cara e non si pensa al futuro, perchè si riesce solo a vivere il tragico presente.

Ma è importante con calma, riprendere in mano la propria vita ed elaborare quello che è stato. La morte fa parte della vita, e passare attraverso questo percorso delle fasi del lutto, può aiutarci a ritornare a vivere.

Ci vuole forza e coraggio, ma è un passo che va affrontato. Anche il racconto di Manu ci ha dimostrato come esistano diverse tappe da affrontare prima di superare la morte della mamma.

Elisabeth Kubler Ross e le 5 fasi del lutto

Uno degli studi più famosi su questo argomento è quello delle 5 fasi del lutto di Elisabeth Kubler Ross, realizzati alla fine degli anni ’60 su alcuni pazienti terminali, sottolineando come le fasi del lutto possono essere le stesse sia per il proprio lutto che per quello di una persona cara.

Questi studi hanno dimostrato che tutte le persone passavano attraverso tappe molto simili, denominate appunto le 5 fasi del lutto della Klübler-Ross. Questi studi sono stati criticati rigidamente, soprattutto perché, quando la teoria era stata formulata, le fasi dovevano essere affrontate nell’ordine proposto e una dopo l’altra.

In realtà oggi sappiamo che non è così: ci sono casi in cui l’ordine viene cambiato, o si presentano retrocessioni o alcune fasi vengono saltate per essere riprese in seguito. Pertanto la teoria è stata riconsiderata dal punto di vista della flessibilità, anche se però rimane fondamentale il concetto di affrontare tutte queste fasi, perché ognuna di esse riveste un momento fondamentale nella gestione del dolore derivata dalla perdita. Infatti più che di fasi, si potrebbe parlare di atteggiamenti o momenti dell’elaborazione del lutto e dell’impotenza e del dolore che ne consegue.

Negazione o rifiuto

Questa fase è rappresentata dalla negazione del sopraggiungere della morte di una persona. Può essere totale (rifiuto completo della morte) o parziale (si cerca di minimizzare il problema). Il meccanismo di difesa della negazione,  è un meccanismo istintivo, che serve a proteggere il nostro io, e che scatta nel momento in cui ci troviamo in una situazione totale di impotenza.

Il nostro cervello reagisce cercando di portare benessere, negando quello che sta succedendo. Come abbiamo detto questa fase può durare un tempo diverso per cada persona, e ci si può ripassare in diversi momenti (lo stesso accade per tutte le altre fasi).

elaborazione lutto

Rabbia

La rabbia è l’emozione del superamento degli ostacoli. Molto spesso può essere irrazionale e diretta verso chi non c’entra niente, come noi stessi, i famigliari, i medici o le figure divine.

È un’emozione necessaria al nostro corpo per sfogarsi dopo aver ricevuto una notizia negativa. È una fase difficile da sopportare, sia per la persona che la vive, sia per chi gli sta accanto, ma è una fase necessaria di sfogo e liberazione, che può portare all’accettazione.

Nella nostra società la rabbia, come molto emozioni negative, non viene accettata e molto spesso tendiamo a reprimere questa sensazioni. Ma è importante lasciarci il permesso di esprimere il dolore attraverso la rabbia, sennò non potremo superarlo.

Negoziazione

Il terso stadio della fasi del lutto, è la negoziazione. Questa fase appare nel momento in cui ci accorgiamo che la rabbia non porta da nessuna parte. Se si tratta dell’elaborazione del lutto nella malattia, molto spesso in questa fase, la persona si rassegna e chiede aiuto al destino o a qualche figura divina, cercando di diventare docile, nella speranza di prolungare la sua vita.

Nell’elaborazione della scomparsa di una persona cara, questa fase di patteggiamento o negoziazione, viene vissuta allo stesso modo docile: ossia lasciando scivolare via la rabbia, in uno stato abbastanza consapevole della situazione, ma ancora viva la speranza che la persona cara possa ritornare. Questa fase si basa ancora sulla speranza che qualcosa possa accadere per entrambi i casi, però è un passo in avanti nell’elaborazione rispetto alla negazione, porchè sottintende già l’esistenza del problema.

Depressione

La depressione è la fase in cui ci rendiamo conto del problema, della nostra impotenza: quando la rabbia è sparita, e le energie mancano subentra questo stato.

Ormai non vi è più possibilità di negare o speranze di porvi rimedio, questo punto rappresenta l’abisso in cui ci si immerge quando ci rendiamo conto della situazione nella quale ci troviamo. Questo momento sopraggiunge normalmente dopo qualche fase, perchè richiede un’elaborazione e un’arresa, ma da un certo punto di vista anche una forza, che normalmente non si ha nei primi momenti. Nonostante sia un momento buio e triste, la depressione nella fase del lutto, rappresenta la porta d’accesso all’accettazione.

Accettazione

È il momento finale di questa elaborazione. L’accettazione di quello che è successo, ti permette di tornare a vivere. In questa fase viene abbandonata la sensazione di impotenza causata dalla perdita, e si arriva a uno stato emotivo più neutro, dove si riesce a guardare il futuro e a non incolpare nessuno.

Nonostante il dolore sia ancora presente, e si possano verificare ricadute in altri stadi, questa fase è emotivamente meno intensa, e si basa sull’accettazione di quello che è stato per poter continuare a vivere.

quando muore la mamma

Elaborazione del lutto

Abbiamo visto come superare ed elaborare il lutto può richiedere tempo, energie e dolore. Ma è un percorso necessario se vogliamo che il ricordo della persona amata rimanga con noi senza devastarci il cuore ogni volta che ci torna in mente.

L’accettazione fa parte di un percorso sano di crescita. Anche se ciò non vuole dire non provare dolore, ma solo che siamo in grado di lasciarlo andare. Superare il lutto richiede tempo e dopo un evento traumatico di tale portate molto spesso è necessario imparare di nuovo ogni cosa.

Ma non lasciate i fantasmi attaccati in fondo al vostro cuore. Portateli alla luce e affrontateli di petto: è l’unico modo per ritornare a vivere.

Esistono infatti lutti non elaborati, che corrispondono normalmente a una stagnazione della persona in una delle fasi ivi descritte, che potrebbero portare delle conseguenze patologiche.

Lutto sintomi fisci

Il lutto porta con sé stress e tristezza e per questo può capitare di avvertire anche sintomi fisici di dolore: dall’attacco di ansia, alla perdita di peso, all’insonnia, a una sensazione di nausea e debolezza.

In alcuni casi si può arrivare a stare male perché il dolore ha indebolito il sistema immunitario o gli organi interni. La perdita di una persona cara, il confronto con la morte e il dolore possono essere un trauma così forte che a volte ci sentiamo sopraffatti da tutto (o a volte ci sembra di non sentire niente, solo perchè non vogliamo ammetterlo).

In questi casi il consiglio è quello di chiedere aiuto e rivolgersi a un professionista esperto nell’elaborazione di lutti e superamenti di eventi traumatici.

dopo un lutto si cambia

Dopo un lutto si cambia

Dopo un lutto si cambia. L’accettazione della perdita ti rende diverso.

Si vedono le cose in prospettiva diversa: la gerarchia di importanza di ciò che ci circonda tende a cambiare. Normalmente ci si accorge di ciò che davvero conta, dell’importanza del tempo e di quanto valga prendersi cura delle nostre relazione e coltivare l’amore.

Di quanto sia importante vivere i nostri sogni e i nostri desideri e non rimandare a domani i nostri progetti. Sembrano banalità, ma effettivamente l’elaborazione di un lutto ci può portare a capire cos’è davvero importante e che vivere ogni attimo è importante.

Conclusioni: come superare il lutto di un genitore

Superare il lutto di un genitore è difficile: richiede tempo, sforzo e tanto coraggio.

Richiede vivere fino in fondo le proprie emozioni senza aver paura di quello che si sente.

Richiede chiedere aiuto se vediamo che non ce la facciamo.

Richiede avere la forza di riprendere in mano la propria vita una volta che abbiamo concluso il nostro percorso di elaborazione del lutto.

Elisabeth Kubler Ross ha elaborato 5 fasi del lutto, dalle quali bisogna passare per evitare di rimanere incastrati nel dolore e nel passato che sono: negazione, rabbia, negoziazione, depressione e accettazione.

Queste fasi (nonostante la prima elaborazione di Kubler-Ross prevedesse una continuità tra una e l’altra) vengono considerate al giorno d’oggi non sequenziali e non necessariamente lineari: nel senso che si possono verificar casi di retrocessione o lunga permanenza in una fase.

Per superare un lutto però è importante passare attraverso tutte queste fasi e superarle.

In conclusione, una poesia di Gabriele Corsi, che esprime bene il sentimento di un figlio adulto nei confronti della perdita, malattia o invecchiamento del genitore.

padre e figli

Fammi essere ancora figlio.

Solo una volta. Una volta sola.

Poi ti lascio andare.

Ma per una volta, ancora, fammi sentire sicuro.

Proteggimi dal mondo.

Fammi dormire nel sedile dietro il tuo.

Guida tu. Che io sono triste e stanco.

Ho voglia che sia tu a guidarmi, papà.

Metti la musica che ti piace.

Che sarà quella che una volta cresciuto piacerà a me.

Fammi essere piccolo.

Pensa tu per me.

Decidi tu per me.

Mettimi la tua giacca, che a me sembra enorme, perché ho freddo.

Prendimi in braccio e portami a letto perché mi sono addormentato sul divano.

Raccontami storie.

E se sei stanco non farlo. Ma non te ne andare.

Ho voglia di rimanere figlio per sempre.

Abbracciami forte come dopo un gol.

Dormi ancora, come hai fatto, per una settimana su una sedia accanto al mio letto in ospedale.

Rassicurami.

Carezzami la testa.

Lo so che per tutti arriva il momento in cui devi fare da padre a tuo padre.

Ma io non voglio.

Non ora.

Voglio vederti come un gigante. Non come un uccellino.

Non andare, papà.

Ti prego.

Fammi essere ancora figlio.

Fammi essere per sempre tuo figlio.

Gabriele Corsi 

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Scritto da

Dott. Matteo Agostini

Sono il Dott. Matteo Agostini, laureato in Scienze Psicologiche Applicate e con Laurea Magistrale in Psicologia Clinica. Ho acquisito competenze nell’ambito della psicologia clinica, della neuropsicologia clinica, e della psico-sessuologia. Sono Tutor per bambini e ragazzi con ADHD/DSA presso il CCNP San Paolo di Roma e consulente sessuale e nutrizionale.

Consulta i nostri migliori professionisti specializzati in elaborazione del lutto

Bibliografia

  • https://it.wikipedia.org/wiki/Elisabeth_K%C3%BCbler_Ross
  • https://www.healthline.com/health/stages-of-grief
  • https://www.healthline.com/health/grief-cycle-chronic-illness#1
  • https://www.facebook.com/watch/?v=350189232440065

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Commenti 92
  • Maria Ceccanesi

    Ho perso mia mamma il 19 dicembre 2022, dopo 2 anni di cure per un tumore. Durante quei due anni ho sempre avuto dentro di me la consapevolezza che avrebbe potuto non farcela, ma quando accade è comunque devastante. Leggo le esperienze altrui, leggo questo bel articolo, e sinceramente mi sento forse un po' più consolata, forse meno sola di fronte a questo evento. Fa un male cane averla persa, era il mio punto di riferimento, la mia famiglia, la mia sicurezza. Era una donna forte e testarda, sempre impegnata e iperattiva. Si prendeva cura di tutto e di tutti con la stessa perizia...ed era accogliente sempre, metteva sempre le necessità altrui prima delle sue. Ha vissuto la malattia con dignità e forza, non si è mai scoraggiata, mai perso la calma. Sempre avuto fiducia nei medici, nelle cure, negli infermieri . Franca era tutto questo, e molto altro. Non so a che punto, nelle fasi del dolore sono arrivata. So che sto andando avanti, che riesco a sentirmi gratificata dal lavoro, a volte sono felice e spensierata, altre volte più cupa e triste e sofferente come in questo momento. Ma quel vuoto me lo porto sempre dietro e ogni tanto salta fuori e mi toglie le forze. Poi ogni mattina mi sveglio e si ricomincia. Un passo alla volta, stringendo i denti

  • Marika Guerra

    Alessia Rossi, come ti capisco. Purtroppo io devo stare qui, ho una sorella disabile di cui occuparmi. Nonostante abbia mille interessi, la vita non riparte. Sono passati 9 anni ed anche la mia mamma ha sofferto prima con il mostro di nostro padre e poi con la malattia. Non riuscirò mai a capire, quanto una persona debba soffrire prima di ammalarsi. Lo dico a lei ma è come se lo dicessi a me stessa.

  • Paolo Furlani

    Un articolo esauriente e ben articolato profonde le note per superare il lutto ci vorrebbe il nome di qualche libro a supporto del problema sarebbe molto utile

  • Alessia Rossi

    Ho avuto infanzia triste. La mia mamma e’ morta quando avevo 6 anni, morta a causa di una malattia a soli 29 anni. L’ho vista spegnersi piano piano e le domandavo “mamma quando muori?”. Io e mio fratello siamo stati affiati ai nonni materni, perché mio padre era un tossico e non era in grado di badare a noi. Poi mio padre e’ morto quando avevo 8 anni. Il mio nonno e’ morto quando avevo 13 anni. Mia nonna ha cercato sempre di tirare avanti e vivere la sua vita, ma è stata profondamente segnata dal lutto di sua figlia e del marito. E’ una grande donna e anche lei ha avuto una vita davvero ingiusta. Ora ho 34 anni e nonostante psicologi visti da bambina, psicoterapia fatta da adolescente e da più grande, vivo in un perenne senso di disistima di me stessa, e la tristezza aleggia su di me. Non riesco ad essere felice di essere venuta al mondo. Non so cosa darei per tornare a quando avevo 6 anni e andarmene via con lei. Era tutto. Era il senso della mia vita.

  • Fabio Fucile

    L'anno scorso, due mesi dopo aver iniziato una relazione, la madre della mia ragazza muore dopo una lunga malattia. Da quel momento in poi per noi è stato un lento declino, fino alla rottura avvenuta ad aprile. Amavo molto la mia ex ragazza. Non sapevo come affrontare la situazione. Ci sono state discussioni per questioni inutili. Lunghi silenzi. Mi rimproverava che non l'ascoltassi, che non la capissi. Per quanto io le sono stato accanto mi diceva sempre le stesse cose. Siamo stati travolti da una cosa così grande che non ci ha fatto vivere appieno la nostra relazione. Dopo che ci siamo lasciati lei non ha voluto più saperne di tornare insieme. Piano piano me ne sto facendo una ragione. Il mio dubbio rimane sempre lo stesso: eravamo troppo diversi e quindi la relazione sarebbe finita lo stesso oppure la morte della madre non ha permesso di realizzare la relazione al massimo della potenzialità. Lei è convinta della prima opzione e non vuole più saperne. Io sono molto confuso

  • Eleonora

    Ho perso mio padre l'11 luglio dopo due mesi di malattia per una neoplasia al polmone. L'anno scorso dopo 5 anni di Alzheimer ho perso mia nonna che mi aveva cresciuta e a cui ho fatto l'infermiera per anni per starle il più vicino possibile. Ho sofferto tanto ma non come adesso. I miei erano divorziati e non lo vedevo spesso ma da quando abbiamo scoperto la malattia ho passato ogni momento possibile con lui. Non era una persona facile di carattere ma durante la malattia è come se il suo vero io si fosse finalmente manifestato: ad esempio accettava le manifestazioni d'affetto mie e di mia madre, che prima guardava quasi con diffidenza. Quando se n'è andato io e mia madre eravamo con lui. Tutti mi dicono che non c'era niente da fare ma non posso fare a meno di pensare a cosa avrei potuto cambiare o se almeno avessi passato più tempo con lui. Ho 32 anni, so che non sono la prima a cui è successo ma mi è difficile accettare che mio padre non ci sia più. Papà ti amo tanto e sarai sempre nel mio cuore.

  • Ilaria Di vietro

    Ho perso mamma il 9 giugno 2020 solamente poche settimane fa..aveva solo 48 anni A seguito di un calvario di 4 anni per colpa di questo maledetto cancro .. l'unica persona che avevo era lei.. mi ha lasciato sola con una sorella più piccola di 11 anni .. Provo ogni stramaledetto giorno a pensare di sentirmi meglio ma basta un micro ricordo per farmi mancare il respiro.. mi manki mamma

  • Giuseppe Chiea

    lascio il tempo a decidere , quando persi mio padre avevo 8 anni e l'amore di mia mamma non mi ha permesso di soffrire .... ma oggi a 51 anni sto soffrendo da morire la perdita del mio cuore infinito di mamma avvenuta il 15 Giugno 2020 per saturazione bassa di ossigeno ,scompenso ed arresto cardiaco, anche lei dopo tanto soffrire e una lunga malattia che non ci sono soluzioni (pbco) e pastiglie per il cuore... mi è morta quasi tra le mie braccia anche se è spirata in ambulanza 30 minuti dopo che l'ho stretta a me .... vorrei tornare indietro a quel giorno e provare a cambiare le cose, anche se impossibile... non è facile mi manca e questo fa male .... lei ora si riposa in pace è tra le mani del signore l'ho affidata per il lungo viaggio a Padre Pio che l'accompagni accanto a mio padre ed i suoi cari che sono volati in cielo prima di lei e protegga i suoi figli , nipoti e pronipoti su questa terra... a casa faccio le stesse cose di quando lei era presente così non sento tanto la sua assenza anche se manca la sua presenza... sento ancora il suo profumo di mamma... gli parlo ancora, so che da lassù mi sente mi vede e mi protegge .... mamma amore e cuore mio infinito ti voglio bene ... il mio cuore è sempre vicino a te e papà... chiedo solo al Signore di sorreggermi in questi giorni difficili ... mamma ogni tanto vieni a trovarmi mentre dormo così stiamo ancora un po insieme a parlare ... er e sei sempre allegra anche se soffrivi... il tuo coraggio,la tua fermezza e testardaggine come un vero Ariete lo è , ti hanno sempre aiutato... anima sempre sorridente e Buona un giorno ti riabbraccerò ciao mamma mia bella una parte della mia anima e del mio cuore sono volati assieme a te... un bacio infinito a te ed a mio papà ed i nonni e zii che mi proteggono da lassù ... anche tra le lacrime è difficile ....Grazie di tutto

  • Giorgia

    Ho perso mia madre a marzo. Il giorno preciso nemmeno lo ricordo, è stato un periodo così incredibilmente lungo, ma allo stesso tempo i giorni son passati così velocemente. Anche mia madre volata via per colpa del cancro, solo che per altri problemi di salute molto gravi non ha potuto fare la chemio. Non so in che fase del lutto mi ritrovo, so solo che la maggior parte delle volte, non ci penso nemmeno più alla mia mamma. Quando invece ci penso, ho questi attacchi incredibili di panico e di pianto, mi manca quasi il respiro. A volte penso che non vale la pena nemmeno andare avanti, non ho la forza necessaria per far fronte ad altre difficoltà, ho 22 anni, ma mi sento una bambina. Mi sento completamente sola e non so cosa fare.

  • Giliberti Paola

    Ho perso mia madre il 13 marzo mi sento spenta, vuota, non ho voglia di vivere... Era il mio tutto, sempre assieme molto legate, mi manca come l aria la vedo in ogni cosa che faccio.. Non ce la faccio senza di lei


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