Cos'è l'autismo?
Cos'è l'autismo? Un breve excursus sulle prime ricerche effettuate e le ripercussioni che hanno tutt'ora per i clinici e la popolazione.
Cos'è l'autismo? Cosa viene in mente pensando alla parola "autismo"? Varie ricerche hanno posto in evidenza come sia professionisti clinici sia la popolazione ha la tendenza ad associare la parola "autismo" a idee stereotipate e limitate, nonché limitanti.
Probabilmente emergerebbe soprattutto l'idea di un individuo maschio, di giovane età, chiuso in sé stesso, incomprensibile, sofferente, con scoppi di rabbia o comportamenti inaspettati, che non parla. Oppure l'idea di un soggetto maschile con abilità superiori alla media, geniale, eccentrico, un po' come il protagonista Sheldon Cooper della serie tv "The Big Bang Theory" (Happé, 2019). Inoltre, come afferma Walker:
"È sorprendente come trent'anni dopo la pubblicazione di "Rainman", tale film continui a impostare i parametri di come consideriamo l'autismo: ragazzi e uomini estremamente bravi in matematica e non comprendo le altre persone."
Molte informazioni che la popolazione generale ha sull'autismo sono state trasmesse dal diffondersi delle prime ricerche e i primi studi attraverso rappresentazioni romanzate delle caratteristiche sopra brevemente riportate. Così film, libri, serie televisive costruiscono e distribuiscono l'immagine parziale e stereotipata dell'autismo.
Oggi il termine autismo si può dire essere abbastanza conosciuto. Ma tale termine da dove deriva? Come viene definito? Com'è cambiata la sua definizione nel corso del tempo? L'autismo oggi è concettualizzato come una condizione permanente del neurosviluppo con uno spettro di manifestazioni e alti tassi di difficoltà di salute mentale co-occorrenti (Happé & Frith, 2020). Tale definizione si è costruita nel corso degli ultimi trent'anni, grazie all'attenzione sempre maggiore per tale sindrome e alla sua variabilità. Le numerose ri-concettualizzazioni emerse dalle ricerche sull'autismo hanno implicazioni sia sul piano teorico che sul versante pratico.
Quale prevalenza?
La prima stima di prevalenza dell'autismo, fatta Lotter (1966), era approssimativamente di 4 su 10000, e Wing (1979), che introdusse il termine di "spettro autistico", diede una stima di 22 su 10000 derivante dal suo studio epidemiologico di bambini in carico presso i servizi per i bisogni educativi speciali a Camberwell (Wing & Gould, 1979). Anche durante gli anni Ottanta l'autismo continuò ad essere una condizione molto rara. Più di recente, la media della stima della prevalenza dell'autismo a livello mondiale è stata di 62 su 10000 (Elsabbagh et al., 2012). Oggigiorno è ampiamente accettata una stima approssimativa di 1 su 100 (Egerton et al., 2016), con alcune stime anche più elevate.
Da concetto limitato all'infanzia a una condizione dell'arco di vita
I primi studi si sono focalizzati sulla descrizione di bambini, in quanto Kanner e Asperger, rispettivamente uno psichiatra infantile e un pediatra, si occupavano di bambini e il termine "Autismo infantile" rifletteva le loro professioni. L'autismo continuò a essere mantenuto nell'ambito della psichiatria infantile per decenni. Solo dopo la pubblicazione del lavoro di follow up di Kanner, nel 1971, degli 11 casi originali nell'età adulta, si considerò la crescita di tali persone (Happé & Frith, 2020). Nonostante ciò, gli adulti autistici rimasero pressoché invisibili per la ricerca e la clinica anche durante tutti gli anni '80. Quando la diagnosi si ampliò sino ad includere la Sindrome di Asperger, negli anni '90, la sensibilizzazione verso gli adulti aumentò notevolmente.
Le statistiche mostrano (Brugha et al., 2012), come la prevalenza dell'autismo negli adulti è la stessa nell'infanzia e suggeriscono il mancato riconoscimento di tali individui quando erano bambini. Ancora oggi capita che gli adulti giungano ad una diagnosi tardi nella vita, e i criteri del DSM-5 permettono esplicitamente il riconoscimento tardivo delle caratteristiche che possono essere presenti sin dalle prime fasi dello sviluppo, ma possono anche "non essere pienamente manifeste prima che le esigenze sociali eccedano le capacità limitate" (APA, 2013).
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Fantastico riassunto informativo! Grazie per la condivisione. Lei tiene anche sedute per persone nello spettro? Sto cercando qualcuno che conosce bene l’argomento e che può aiutarmi con le situazioni sociali