Contro l’ansia, pensieri positivi

L’ansia rappresenta un campanello d’allarme che viene attivato nel nostro corpo in caso di pericolo. La cosa importante è individuare i pensieri ansiosi e offrire un’alternativa più positiva

19 GEN 2011 · Tempo di lettura: min.
L'idea di non riuscire a fare tutto, provoca l'ansia

L'ansia rappresenta un campanello d'allarme che viene attivato nel nostro corpo in caso di pericolo.

Il problema si presenta quando vediamo pericoli esterni in ogni cosa. La prima cosa che si riscontra in caso di ansia sono le sensazioni fisiche: difficoltà respiratorie, nodo allo stomaco, dolore al petto... ma prima che arrivi al cervello in segnale di allarme, dentro di noi si insedia un pensiero automatico, quasi inconsapevole.

Facciamo un esempio: mi siedo davanti al pc perché ho molto lavoro in sospeso e poco prima che si avvii il programma inizio a sentirmi male (il respiro si fa corto, lo stomaco si stringe...). Cosa succede? Cosa ha scatenato questa reazione? Senza nemmeno rendermene conto mi si è fissato un pensiero in testa: "mamma mia quanto lavoro mi rimane da fare, oggi non lo finirò di sicuro". Questa idea di non riuscire a fare le cose e non riuscire a concludere il lavoro in sospeso ha fatto comparire l'ansia. E che ne facciamo solitamente dell'ansia? Cerchiamo di metterla a tacere. Accendiamo la radio, ci alziamo a mangiare qualcosa, fumiamo una sigaretta.

Per alcuni giorni puoi fare questo esercizio: ogni volta che ti senti ansioso, cerca di riavvolgere e individuare i pensieri che ti hanno assalito: non posso farcela, ho l'assillo, non mi riesce... Ora focalizzati su un pensiero alternativo che ti trasmetta il messaggio contrario: poco per volta, per ora mi concentro su questa cosa poi procedo con la seguente, l'ho fatto altre volte quindi ce la farò anche oggi.

Normalmente ci dedichiamo messaggi estremamente negativi e catastrofici che ci paralizzano e di demoralizzano. La cosa importante è individuare i pensieri ansiosi e offrire un'alternativa più positiva e tranquilla prima che si risvegli la risposta ansiosa, in modo tale da recuperare il controllo sulla situazione. Coraggio, funziona!

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Commenti 4
  • Jessica scarpelli

    Buongiorno ho 31 anni mi chiamo Jessica ho avuto un infanzia ed un adolescenza molto difficile... La situazione familiare di allora.. Genitori separati mi ha portato ad assumere degli atteggiamenti poco corretti ed ad avvicinarmi a situazioni molto estreme di qualsiasi genere.. Poi col tempo me ne sono uscita da sola ho studiato con perseveranza ho cercato di raggiungere i miei obiettivi con molta gioia.. Oggi sono titolare di un'azienda..... Fiera di aver raggiunto questo obiettivo..... Ma improvvisamente è da qualche mese che vengo assalita da momenti di forte ansia.... Continui pensieri chiusura e male allo stomaco forte tensione fisica e tremolio e tutto questo mi spaventa... Perché mi blocca mi limita.. Non riesco a controllarlo e questo non controllo mi devasta ancora di più... E non riesco a riconoscerne le cause reali.. Perché mi accade all'improvvisto... Mentre sto bene poi sto male... Non voglio uscire ne mangiare........ Il mio lavoro quello che mi sono creata è la cosa più importante della mia vita.... E questa brutta ansia... Mi sta distruggendo tutto questo....

  • Nicola Walter Strisciulli

    Credo che i sintomi ansiosi non possano essere disgiunti da una valutazione più ampia del paziente; talvolta accompagnano stati depressivi, disturbi di personalità, cambiamenti evolutivi, vicissitudini esistenziali ecc. Inoltre non è sempre detto che l'ansia sia un segnale negativo in assoluto: a volte ci indica che qualcosa nella nostra vita andrebbe rimaneggiato e pertanto può essere fautrice di una spinta al cambiamento. Se provo ansia nel non concludere un lavoro, in riferimento all'esempio, le motivazioni potrebbero essere diverse... dal "devo fare sempre tutto alla perfezione", a "non posso fallire" o ancora "mi puniranno", ecc. Sebbene le strategie di coping suggerite forse possono giovare nel breve termine (ma ne dubito con i pazienti più importanti) ricordiamo che "la malattia si radica su una personalità preesistente ... (ed) è necessario considerare come la diagnosi di personalità... contribuisca alla sindrome " (Psichiatria Psicodinamica, G.O. Gabbard, 2007)

  • Romana bentivogli

    E se l'attacco dipende dal l'abbandono della mamma?

  • Anonimo

    Non dormo dal 1984 per ansia e intossicazione da tavor

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