Autolesionismo: farsi del male coscientemente

L'autolesionismo è sempre il campanello di allarme di un disturbo o di un disagio più profondo.

9 GIU 2017 · Tempo di lettura: min.
Autolesionismo: farsi del male coscientemente

Quali sono le cause dell'autolesionismo? È possibile superarlo?

Quando si parla di autolesionismo s'intende l'azione di autoinfliggersi un danno fisico in maniera totalmente cosciente. Tagli o bruciature sono solo alcuni dei metodi impiegati da chi ne soffre per arrecarsi danno. Una grande percentuale delle persone che soffrono di autolesionismo è compresa nella fascia d'età che va dai 12 ai 25 anni. Nonostante la grande proliferazione di siti web o video di YouTube che ne parlano, l'autolesionismo non è assolutamente una moda ma un disturbo che può essere legato ad altre patologie psicologiche come ansia, disturbo da stress post-traumatico o depressione.

L'autolesionismo non ha l'obiettivo di farsi del male in modo grave o perlomeno non ha lo scopo di portare al suicidio. Le ferite vengono eseguite in maniera piuttosto controllata e possono essere effettuate, ad esempio, attraverso dei tagli sulle braccia fatti con un coltello, bruciandosi la pelle con un accendino, mordendosi o graffiandosi fino a provocarsi delle lesioni. Solitamente queste azioni vengono fatte in totale intimità e vengono nascoste attentamente dai vestiti o dal trucco.

Perché ti tagli? Le cause

Anche se spesso l'autolesionismo viene liquidato come una maniera per attirare l'attenzione, questo disturbo ha un significato ben più intimo e preoccupante.

Chi decide coscientemente di farsi del male, seppure in maniera controllata, spesso utilizza le ferite per alleviare la tensione e per far diminuire il dolore psicologico che si rivela insopportabile. In questo modo, infatti, la sofferenza interiore viene coperta se non liberata da quella fisica. Ci si può ferire anche come castigo per calmare un sentimento di colpa verso qualcosa che si è fatto.

In altri casi, l'autolesionismo può essere causato dalla mancanza di sensazioni a livello psicologico: ferirsi vuol dire provare a sentire qualcosa in più rispetto al nulla. Allo stesso modo, le persone che non sono in grado di esprimere i propri sentimenti a parole, decidono di ferirsi per potersi liberare da qualcosa che non riescono a dire.

Il trattamento

Non è possibile smettere di autolesionarsi se non si conosce la reale causa che porta a autoinfliggersi dolore. Per questo è inutile proibire semplicemente questa azione. Le cause vanno studiate per trovare l'origine del disturbo. L'autolesionismo, infatti, è sempre il campanello d'allarme di un disturbo o di un disagio più profondo. Proprio per questo, la soluzione migliore è quella di ricorrere all'aiuto di un professionista.

Fra le terapie più indicate per questo disturbo troviamo quella cognitivo-comportamentale. L'obiettivo del terapeuta sarà quello di indagare sulle cause delle sofferenze del paziente e trovare il percorso più adatto a lui.

Se conoscete qualcuno che si sta facendo del male coscientemente, non pensate che la migliore soluzione sia quella di punire o insultare questa persona. Al contrario, è necessario cercare di capirla e aiutarla: chi soffre di autolesionismo probabilmente crede di aver trovato in queste azioni l'unica soluzione possibile ai suoi problemi.

Aiutatelo a capire qual è l'origine del suo comportamento, ma soprattutto offritevi di accompagnarlo da un psicologo o psicoterapeuta di fiducia che avrà gli strumenti per capire e soccorrere la persona a voi cara.

Se vuoi ricevere maggiori informazioni sul tema, puoi consultare il nostro elenco di professionisti esperti in terapia cognitivo-comportamentale.

Questo articolo è stato scritto prendendo in considerazione l'esperienza clinica e gli anni di formazione, non ha valore diagnostico o statistico.

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Scritto da

Dott. Matteo Agostini

Sono il Dott. Matteo Agostini, laureato in Scienze Psicologiche Applicate e con Laurea Magistrale in Psicologia Clinica. Ho acquisito competenze nell’ambito della psicologia clinica, della neuropsicologia clinica, e della psico-sessuologia. Sono Tutor per bambini e ragazzi con ADHD/DSA presso il CCNP San Paolo di Roma e consulente sessuale e nutrizionale.

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