Ansia ed attacchi di panico
La patologia non è qualcosa che esiste fuori da noi o dentro la testa di chi viene designato come malato, è necessaria la conoscenza della realtà del paziente, del suo stare male, una conoscenza che va costruita in un lavoro collettivo, interattivo e dialogico tra paziente e terapeuta (Albasi, 2004).
Partendo dal presupposto che nell’uomo l’ansia è predisposta dall’evoluzione, quasi tutte le prospettive, concordano nel sostenere che i disturbi di ansia rappresentano l’erronea applicazione, o interpretazione di una risposta ansiosa normale. L’ansia è un’esperienza umana universale, che in vari gradi ognuno di noi ha sperimentato.“Un numero sempre più vasto di persone si rende conto di quale sia il peso dell’ansia sulla vita contemporanea: essa incide su ogni espressione della letteratura, delle arti, delle scienze, delle religioni e su molti altri aspetti della nostra cultura” (Spielberg, 2004).
I disturbi ansiosi sono fondati sulla paura di ciò che può accadere, non di ciò che è accaduto, la fobia influenza azioni e pensieri riguardanti il futuro, piuttosto che il passato, un passato che non può essere cambiato, ne in termini biologici ne psicologici (NArdone, 2008, pag.17). Gli elementi esposti al rischio possono appartenere sia al mondo interno che a quello esterno”(American Psychiatric Association 1995, pag.825). L''indirizzo pluralistico integrato, al quale faccio riferimento come personale formazione psicoterapeutica, fonda le sue basi in più modelli, anche per quanto riguarda il trattamento dei disturbi d’ansia. Questo approccio si focalizza inizialmente sui sintomi ansiosi e sul riuscire a spostare l’attenzione sulla riflessione, cioè sull’ansia di secondo ordine. Una volta riconosciuti dei progressi (utilizzando tecniche cognitive-comportamentali o strategiche) si procederà all’esplorazione, identificazione e cura del livello sottostante; il significato implicito dell’ansia.
Si tratta di una reazione innescata dalla percezione attraverso i nostri sensi o, cosa da non sottovalutare, da immagini mentali di tipo realistico o fantastico, che coinvolgono l intero organismo.
I paramentri generalmente utilizzati per misurare l'attivazione sono il battito cardiaco, ritmo respiratorio, sudorazione, riflesso psico galvanico, i quali vanno letteralmente alle stelle.
Ed e' questa rapida escalation di eventi che porta alla perdita totale di controllo (Nardone,2008, pag.11).
Nel disturbo del panico, sono implicate sia dinamiche psicologiche sia reazioni biologiche e fisiologiche.
I passi dunque del trattamento sono:
- riduzione dei sintomi
- comprensione delle difese
- entrare in contatto con le emozioni dolorose e con le ferite del sé associate
- imparare a tollerare ed elaborare le realtà dolorose della vita.
È bene sottolineare, che lavorare in maniera integrata, non significa dare semplicemente una lettura integrata dei sintomi o utilizzare tecniche provenienti da indirizzi diversi, bensì “tagliare” il trattamento sulla base delle aree di funzionamento più agevoli per il paziente.Un normale processo di attivazione permette di iniziare un programma di azione, in grado di ridurre specifici livelli di tensione, consentendo all'organismo di stabilire la conclusione a buon fine del programma.
"Viviamo nella paura, ed è così che non viviamo" (G. Buddha)
Dott.ssa Marta Cremonese
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